Alessandra Menzani per “Libero quotidiano”
Un saudita (o un espatriato come me) che esce di casa e prende l'auto spesso si trova davanti a qualcosa che il giorno prima non c'era. Canteri che appaiono, palazzi che scompaiono, un nuovo locale, un nuovo megaprogetto; tirano su intere città come fossero tasselli di Lego. Non a caso, quando imposti una destinazione su Google Map, il navigatore spesso impazzisce. Sembra che non si diano mai pace.
Per forza. Da quando c'è al potere il giovane principe adorato dai trentenni Mohammed Bin Salman (Mbs), la sua Vision 2030 si propone di cambiare la faccia del Regno d'Arabia Saudita per una data che sembra lontana, ma non lo è troppo tutto sommato. Economia, tessuto sociale e culturale, affermazione delle donne, turismo: se tutto fila liscio, entro gli anni 30 la vecchia Arabia Saudita non esisterà più.
IL PROGETTO
E si costruisce, si abbatte, si ricostruisce ogni giorno. Neom, il progetto della città del futuro in un'area del Nord in cui ora non c'è nulla, è noto: 500 miliardi di dollari di investimento, una megalopoli 33 volte più grande di New York, una specie di stato semi-autonomo iper tecnologico con grattacieli gemelli di 500 metri che si estendono orizzontalmente per decine di miglia e un treno sotterraneo per raggiungerla, come abbiamo letto su Dagospia. Neom è la crasi della parola greca neos, nuovo, e di mustaqbal, che in arabo significa "futuro".
Poi c'è Qiddiya, che candida a essere la capitale saudita (e magari mondiale) del divertimento, dello sport e dell'arte. Ogni tipo di disciplina, nelle ambizioni del Regno, avrà qui spazi e tecnologie senza precedenti. Il principe, principale stakeholder del progetto al via nel 2019, come scrive Alessandra Serafini sul sempre informatissimo Italian Business Group, avrebbe detto: «Qualunque cosa ci sia nei vostri desideri più sfrenati e nei desideri, realizziamolo con Qiddiya».
Immediatamente si pensa alla legalizzazione dell'alcol, ma non è così. L'approdo degli alcolici per sedurre il turismo è ancora molto lontano, nonostante indiscrezioni e false speranze, come ha chiarito ufficialmente pochi giorni fa la principessa Haifa Mohammed Al-Saud, assistente del ministro del Turismo: «Le leggi non cambiano». Cocktail a parte, nei 334 kmq di estensione, dunque il doppio di Disney World a Orlando, ci sarà di tutto e di più: parchi acquatici, circuiti di moto, un campo da golf in mezzo al deserto, locali, negozi, pista da sci, uno stadio per concerti, il velodromo e l'ippodromo.
Manca solo la base spaziale e siamo certi che qualcuno sta pensando di colmare la lacuna. I tre minuti del video di presentazione sul sito ufficiale (https://www.youtube.com/watch?v=WvX6hBSH7gI) ricordano scene di film di fantascienza Usa come Interstellar. Il progetto si trova circa a quaranta chilometri da Riyad, la capitale in mezzo al deserto, in una zona circondata da un massiccio roccioso di grande impatto scenico: non a caso sarà lo sfondo dell'anfiteatro all'aperto.
Il MdlBeast ha l'ambizione di diventare per "lameglio gioventù" saudita una sorta di Coachella, l'evento musicale californiano più desiderato da star e influencer mondiali; il Gran Premio di Formula 1, che ha debuttato in Arabia Saudita alla fine del 2021 alla Corniche di Jeddah, dovrebbe trasferirsi qui in pianta stabile entro tre anni. Lo stadio ospiterà match internazionali come la Super Coppa, troveranno un nuovo paradiso anche la boxe, il wrestling, il ciclismo, il golf e la vela, con strutture immense ed eco-sostenibili: la salute fisica è uno dei punti fondamentali della nuova politica saudita, non dimentichiamo che nel Paese l'incidenza del diabete, anche tra i bambini, è sempre stata una piaga sociale.
LA CULTURA
La cultura troverà spazio nel teatro da 2000 posti, scuole di recitazione e di arte, cinema. Il ministro della cultura ha firmato un accordo con il canadese Cirque du Soleil per investire in talenti sauditi e creare lavoro. Questa città dello sport è finanziata totalmente dal Public Investment Fund, il principe finanzia mentre la direzione operativa è affidata all'ex numero uno di Walt Disney attraction Japan. «Questo progetto è un ecosistema creato dall'uomo che è più vicino all'utopia di quanto si osi immaginare», dice l'architetto danese Bjarke Ingels che lo progetta e ovviamente tira l'acqua al suo mulino.
Ma non va lontano dalla realtà. Sogna che i bambini di tutto il pianeta un giorno non dicano più «mamma, portami a Disneyland» ma «portami a Qiddiya». Ci saranno le montagne russe più lunghe al mondo nel parco di divertimento Six Flags Qiddiya, che costerà 1 miliardo di dollari. Il parco acquatico iniziato 3 anni fa sarà invece progettato dalla società di Orlando (Florida) Falcon's Creative Group: 22 attrazioni, 17 locali per drink e cibo, 9 zone dedicate agli animali locali. Manca solo un drink per festeggiare. Per quello, tocca attendere.
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