IL NUMERO DELLE VITTIME IN SPAGNA È SALITO AD ALMENO 70
(ANSA) - ROMA, 30 OTT - Il numero delle vittime dell'alluvione in Spagna è salito ad almeno 72 persone: lo hanno riferito fonti governative al quotidiano El País. Diverse persone restano disperse. Le operazioni di soccorso proseguono nel sud e nell'est della Spagna, ma sono state ostacolate da linee elettriche abbattute che hanno interrotto l'erogazione di elettricità, nonché da reti telefoniche crollate e strade che rimangono impraticabili.
MADRID, 'NON POSSIAMO ANCORA DARE CIFRE SUI DISPERSI'
(ANSA) - Il governo spagnolo attualmente "non può fornire dati ufficiali sui dispersi" per le inondazioni a Valencia e in altre zone dell'est del Paese iberico, il che "dimostra la tremenda grandezza di questa tragedia": lo ha detto il ministro per le Politiche Territoriali, Ángel Víctor Torres, dopo una riunione dell'unità di crisi attivata per gestire l'emergenza.
FISICO CNR, MAI VISTA IN 100 ANNI ALLUVIONE COME VALENCIA
(ANSA) - ROMA, 30 OTT - "I colleghi climatologi spagnoli mi dicono che fenomeni meteo come quelli di Valencia ci sono già stati, ma una violenza simile non si era mai vista in cent'anni. Noi ricercatori non sappiamo ancora se a causa del riscaldamento globale gli eventi meteo estremi sono diventati più frequenti. Ma siamo sicuri che sono diventati più violenti". Lo ha detto all'ANSA il fisico del clima del Cnr Antonello Pasini.
"L'alluvione su Valencia è stata dovuta a quella che chiamiamo una 'goccia fredda' - spiega Pasini -: una depressione con aria fredda all'interno, che si stacca dal flusso delle correnti d'aria che vanno da ovest verso est e scende alla latitudine della Spagna. Non è un fenomeno rarissimo, ma con il riscaldamento globale diventa più intenso".
Questi eventi meteo sono tanto più violenti quanto più forte è il contrasto termico - prosegue il ricercatore -. A causa del cambiamento climatico, sul Mediterraneo l'anticiclone delle Azzorre (quello di cui parlava il colonnello Bernacca) viene sostituito dagli anticicloni africani, molto più caldi. L'evaporazione fornisce all'atmosfera più vapore acqueo, che sono i mattoni che costituiscono le nubi.
E l'acqua del mare più calda fornisce più energia all'atmosfera. Questo vapore e questa energia alla fine vengono scaricati violentemente, con pioggia e vento". "L'Andalusia è un territorio abitualmente secco, non preparato alle forti piogge - dice ancora Pasini -. Quest'estate in Spagna c'è stata una forte siccità. E sui terreni asciutti, la pioggia non viene assorbita", conclude Pasini.
Bufera su governatore di Valencia, allerta con 11 ore di ritardo. Allarme meteo alle 7 di mattina ma ai cittadini arriva alle 20
(ANSA) - Mentre si aggrava di ora in ora il bilancio dei morti scoppia la polemica politica sulla gestione dell'emergenza da parte del presidente della regione di Valencia, il popolare Carlos Mazón, accusato di aver sottovalutato la portata dell'alluvione per tutta la giornata. Al centro della polemica i ritardi dell'amministrazione nel comunicare alla popolazione cosa fare per mettersi in salvo. Un primo allarme 'rosso' è stato lanciato ieri alle 7 da parte dell'autorità meteo nazionale (Aemet).
Ma solo 11 ore dopo, esattamente alle 20,03, quando tutta la zona era già travolta dell'inondazione, è arrivata sui cellulari dei residenti l'invito urgente della Protezione civile a non muoversi in tutta la provincia. E dire che il primo messaggio era già chiarissimo: il Meteo parlava di un rischio meteorologico estremo con "fenomeni non abituali di intensità eccezionale e un rischio molto alto per la popolazione". Parole del tutto ignorate. In quel momento, Monzon, era a una iniziativa di promozione turistica. La sua prima reazione è stata quella di invitare sui social alla prudenza sulle strade.
Quindi ha detto di essere convinto che i temporali sarebbero calati di intensità nel pomeriggio. Invece la pioggia continuava a scendere abbondantissima, tanto che alle 11,50, ad esempio, l'Università di Valencia mandava un messaggio ai suoi dipendenti invitandoli a restare a casa, come misura precauzionale. Alle 12 le prime segnalazioni delle esondazioni a Barxeta, a Ribera Alta, di fiumi come il Magro e Jucar.
Poi dalle 16 è scattato il panico: i centralini del 112, il servizio di emergenza, hanno cominciato a ricevere sempre più richieste di aiuto, da chi si trovava isolato per strada, chi nelle case alluvionate, chi nelle residenze per anziani. Ma Monzon è sotto accusa non solo per i ritardi di ieri. Tanti in queste ore gli stanno rinfacciando la decisione di eliminare, appena 4 mesi dopo la sua elezione, l'Unità di emergenza valenziana, uno strumento di risposta e di soccorso rapido in caso di catastrofe.
'VIA DALL'ACQUA, 22 ORE DA INCUBO A VALENCIA' L'ODISSEA DI UN FOTOREPORTER ITALIANO: 'ALLERTA TARDIVA'
(ANSA) - ROMA, 30 OTT - Ventidue ore a fuggire dall'acqua "che saliva inesorabilmente, era ovunque, ci circondava". Ventidue ore da incubo per riuscire a non restare intrappolato nelle strade trasformate in torrenti dalla furia devastatrice del fiume Turia. Paolo Manzi è un fotoreporter italiano, l'inverno si trasferisce a Valencia dove realizza reportage naturalistici. Ieri della natura ha visto il volto meno poetico.
"Ero in un centro commerciale vicino ad Bonaire dove mi ero rifugiato visto che le strade per l'aeroporto di Valencia erano state chiuse per impraticabilità - spiega -. All'improvviso è saltata la luce e da lì è successo il finimondo". Sui telefoni cominciano ad arrivare gli alert che segnalano l'emergenza meteo, "avvisi - sostiene Manzi - arrivati troppo tardi perché c'era già l'onda di piena. Nonostante questo la direzione del centro commerciale ha invitato tutti ad uscire anziché metterci in sicurezza ai piani superiori. Inoltre l'unica via di fuga era verso il fiume, che ormai stava per rompere gli argini e allagare le strade". Il fotoreporter, originario di Sondrio ma che in Italia vive nel Piacentino, cerca così di raggiungere casa nei sobborghi di Valencia. Dopo pochi chilometri dei circa 45 che avrebbe dovuto percorrere desiste.
"C'era acqua dappertutto, ho visto auto travolte, alberi divelti, gente disperata", dice. E poi tantissimi atti di sciacallaggio, "insomma scene da day after con vetrine spaccate e negozi depredati, persino auto ripulite dai ladri". Manzi si sistema nel parcheggio del centro commerciale e lì passa la notte. "Ero al sicuro perché ho un suv e l'acqua ha ricoperto solo le ruote ma le utilitarie galleggiavano, ho visto auto letteralmente annegare", dice. La mattina il ritorno a casa in mezzo alla desolazione.
"Per ritornare dovevo superare il fiume Turia ma tutti i ponti erano distrutti, accartocciati, crollati o inagibili. La Guardia civil non riusciva a darmi un'indicazione. Dicevano 'non sappiano nulla' - dice ora al sicuro della sua casa -, ho dovuto procedere fino a quando non ho trovato l'unico ponte ancora in piedi, a Vilamarxant. Ero uscito di casa ieri alle 16 e sono riuscito a tornare oggi alle 14. Un vero incubo ma almeno sono sano e salvo". Ora Paolo Manzi è a Illiria, vicino Valencia, la sua dimora spagnola. "Qui non è successo nulla, è tutto a posto ma in una notte ho visto la devastazione, un vero disastro".
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