Antonio Calitri per “il Venerdì di Repubblica”
Rinunciare a volare per salvare la Terra? È il proposito di tanti occidentali che, davanti alle condizioni ambientali sempre più difficili del Pianeta, da qualche tempo condividono un sentimento di flygskam, vergogna di volare. Diffuso in Svezia da Greta Thunberg, si sta diffondendo nel resto dell' Europa e negli Usa. «Ma smettere di volare non è una soluzione» ribatte Andrew Murphy, direttore della ong Transport & Environment di Bruxelles, che da anni si batte per una regolamentazione delle emissioni aeree, «dovremmo invece arrabbiarci con i governi per non aver posto restrizioni alle compagnie incentivandole a promuovere un' aviazione più sostenibile».
Le cifre parlano chiaro. I 38 milioni di voli effettuati nel mondo nel 2018 dalle 1.303 compagnie aeree con i loro 31.717 aeromobili (dati Atag, Air Transport Action Group), con 4,4 miliardi di passeggeri, hanno prodotto 895 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2), esattamente il 2,1 per cento dei 42 miliardi di tonnellate emesse in totale dalle attività umane nello stesso anno. «Una quantità comunque importante» dice Pietro Paolo Ciottoli, docente di Impatto ambientale dei motori aeronautici all' Università La Sapienza di Roma.
«Ma c' è di più: inquinare a una quota di 9-11 mila metri fa molti danni perché tutte le emissioni arrivano nell' atmosfera, mentre quando queste vengono prodotte a terra, in parte si disperdono prima. Poi, oltre all' anidride carbonica, gli aerei emettono in quota veleni come gli ossidi di azoto e di zolfo, che sono responsabili delle piogge acide».
Che fare allora? Sostituire i voli con il treno è senz' altro utile: nella tratta Roma-Milano o Parigi-Londra, per esempio, il treno inquina il 79 per cento in meno di un aereo e si rivela perfino più veloce (considerato il tempo per gli spostamenti casa-aeroporto). Ma ovviamente, per le tratte lunghe, o addirittura intercontinentali, il treno non è proponibile, e allora bisogna mettere in campo accorgimenti diversi.
LA DONNA ACCOLTELLATA SU UN FRECCIAROSSA
Partendo dalla consapevolezza che volare significa produrre 285 grammi di CO2 per chilometro (calcolando un volo con tasso di riempimento intorno all' 80 per cento), pari a quello di un Suv da 4.000 cc. Il doppio o il triplo se si vola in business class o in prima, dove lo spazio per ciascuno è molto più ampio e i passeggeri meno numerosi.
DIAMO I NUMERI
Sempre a proposito di cifre, ce ne sono altre che forse colpiscono ancora di più: il quotidiano inglese The Guardian ha lanciato un contatore che confronta le emissioni di un viaggiatore con quelle di chi non vola. Si scopre che una semplice tratta Roma-Londra produce 234 chili di CO2, pari alle emissioni che in media produce in un anno una persona che non vola e vive in Africa centrale.
Un altro contatore, su https://shameplane.com aiuta a calcolare quali comportamenti ecologici possono compensare le emissioni di un volo: mangiare vegetariano, rinunciare all' auto, ridurre i propri rifiuti... E un' altra scelta abbastanza semplice per un viaggiatore, ma molto efficace per l' ambiente, spiega Lorenzo Lagorio, country manager di easyJet, il vettore che da anni risulta tra i più attenti all' impatto ambientale «è quella di scegliere una compagnia che mette in pratica politiche che riducono le emissioni. EasyJet è la prima al mondo a compensare il 100 per cento delle emissioni di ogni volo, finanziando progetti di rimboschimento per l' equivalente di quanto emesso».
Un' iniziativa partita il 19 novembre scorso, ma che non raccoglie il plauso generale.
compensare non basta «La compensazione non fa che rinviare il problema» dice Murphy. «Però è oggi l' unico modo per neutralizzare i gas serra» ribatte Lagorio. «E poi noi siamo da anni impegnati anche nel migliorare le nostre politiche per consumare meno carburante ed emettere meno». In che modo? «Abbiamo una delle flotte più giovani ed efficienti, con un' età media dei velivoli di sette anni, e stiamo introducendo i nuovi Airbus della serie neo che emettono il 15 per cento in meno, non abbiamo la prima classe, voliamo con un tasso di riempimento intorno al 90 per cento, abbiamo piani di volo ottimizzati e quando siamo in aeroporto eseguiamo il rullaggio con un solo motore».
Queste procedure, secondo un recente studio della Transition Pathway Initiative, hanno portato easyJet al primo posto, tra 18 tra le più importanti compagnie aree del mondo, per taglio delle emissioni con una media di CO2 per passeggero di 79 grammi per chilometro. Tra le altre compagnie più note si piazzano bene Air Alaska (seconda, con 91 grammi), la statunitense United (settima, con 104), la cinese AirChina (nona, con 107) e la turca Turkish (110).
Solo al 14° posto troviamo la Lufthansa (con 120) e chiude la classifica la Korean Airlines (171).
Scegliere la compagnia più "verde" può servire a placare la vergogna di volare: non esistono però dati riassuntivi, bisogna andare a cercarsi le singole dichiarazioni qua e là. Alitalia per esempio ha fatto una serie di azioni "per ridurre il carburante" ottenendo un taglio di 80 mila tonnellate di CO2 nel 2018. Ma forse serve di più informarsi sull' aeromobile che si andrà a prendere.
Rispetto ai velivoli vecchi, quelli più recenti garantiscono infatti consumi ed emissioni inferiori anche del 40 per cento. Tra i più efficienti per i voli intercontinentali ci sono gli Airbus A350, A330neo, il Boeing 787. Tra quelli per il medio-corto raggio l' A320neo, gli Embraer E190-E2 ed E195-E2, il Bombardier Q400 NextGen e l' ATR 72-600. «I nuovi aerei con una sezione del motore molto più larga (significa che hanno una presa d' aria più ampia) hanno un' efficienza superiore a quelli delle generazioni precedenti e questo può contribuire a un minore impatto ambientale» spiega Ciottoli. «Poi, grazie ai nuovi materiali, questi aerei sono più leggeri e quindi consumano meno».
«Le compagnie hanno investito miliardi di dollari in aerei nuovi» dice Anthony Concil, vicepresidente Iata. «Ma ora si deve lavorare sui carburanti. Ci sono già prodotti in commercio che taglierebbero le emissioni dell' 80 per cento, ma sono ancora pochi e molto cari. Per questa transizione serve quindi il sostegno dei governi, come c' è stato per l' energia elettrica con gli incentivi per solare e eolico». Quanto al futuro, l' obiettivo è l' aereo elettrico: la Nasa sta sviluppando il Maxwell X-57, che punta a sostituire la combustione termica con quella elettrica nella fase di crociera e ha come obiettivo un' efficienza di 3,5 volte superiore a quella degli aerei attuali.
MEGLIO I BIGLIETTI VIRTUALI
Nel suo piccolo, come si diceva, anche il viaggiatore può fare la sua parte: non solo scegliendo con chi e come volare (per esempio le rotte con scali a volte sono più economiche ma molto inquinanti, visto che i maggiori consumi di carburante avvengono in fase di decollo e atterraggio) ma anche modificando i suoi comportamenti. «Per ogni passeggero le compagnie calcolano un quintale di peso, bagaglio compreso» dice Ciottoli. «Scegliere un bagaglio ridotto può quindi aiutare a ridurre i consumi». E altri risparmi pro ambiente possono venire dall' uso dell' app o dei totem all' aeroporto per scaricare la carta d' imbarco.
GRETA THUNBERG A BORDO DEL CATAMARANO LA VAGABONDE IL MEME SU GRETA THUNBERG E VENEZIA greta thunberg 2 greta thunberg a madrid la sosia di greta thunberg in una foto del 1898 greta thunberg 1 la sosia di greta thunberg nel 1898