Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
LA TOMBA NEL CIMITERO TEUTONICO DOVE SAREBBERO I RESTI DI EMANUELA ORLANDI
L' inchiesta è stata avviata due settimane fa e, come sottolinea Pietro Orlandi, «finalmente uno spiraglio si apre». Perché 35 anni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno del 1983, il promotore di giustizia Vaticano ha aperto un fascicolo e delegato verifiche alla Gendarmeria guidata da Domenico Giani. Merito della tenacia della famiglia e dell'avvocatessa Laura Sgrò che ormai da due anni presenta istanze alla segreteria di Stato chiedendo di «conoscere tutti i documenti custoditi presso la Santa Sede che riguardino il rapimento della ragazza».
E due mesi fa - al termine delle indagini difensive - ha depositato richiesta formale di apertura di una tomba, all' interno del cimitero Teutonico, dove potrebbero essere i resti della giovane. L'indicazione le era arrivata tramite lettera e si faceva riferimento alla statua che si trova sopra la lapide dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe che nel 1857 fu nominato arcivescovo da papa Pio IX: «Cercate dove indica l'angelo» che in mano ha un foglio con la scritta " Requiescat in pace ", riposa in pace.
Per questo sono state poi rintracciate alcune persone che erano a conoscenza della vicenda e che adesso potrebbero essere chiamate a testimoniare. In questi mesi sia Pietro Orlandi sia il legale hanno avuto incontri con il segretario di Stato Pietro Parolin che aveva promesso di voler dare seguite alle domande di aiuto della famiglia. Per questo nelle scorse settimane, dopo la decisione del promotore di procedere, l'avvocatessa Sgrò ha avuto uno scambio di lettere e poi un incontro riservato proprio con Giani.
PAPA BERGOGLIO PIETRO ORLANDI E LA MADRE DI EMANUELA
Il primo ad essere interrogato sarà il fratello di Emanuela, poi potrebbero essere convocate le persone che in questi anni hanno avuto la possibilità di consultare documenti riservati che riguardano proprio la sparizione della ragazza. In particolare nel 2015, nell'ambito dell' inchiesta Vatileaks, si parlò di un dossier che riguardava il «caso Orlandi» e alcuni testimoni accreditarono la possibilità che fosse stato custodito all' interno della segreteria di Stato. In quel carteggio sarebbero state annotate le spese sostenute in questi anni dal Vaticano.
Nell'istanza inviata a Giani, Sgrò evidenzia che «mai gli inquirenti Vaticani hanno raccolto la deposizione di Pietro Orlandi, che è la memoria storica dei fatti relativi alla scomparsa della povera Emanuela e non è tenuto ad alcun segreto professionale. Pietro potrà riferire molteplici circostanze e indicare nomi di cui è venuto personalmente a conoscenza nel corso degli anni».
Chiede poi di convocare l' ex procuratore aggiunto di Roma «Giancarlo Capaldo, che sarebbe stato coinvolto in una presunta trattativa con alcuni alti prelati e tale trattativa, in una certa fase, avrebbe avuto a oggetto la restituzione del corpo di Emanuela Orlandi. Il dottor Capaldo potrebbe avere avuto anche notizie su un eventuale luogo di sepoltura».
L'ultimo punto sottolineato riguarda la possibilità che «altri spunti investigativi potrebbero emergere dalle audizioni dei signori Cardinali Giovanni Battista Re; Eduardo Martínez Somalo; Angelo Sodano; Tarcisio Bertone e di Monsignor Pietro Vergari». Soltanto al termine di queste verifiche si deciderà se chiedere alle autorità tedesche l'eventuale apertura della tomba. Un passo che - su questo la richiesta della famiglia è stata esplicita - dovrà prevedere la presenza di un consulente degli Orlandi che possa partecipare agli adempimenti e in questo modo seguire anche gli eventuali rilievi che dovessero essere disposti dal promotore di giustizia.