1. I FAMILIARI DI SHARON INTERROGATI SUL COMPAGNO «MA DI LUI CI FIDIAMO»
Estratto dell’articolo di Claudia Guasco per “il Messaggero”
Una vita semplice, poche amicizie, qualche serata trascorsa con le colleghe. Il piccolo mondo di Sharon Verzeni è racchiuso nei dieci chilometri tra casa e lavoro, il banco del bar Vanilla a Brembate, la spesa prima di tornare nella villetta di via Merelli a Terno d'Isola che divideva con il compagno Sergio Ruocco, i compleanni festeggiati con la famiglia. E proprio su questa cerchia ristretta si concentrano gli investigatori, ogni dettaglio dell'esistenza della donna potrebbe essere prezioso per risalire a chi, poco prima dell'una di notte, l'ha uccisa con quattro coltellate.
Ieri pomeriggio alle due e mezza il fratello Christopher, 23 anni, e la trentacinquenne sorella Melody accompagnata dal marito Stefano Campana si sono presentati al comando provinciale di Brescia per essere ascoltati una seconda volta. Una lunga audizione, fino alle nove di sera, ogni dettaglio va esplorato. Sharon, in apparenza, non aveva ombre ma i carabinieri intendono raccogliere qualsiasi tipo di informazione la riguardi. A cominciare dai rapporti con Sergio e l'andamento della loro relazione, oggetto di domande specifiche rivolte ai fratelli dagli investigatori.
E poi le abitudini della donna, come quella di camminare la sera tardi per le vie del paese con l'obiettivo di dimagrire in vista delle nozze, le sue frequentazioni. I carabinieri convocano familiari, amici e colleghi, dal passato della barista «potrebbero emergere spunti interessanti». Il suo avvicinamento a Scientology, con la partecipazione ad alcuni incontri, viene ritenuta da chi indaga una pista come un'altra, al momento nessuna è privilegiata. Chi può raccontare di Sharon viene chiamato dagli inquirenti e il primo è stato il compagno Sergio, prelevato a casa nell'immediatezza dell'aggressione e poi riascoltato per cinque ore il 13 agosto sempre come persona informata sui fatti.
[…] Sergio, dal giorno dell'omicidio, è stato accolto dai Verzeni e tutta la famiglia gli fa scudo. È metà mattina quando il fratello Christopher imbocca il prato davanti a casa con il cane: «Sto male. Qui ci manca sempre una persona. E non tornerà più. La mia unica speranza è sapere perché è stata uccisa. Non mi interessa altro». E Sergio ascoltato già due volte dai carabinieri?
«Io mi fido di lui. Mia sorella ci è stata insieme tredici anni. Lui è pentito di non avere detto a Sharon di restare a casa, perché nel frattempo era andato a dormire». Arriva Sergio insieme a Bruno Verzeni, un uomo mite e gentile ora esasperato dall'assedio: «Ci state portando via la nostra vita», sbotta. Chi non perde mai la pazienza è Ruocco: «Mi manca non averla più vicino, mi manca tutto - si angustia - Ci siamo salutati prima che andassi a letto. Purtroppo non avevo idea che uscisse a quell'ora. Se fosse andata a camminare prima sarebbe stato diverso, c'erano più persone in giro». […]
Sergio è idraulico presso una ditta di Seriate, ieri avrebbe dovuto riprendere l'attività a vacanze concluse. Ma dopo la morte di Sharon l'esistenza di chi le stava accanto è sottosopra. E Ruocco potrebbe essere riascoltato presto dagli inquirenti, ogni angolo della vita della donna che avrebbe dovuto sposare deve essere bene illuminato. Sharon «non aveva nemici, questo è certo. Non ne ha mai avuti», ripete il padre Bruno.
Qualche ammiratore ossessivo respinto? Se così fosse, sul luogo di lavoro nessuno ha mai avuto sentore. «Non ci risulta assolutamente che abbia ricevuto avance», smentiscono con fermezza al Vanilla.
[…] Sono venti le sagome, riprese dagli impianti di videosorveglianza sparsi nella zona, che circolavano nei momenti precedenti e successivi alla morte di Sharon, ombre alle quali gli investigatori stanno cercando di dare un nome.
Operazione complicata, perché le immagini spesso non sono chiare. Come quella della figura che pedala in bicicletta a gran velocità contromano in via Castegnate. Tra le persone immortalate potrebbe esserci l'assassino della donna, o qualche testimone prezioso in grado di risalire al killer.
2. SI SCAVA ANCORA NELLA FAMIGLIA DI SHARON E SPUNTA UNA LITE SUI CORSI DI SCIENTOLOGY
Estratto dell’articolo di Ilaria Carra e Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”
«No, non può essere stato lui. Non potrebbe mai aver fatto una cosa del genere». Di fronte alla domanda più difficile, Melody risponde in modo netto, senza tentennare. Per sei ore la sorella di Sharon Verzeni siede davanti ai carabinieri di Bergamo. Con lei, il marito e il fratello minore della donna uccisa con quattro coltellate a Terno d’Isola tre settimane fa. Oggi anche il papà e la mamma della barista parleranno davanti agli investigatori. E il motivo è ormai chiaro: si vuole far luce sulla vita privata della vittima e sul rapporto con il compagno con cui stava da oltre tredici anni, di cui tre di convivenza, Sergio Ruocco. Una storia all’apparenza normale, ordinaria.
I GENITORI DI SHARON VERZENI CON SERGIO RUOCCO
Ma una prima crepa, il cui peso sarà tutto da approfondire, emerge nelle ultime ore: l’avvicinamento di lei a Scientology, i costi per pagare i corsi – qualche migliaio di euro – che per i parenti erano oggetto di discussioni e forse di attrito.
Sono costretti a scavare nella profondità di una vita di coppia apparentemente tranquilla i carabinieri che indagano sulla morte della 33 enne, accoltellata in una via centrale di Terno d’Isola nella notte tra il 29 e il 30 luglio. Per questo ieri hanno voluto parlare un’altra volta con i famigliari più stretti, specialmente con Melody. Tutti e tre sentiti come possibili custodi di confidenze, alla ricerca di un tassello che possa aiutare a orientarsi nel labirinto di ipotesi che si accavallano ormai da tre settimane. Si cercano i dettagli invisibili di una storia, quella fra Sharon e Sergio, che tutti descrivono come serena, eppure stravolta da un omicidio ancora inspiegabile.
[…] Poche amicizie, pochi svaghi, e un recente avvicinamento a Scientology attraverso i proprietari del bar dove Sharon lavorava da un anno e mezzo: «Se volete informazioni dovete scrivere a questa mail», rispondono sull’uscio i responsabili della sede di Gorle, dirottando ogni domanda su Sharon verso i referenti di Milano.
Ma sul movimento religioso ora si accende un faro: la donna vi si era avvicinata tramite i datori di lavoro. C’erano dei costi, bisognava pagare le spese, qualche migliaio di euro. E quindi bisogna capire se c’era disaccordo, come sembrano suggerire le parole dei familiari. Certo, al momento sembra troppo poco per un epilogo così tragico. In un contesto, peraltro, in cui non risultano particolari difficoltà economiche. Ma potrebbe comunque essere un elemento – magari non l’unico – di turbamento di un equilibrio.
[…]
Si indaga nel cuore di una famiglia ma si tengono aperte anche le altre piste. Non convince il piano di un killer “professionista”. […] Così si pensa al “balordo”: ma allora perché quelle coltellate inferte con tanta violenza, arrivate in profondità, come a voler uccidere? Proprio perché ancora non si può escludere niente, tra chi segue il caso c’è anche chi prova a chiedersi: e se qualcuno fosse stato assoldato per far del male a Sharon?
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