Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “La Repubblica”
Prometteva a piene mani la dolce vita, lui che da Rimini, dov’è nato cinquantuno anni fa, era andato a vivere in Svizzera. Mostrava ai suoi ricchissimi clienti un biglietto da visita invidiabile: dopo un’esperienza da fisico nucleare al Cern di Ginevra, sosteneva di aver applicato la sua mente da scienziato al mondo della finanza digitale.
I suoi collaboratori incontravano i miliardari in salotto e assicuravano: vi faremo diventare ancora più miliardari. Finché una valanga di milioni non è andata in fumo. E a moltiplicarsi, più che i soldi, sono state le querele.
Curiosa parabola quella del broker Daniele Migani, fondatore del gruppo “XY”, indagato assieme ad altre otto persone dal pm di Milano Giovanni Polizzi per attività finanziaria abusiva, truffa e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza gli ha sequestrato quasi 18 milioni di euro.
Soldi che secondo le accuse rappresentano «il profitto illecito» della sua attività, quella di vendere prodotti e strumenti finanziari, di proporre fondi all’estero per aumentare gli zeri sul conto corrente, senza però dire agli interessati a quali rischi andavano incontro.
In sei lo hanno denunciato tra il 2020 e quest’anno: «Siamo stati raggirati, abbiamo perso 50 milioni di euro». Tra loro, il designer Giorgetto Giugiaro, che dalle tasche s’è visto sparire otto milioni e mezzo. E la cantante e produttrice discografica Caterina Caselli, finita nelle carte (assieme al figlio) perché sarebbe stata una delle clienti che si è servita dei servizi del gruppo, attività che però i broker non erano autorizzati a fare in Italia nonostante millantassero il cappello della Consob.
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Migani «lo scienziato mancato», è il titolo uscito anni fa su un giornale romagnolo. Ma il «riminese di talento», già premiato come miglior giovane fisico d’Italia, con un posto al Cern, pensava al futuro: troppo lunga la strada per fare il prof, meglio lanciarsi altrove. Non proprio una carriera da Robin Hood.
Nei mesi scorsi il suo nome è spuntato per una vicenda simile ma slegata dall’inchiesta di Milano: Luca Cordero di Montezemolo ha chiesto a lui e a un altro broker un risarcimento da 50 milioni, citandoli in giudizio a Londra. Anche il figlio dell’ex presidente di Fiat e Ferrari, Matteo, ha parlato di una perdita di 350 mila euro e ha raccontato che gli uffici londinesi «non gli sembravano essere operativi, tenuto conto dell’assenza di una adeguata struttura tale da gestire i servizi che proponevano».
Ampia e articolata la rete di società del fisico nucleare diventato broker – sedi a Zurigo, Francoforte, Londra – a cui si imputano sostanzialmente due accuse: aver lavorato in Italia senza po terlo fare e aver proposto sogni ad alto rischio a clienti ignari d’infilarsi nella roulette russa della finanza. Sullo sfondo il conflitto d’interessi, perché forse nessuno sapeva che il fondo lussemburghese “Skew Base”, che doveva far lievitare i soldi del salvadanio grazie alla consulenza della “XY”, era in realtà controllato dallo stesso Migani.
I clienti tipo erano famiglie con «patrimonio netto ultra elevato». [...] Migani e i suoi collaboratori fissavano un appuntamento direttamente al «domicilio del cliente», e durante quegli incontri illustravano i vantaggi dei servizi offerti, attraverso un «software» capace di soddisfare ogni esigenza.
Il professore della Bocconi Giampaolo Gabbi, nella sua consulenza tecnica, ha notato fra le altre anomalie «l’applicazione di una leva finanziaria esagerata e irragionevole, rispetto al patrimonio e ai benefici attesi dagli investitori». Il paradiso sembrava lì a un passo, a portata di click, ma la «gravità del comportamento di Migani» faceva sì che gli imprenditori fossero esposti «a potenziali perdite integrali». La scommessa si rivelava «totalmente fallimentare».
La sintesi della giudice è molto netta: «L’eccessiva rischiosità degli investimenti sottoscritti dai comparti del fondo, l’elevato ricorso alla leva finanziaria (440% ed in alcuni casi 900%) utile a reperire denaro in prestito da investire e la crisi finanziaria generata dall’insorgere della pandemia da Covid ha portato i clienti a perdere l’intero capitale investitonel fondo».
Ci si potrebbe chiedere: ma i Paperoni erano davvero all’oscuro di tutto oppure quando hanno perso i soldi hanno denunciato l’uomo dellaprovvidenza diventato nemico? Sarà una delle tesi degli avvocati del fisico broker, Alessandro Pistochini e Raimondo Maggiore, visto che in una nota il gruppo XY scrive che «tutti gli investitori italiani erano ben consapevoli dei rischi connessi alla tipologia di strumenti finanziari oggetto di investimento». [...]
caterina caselli Giorgetto Giugiaro