SCROCCO DUNQUE SONO - IL TRUFFATORE SERIALE PENTITO CI È RICASCATO: MAURIZIO PERRONE, 48ENNE DALLA PROVINCIA DI TORINO, HA COLLEZIONATO OLTRE 60 PERNOTTAMENTI A SBAFO NEGLI ALBERGHI, DALLA LIGURIA ALL'EMILIA, PER UN VALORE DI 3 MILA EURO - È STATO CONDANNATO A CINQUE ANNI DI CARCERE, EPPURE NEL 2013 AVEVA PROMESSO DI VOLER CAMBIARE VITA IN FAVORE DI TELECAMERA - IL MECCANISMO ERA SEMPRE LO STESSO: SI FINGEVA UN TECNICO AZIENDALE, CHIAMAVA GLI HOTEL E POI...

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Giuseppe Legato per “La Stampa

 

maurizio perrone al centro maurizio perrone al centro

A metà strada tra Leonardo Di Caprio nella pellicola "Prova a prendermi" e Anna Sorokin, truffatrice tedesca che tra il 2013 e il 2017 ha finto di essere una ricca ereditiera sotto il nome di Anna Delvey e nel 2017 è stata arrestata per aver frodato banche, hotel e conoscenti negli Stati Uniti per un totale dimostrato di 275 mila dollari.

 

Così, più modestamente Maurizio Perrone, 48 anni, da Candiolo, fantomatico specialista in connessioni aziendali su fibra ottica, ha truffato gli alberghi di mezzo Nord Italia. O meglio lo ha rifatto. Perché 9 anni fa, beccato dalla polizia ferroviaria di Torino, aveva annunciato - a favore di telecamere - di voler cambiare vita.

 

maurizio perrone 2 maurizio perrone 2

Si era fatto immortalare con gli investigatori in caserma (che poi lo hanno smascherato), tirato a lucido per cancellare dal suo cursus disonorem le 110 notti trascorse «a scrocco» in 35 hotel da Albenga a Torino, da Nichelino ad Aosta, da Vercelli ad Alessandria, da Bruzolo a Fiorenzuola.

 

La promessa di redenzione è durata poco. Nei giorni scorsi è stato arrestato a Milano in esecuzione di una condanna (cumulo di condanne) definitiva a 5 anni e due mesi di carcere.

 

maurizio perrone 1 maurizio perrone 1

Deve espiare la sua pena. Perché, poco dopo aver spergiurato di essere cambiato, ha ricominciato a prendere in giro tutti: si fingeva tecnico di aziende specializzate, scriveva una mail agli albergatori annunciando l'arrivo di un dipendente che avrebbe dovuto soggiornare in città per alcuni giorni. Su carta intestata (artatamente) e col documento di un'altra persona su cui aveva apposto la sua foto.

 

Dormiva, mangiava e poi, a 24/48 ore dal checkout, spariva senza pagare, Ora, chi crede di avere davanti un uomo qualunque incline a fare il furbo e a commettere i reati conseguenti si sbaglia. E di grosso. Perché Perrone, ex fresatore, difeso dall'avvocato Riccardo Magarelli, è un tipo intelligente, camaleontico.

 

hotel 3 hotel 3

«Mia nonna mi chiamava Machiavelli. Diceva che ero un genio. Nel bene e nel male. Purtroppo per un anno ho usato la parte sbagliata di me e adesso voglio chiedere scusa a tutti» aveva raccontato a La Stampa nel 2013.

 

Non era andato lontano dalla sua indole vera. Nel post-redenzione (solo annunciata) ha collezionato i seguenti soggiorni a sbafo: 11 giorni all'hotel "Torretti" a Varazze (450 euro), 4 notti all'hotel "Acqua Marina" di Albissola, sette giorni all'albergo "Anita" di San Bartolomeo al mare (600 euro) dieci all'hotel Giardino, Savona (550 euro), 10 pernottamenti alla "Villa Bonifanti" di Centallo, 11 notti trascorse gratis all'hotel Mancuso di Aosta (570 euro) e infine il colpo della staffa: 10 giorni all'hotel Mathiis di Fiorenzuola D'Adda, conto (non pagato) totale di mille euro.

hotel 2 hotel 2

 

La giustizia - procura generale di Genova - gli ha presentato il conto. Il legale che lo ha difeso d'ufficio, raggiungendo diverse volte le città in cui commetteva i reati, si era quasi affezionato e oggi si dice «dispiaciuto che non sia riuscito a cambiare anche se a volte aveva dimostrato di desiderarlo».

 

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Ma da Perrone, visti i trascorsi, ci si poteva davvero aspettare di tutto: nella condanna complessiva ha pesato soprattutto una rapina consumata ai danni di un uomo al quale ha rubato - insieme a una complice - 250 euro - versandogli delle benzodiazepine in un drink consumato insieme al bar.

 

Si muoveva in treno da una parte all'altra dell'Italia, collezionando multe mai pagate: esibiva sempre quella fotocopia della carta d'identità di un'altra persona. E i verbali non lo raggiungevano mai.

 

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