Marco Antonellis per “Italia Oggi”
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
In seno alla maggioranza continua a far rumore la recente intervista di Dario Franceschini, capo delegazione Pd al governo. Per i soliti bene informati, il ministro della Cultura sta iniziando a lavorare per la sua personalissima candidatura al Colle lanciando alle opposizioni l' esca più golosa: l' utilizzo dei soldi del Recovery fund: «Penso che possiamo arrivare a fine legislatura, e vedo tre grandi priorità: la prima è gestire l' emergenza Covid, la seconda è l' utilizzo del Recovery fund progettando l' Italia del futuro, la terza è avviare una nuova stagione di riforme istituzionali.
Queste tre priorità sono un terreno formidabile per cercare di costruire un rapporto con l' opposizione. Attraverso il dialogo Stato-Regioni e naturalmente in Parlamento».
In poche parole, per salire al Colle serviranno anche i voti dell' opposizione o comunque la non belligeranza di Berlusconi e soci.
Ma bisogna muoversi per tempo perchè il Pd è pieno di candidati a cominciare da quel David Sassoli, attualmente al vertice del parlamento europeo, che molti vorrebbero sindaco di Roma proprio per toglierlo dalla corsa per il Quirinale. E c' è da scommettere che il pressing sull' ex giornalista Rai continuerà molto a lungo.
La regola del Pd è una sola: finché a palazzo Chigi ci sarà Conte, e dopo le regionali tutto lascia presumere che resterà fino alla scadenza naturale della legislatura, il Presidente della repubblica non potrà che essere un dem, posizione che si rafforzerà ulteriormente se Biden dovesse vincere negli Stati Uniti.
«I grillini sono troppo deboli e troppo divisi per opporsi», il refrain che proviene dal Nazareno. I nomi in lizza sono molti: oltre a Franceschini e Sassoli, tra i papabili ci sono Romano Prodi, Enrico Letta, Paolo Gentiloni e Walter Veltroni oltre a Marta Cartabia, che ha appena concluso il suo mandato alla Consulta e Pier Ferdinando Casini, molto apprezzato in ambito renziano.
Restano in pista anche Mario Draghi e l' ipotesi del Mattarella bis ma, al momento, le quotazioni dei due sono in ribasso. Il Capo dello Stato ha già fatto trapelare di non essere disponibile al bis mentre Draghi entrerebbe in gioco nel caso in cui fosse necessario cercare l' accordo in Parlamento su un nome super partes. Intanto, anche dopo aver «stabilizzato» il governo grazie al buon risultato delle regionali, continuano a non mancare le preoccupazioni tra le fila della maggioranza: «Per ora il governo va. Meglio, galleggia. Il Premier Conte è un gran navigatore, bravissimo a spostare i problemi. Sia il Mes che i decreti sicurezza vengono infatti «riposizionati» di settimana in settimana, con il rischio che non si chiudano mai».
Al Nazareno sono perciò molto attenti alle mosse del Premier, pronti alla denuncia pubblica se le promesse resteranno tali e non si concretizzeranno. Ma nel Pd risuonano ancora le confidenze avute da molti importanti grillini: «Attenzione che Conte è bravissimo nel "divide et impera". L' ha già fatto con noi». Se si andasse alla resa dei conti fra Zingaretti e Conte tutti i ministri e dirigenti Dem sarebbero dalla parte del Segretario? Al Nazareno giurano che non esiste questo scenario. Ma solo le prossime settimane diranno se le profezie grilline erano giuste oppure un semplice sfogatoio contro il Premier con la pochette.