SEMBRA CHE IL CORONAVIRUS COLPISCA PIÙ DURO NELLE AREE PIÙ INQUINATE. MA LO STOP ALL’INQUINAMENTO POTREBBE SALVARE IN DUE MESI 4 MILA BAMBINI SOTTO I 5 ANNI E OLTRE 50 MILA ADULTI OLTRE I 70. PER VEDERE RISULTATI PURTROPPO BISOGNERÀ ASPETTARE QUALCHE ALTRA SETTIMANA. LA CINA HA RIDOTTO DI UN QUARTO LE SUE EMISSIONI…

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Mariella Bussolati per https://it.businessinsider.com/

 

 

pianura padana coronavirus pianura padana coronavirus

Il blocco totale. L’Italia si è fermata e per fortuna ha accolto in massa l’imperativo di stare a casa. Per vedere risultati purtroppo bisognerà aspettare qualche altra settimana, ma ci sono altri effetti che invece sono emersi subito, in modo evidente.  Il coronavirus infatti sta avendo un impatto importante su tutto il nostro sistema economico ma potrebbe esser anche non tutto negativo.

 

Secondo Marshall Burke, Direttore del Center on Food Security and the Environment dell’Università di Stanford, le misure messe in atto potrebbero salvare migliaia di vite, grazie a una riduzione drastica dell’inquinamento prodotto da mezzi e fabbriche: due mesi di maggiore pulizia potrebbero salvare 4 mila bambini sotto i 5 anni e oltre 50 mila adulti oltre i 70.

 

I veleni presenti nell’aria, è cosa nota, contribuiscono a un aumento della mortalità. In Italia ogni anno 43 mila morti possono essere attribuiti a questa causa. Sono 117 al giorno. Molti meno degli oltre 300 causati dal Covid-19, che però essendo una malattia dovrebbe prima o poi avere un impatto inferiore. I precedenti decessi invece ci sono sempre, e ogni giorno dell’anno, da decenni.

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La Cina ha ridotto di un quarto le sue emissioni.

 

 

Nella ricerca di Burke prima di tutto è stata calcolata l’effettiva riduzione delle emissioni provocata dal danno effettuato all’economia cinese.

 

I dati sono stati ricavati dalle centraline di 4 città principali, Pechino, Shangai. Chengdu e Guangzhou, comparando i dati fino al 2016. Il risultato è che il PM2,5, una polvere sottile, si è ridotta di netto arrivando a soli 10 microgrammi per metrocubo. Gli effetti sono stati più evidenti nelle città meridionali come Shangai, Guangzhou e Wuhan, dove in inverno automobili e piccola industria contaminano l’aria. Sono stati invece inferiori a Pechino, dove le acciaierie hanno continuato a funzionare. Il Centre for Research on Energy and Clean Air americano, si aspetta che i morti, man mano che procederà il contagio e di conseguenza i blocchi, caleranno in tutto il mondo. E una sosta, anche solo di un mese, ritengono abbia già un importante effetto. In Lombardia  per esempio la qualità dell’aria è cambiata drasticamente.

 

Burke ritiene che il calcolo sia un utile avvertimento per quanto riguarda la situazione in cui abbiamo sempre vissuto. I costi dell’economia globalizzata, che non sono mai stati presi in considerazione, sembrano ora apparire più chiaramente.

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Non sarebbe un caso infatti se il coronavirus è riuscito a procedere molto velocemente proprio in aree a grande concentrazione industriale, dove l’aria ha una qualità pessima.

 

Già studi sulla Sars del 2003 avevano confermato che aveva ucciso più persone nelle regioni cinesi più inquinate. Avevano trovato un’associazione, non identificato una causa, ma i dati epidemiologici di questi giorni parlano chiaro: chi ha già i polmoni messi alla prova da altre malattie o dal tabacco, ha maggiori rischi.

 

“La correlazione tra inquinamento atmosferico ed infezioni delle basse vie respiratorie è ormai scientificamente dimostrata. E’ un fattore che aggrava  la situazione infettiva senza alcuna ombra di dubbio”, dice Giovanni Ghirga, membro dell’Associazione medici per l’ambiente. Il 19 febbraio ha scritto una lettera pubblicata dal British Medical Journal, sottolineando l’esistenza di un comune denominatore tra l’esplosione in Cina, Sud  Corea, Iran e Italia del nord: tutte aree dove l’indice di qualità dell’aria è molto basso.

 

reparto di terapia intensiva brescia 23 reparto di terapia intensiva brescia 23

Una ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha già trovato una risposta: esaminando i dati delle centraline che rilevano lo smog e in particolare il superamento dei limiti di legge, ha potuto trovare una correlazione con il numero dei casi di persone infettate dal Covid-19. Le curve dell’infezione hanno avuto delle accelerazioni, a distanza delle due settimane necessarie alla manifestazione, con i livelli più alti di polveri sottili.

 

Numerosi esperti dunque stanno ora identificando nel cambiamento climatico e nell’inquinamento le cause che hanno portato il Pianeta a essere vittima della pandemia.

 

coronavirus e bangladesh 3 coronavirus e bangladesh 3

“La correlazione tra attività antropiche e diffusione dei virus è sempre più evidente. E non è un caso se le aree di maggiore diffusione del Covid-19 sono le stesse dove si verificano più casi di patologie oncologiche. Bergamo, e soprattutto Brescia, hanno i numeri più alti di bambini malati di cancro. Inoltre, a causa della tolleranza indotta, vale a dire al fatto che mediamente le persone hanno già un certo grado di infiammazione polmonare, non è stato possibile accorgersi subito dell’espansione. I sintomi lievi non sono stati notati. E questo ha provocato una diffusione maggiore, perché gli asintomatici hanno potuto circolare e infettare altri”, dice Antonio Marfella, dirigente medico responsabile di Farmacoeconmia presso l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli.

 

Lo smog provoca ipertensione, diabete, danni cardiovascolari e altre malattie respiratorie che alzano il tasso di mortalità. I pazienti con patologie polmonari e cardiache croniche causate o peggiorate dall’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico sarebbero meno in grado di combattere le infezioni polmonari. Non a caso l’Organizzazione mondiale della sanità avverte che chi ha asma, diabete e problemi cardiocircolatori è esposto a una maggiore gravità della malattia.

 

Già ricercatori della Scuola di Medicina Mount Sinai di New York hanno scoperto che la mancanza di ossigeno e una scarsa ventilazione hanno un ruolo nella trasmissione dei virus.

coronavirus al microscopio 5 coronavirus al microscopio 5

 

Resta da capire come mai il virus sembra essere molto più mortale nei confronti delle persone anziane, mentre risparmia i bambini. Il tasso di letalità, in tutto il mondo aumenta con l’età. E’ del 18 per cento nelle persone con più di 80 anni, lo 0,4 tra 40 e 49. Paradossalmente, chi ha più di 90 anni rischia molto meno di morire. In ogni caso anche i giovani che hanno altre patologie sono a rischio. Gli esperti dell’Epha, l’Alleanza europea per la salute pubblica, sostengono che gli indici di mortalità riscontrati in Italia, superiori a quelle cinesi e ancora più fuori media se paragonate al Sud Corea, siano da attribuire all‘aria inquinata. In Italia, con una cifra intorno al 7 per cento,  ci troviamo in una situazione unica. In Cina, ma anche globalmente, è del 4 per cento e arriva all’1 per cento in Sud Corea, dove però è stata fatta una massiccia campagna di raccolta dei tamponi. I numeri dei malati rispetto ai morti sono quindi superiori. L’Oms ha appena varato una campagna chiamata Test test test per favorire un monitoraggio a tappeto, non solo di medici e infermieri, ma di tutta la popolazione, per evitare la circolazione asintomatica.

 

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E’ vero poi che l’Italia è il paese con più anziani del Pianeta. E un sistema immunitario fragile è più soggetto a reazioni violente. Ma sorprende un altro dato: la mortalità italiana è molto più alta in Lombardia. A fronte di 14.649 positivi al coronavirus si contano 1.420 decessi, circa il 10 per cento, mentre a livello nazionale sono 31500 i positivi e 2503 i decessi, ovvero il 7,9 decessi. O l’eccellenza della sanita lombarda non e in grado di far fronte all’emergenza, oppure il tasso di letalita lombardo e differente rispetto al resto di Italia.

 

 “Il fatto che da noi sia così grave potrebbe dipendere anche da una nuova mutazione, un fenomeno niente affatto raro nei virus, ma è evidente che l’inquinamento ha una grande responsabilità”, sostiene Antonio Marfella.

 

Ogni anno, nel nord, vengono superati i limiti di polveri sottili. E l’Agenzia europea per l’ambiente ci considera il primo paese in Europa per morti correlate.

 

Una ricerca della Stanford University spiega la maggiore gravità in Italia con popolazione più anziana e col fatto che da noi i giovani stanno molto di più con gli anziani.

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Una ricerca cinese dell’Università Tsinghua di Pechino, ha dimostrato  che le polveri sottili hanno una grande responsabilità. Provocano danni epiteliali delle vie aeree, con la disfunzione della barriera difensiva, e rallentano anche i macrofagi che dovrebbero liberarci dai virus, inoltre scatenano la produzione di citochine, molecole messaggere che hanno, tra gli altri, l’effetto di allertare i globuli bianchi in presenza di un’infezione. Però possono anche causare lesioni gravi a tessuti e organi ed è proprio a causa di questa reazione se i pazienti di coronavirus si aggravano all’improvviso e devono quindi essere poi trasferiti alle unità di terapia intensiva.

 

Ma soprattutto, oltre a creare danni diretti ai polmoni, trasportano altri inquinanti come idrocarburi e diossine e anche batteri, funghi e virus. Non è da escludere dunque che la contaminazione possa essere stata anche veicolata da PM 2.5 e PM 10, che sono abbondanti nelle aree dove si è diffusa maggiormente.

 

La pandemia del coronavirus dunque sembra essersi sovrapposta a un’altra pandemia: quella dell’aria.

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