Emilio Orlando per www.leggo.it
bunker dei clan della droga a san basilio 5
Come i narcos colombiani, anche i malavitosi romani costruiscono i bunker sotto le loro case. Bunker fatti con pavimenti in marmo, bagni in materiale pregiato, colonne ornamentali, rifiniture con tappezzeria decorativa di lusso e anche se decisamente eccessiva.
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Le immagini esclusive, dopo le numerose inchieste di Leggo sul nuovo fenomeno dello spaccio di droga a San Basilio, documentano l’arroganza e la prepotenza dei clan ‘ndranghetisti che controllano i traffici di stupefacenti.
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Siamo nel “fortino” dello spaccio più grande d’Italia, in via Corinaldo e via Macerata negli stabili di edilizia popolare di proprietà dell’Ater, per la maggior parte “colonizzati” da malavitosi grazie al racket delle occupazioni.
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La zona, secondo le inchieste della direzione distrettuale antimafia, è controllata dal clan Marando, originario di Platì in Calabria che, oltre a gestire il narcotraffico, si è appropriato delle cantine sotto un edificio popolare per costruirci i bunker, minando la stabilità e la staticità del palazzo.
Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Municipale contrastano con ogni mezzo una criminalità che, da ormai 15 anni, ha trasformato San Basilio in un “supermercato” a cielo aperto della droga, dove anche i ragazzini vengono reclutati nella filiera dello spaccio.
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Come l’“Idra di Lerna” (ovvero il mostro mitologico con nove teste a cui ogni volta che se ne tagliava una, ne ricresceva un’altra) anche le i narcos sono velocissimi a riconvertirsi, collocando altra “manodopera” per lo a spaccio.
Oltre alle attività illegali, legate alla vendita di cocaina, le famiglie criminali hanno in mano anche il business delle assegnazioni selvagge delle case, che oramai vengono utilizzate come foresterie per i pusher che si affiliano ai clan.