Luca Muleo per il “Corriere della Sera”
il selfie nel carcere minorile del killer di chiara gualzetti
«Avessero scritto qualsiasi altra cosa ci sarei passato sopra forse. Ma dare della depressa a Chiara no, non lo accetto, lei che era piena di vita. La sua ultima immagine l'avete vista tutti, saltellava felice davanti casa». Vincenzo Gualzetti domenica scorsa ha passato il giorno del suo compleanno nella caserma dei carabinieri per denunciare i post su Instagram che l'hanno «indignato».
Un detenuto dal carcere minorile del Pratello a Bologna prima ha risposto a un commento, sotto a una vecchia foto nel profilo dell'oggi 17enne che ha confessato l'omicidio di sua figlia Chiara avvenuto un anno fa sulla collina di Monteveglio. A poche centinaia di metri dal cancello di casa, dove lei è stata ripresa l'ultima volta dalle telecamere di videosorveglianza mentre corre spensierata all'appuntamento con il suo aguzzino.
Poi sul proprio profilo ha pubblicato una serie di video, comprese immagini della struttura detentiva bolognese e alcuni selfie con altri ragazzi ristretti. In uno, Vincenzo ha riconosciuto il giovane che oggi comparirà davanti al giudice nell'udienza del rito abbreviato e che sarebbe compagno di cella dell'altro giovane. Le dita a comporre la «V» di vittoria.
«Ma cosa hai vinto, per cosa festeggi?», si chiede il papà di Chiara, che non lo accusa di aver voluto o di aver pubblicato lui la foto. Rivedendo le frasi e le immagini sui social, per cui la Procura minorile ha aperto un fascicolo per ora senza ipotesi di reato, dice di sentire «sdegno più che dolore». Anche il Dipartimento della Giustizia minorile del ministero ha chiesto ai vertici dell'istituto una relazione in merito alle immagini scattate nel carcere del Pratello.
Il tutto è stato postato, ricostruisce chi indaga, da un tablet. Forse manomesso per aggirare le restrizioni o comunque agganciato a qualche rete libera, di quelli dati in dotazione ai detenuti durante la pandemia per tenersi in contatto con i parenti, oltre che per studiare e sostenere esami universitari.
«Fatevi i c... vostri, non sapete niente - si legge nella risposta del ragazzo a chi chiedeva una pena esemplare per il compagno di carcere, dopo l'ennesima perizia psichiatrica che escluderebbe la mancanza di capacità di intendere e di volere -. Se avete le palle entrate qua da noi in carcere. Siete bravi a giudicare ma non sapete niente. Se sei così depressa da chiedere una uno (un probabile errore di battitura, ndr ) di ammazzarti c... tuoi».
Un'allusione impossibile da digerire per la famiglia di Chiara. «Era l'allegria fatta persona - dice il padre - la depressione è una delle giustificazioni inventate da chi l'ha ammazzata, come il demone che gli avrebbe ordinato di farlo. Lei, come tutte le adolescenti aveva le sue piccole delusioni che fanno parte della vita. Sognava il principe azzurro. Ma era tutto tranne che depressa. L'ho trovata una cosa molto offensiva, sia nei confronti della sua memoria che di chi soffre di depressione e ha bisogno di essere aiutato».
A corredo della foto un cuore rosso e la scritta killer. «A questo ragazzo dico solo come si fa a manifestare apprezzamento per chi ha compiuto un gesto del genere. Spero che vengano presi i giusti provvedimenti e che la sua detenzione serva a farlo ravvedere, a fargli realizzare che la vita non è quella della sua risposta».
La vita era quella di Chiara, venerdì avrebbe compiuto 17 anni. «Festeggiavamo sempre insieme. Stavolta avremmo già pensato al prossimo, al diploma e a tutte le altre cose che non posso nemmeno più immaginare. Manca sempre di più, mancano i suoi abbracci. Ora speriamo nella sentenza, ma il nostro è ormai un sopravvivere».
chiara gualzetti e l'assassino
Oggi Vincenzo Gualzetti sarà in tribunale: in attesa di una «giustizia esemplare per la mia bambina e di monito per tutti i ragazzi convinti di restare impuniti. Sarebbe il punto di partenza per realizzare qualcosa in sua memoria, lottare per ottenere modifiche alle leggi in caso di reati gravi: serve un metro di giudizio diverso».
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