SGARBI, QUI QUALCOSA NON QUADRO – LA PROCURA DI ROMA VUOLE PROCESSARE IL CRITICO PER SOTTRAZIONE FRAUDOLENTA AL PAGAMENTO DELLE IMPOSTE: L’INCHIESTA RUOTA INTORNO AL DIPINTO “IL GIARDINO DELLE FATE”, ACQUISTATO ALL'ASTA DA SABRINA COLLE, COMPAGNA DELL’EX SOTTOSEGRETARIO, PER 148 MILA EURO – PER I PM LA COLLE SAREBBE STATA UNA PRESTANOME, PER EVITARE CHE L'OPERA FINISSE CONFISCATA PER IL DEBITO CON IL FISCO DI SGARBI DA 715 MILA EURO – LA DIFESA DI VITTORIONE: “LA MIA FIDANZATA NON PUÒ COMPRARSI UN QUADRO? CHE POI I SOLDI NON CE LI HA MESSI LEI…”

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Estratto dell’articolo di Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”

 

vittorio sgarbi sabrina colle foto di bacco vittorio sgarbi sabrina colle foto di bacco

«Ma che c’entro io? La mia fidanzata non può comprarsi un quadro? Che poi i soldi non ce li ha nemmeno messi lei, ma un caro amico, il banchiere Corrado Sforza Fogliani, c’è il bonifico che lo prova, quindi che vogliono da me? Questa è una persecuzione grottesca, insensata», contrattacca Vittorio Sgarbi, dopo che la Procura di Roma ha chiesto il suo rinvio a giudizio per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

 

Non c’è pace per l’ex sottosegretario alla Cultura, poi dimissionario. Già sotto accusa per il presunto furto su commissione del dipinto di Rutilio Manetti, «La cattura di San Pietro», sottratto nottetempo da ignoti dal castello di Buriasco, in Piemonte. In quel caso è indagato dalla Procura di Macerata per furto e auto-riciclaggio di opera d’arte […]

 

il giardino delle fate il giardino delle fate

Stavolta si tratta di un’inchiesta per reati tributari, ovvero intorno a un debito di 715 mila euro per tasse dovute dall’indagato ma mai finite nelle casse dello Stato. La faccenda risale all’ottobre del 2020, quando, nel corso di un’asta, fu venduto il quadro «Il giardino delle fate» (1913) di Vittorio Zecchin.

 

Comprato da Sabrina Colle, storica compagna di Sgarbi. Secondo i pm invece il vero acquirente sarebbe stato proprio il celebre critico d’arte, che si sarebbe servito della fidanzata come di un prestanome. In modo che il prezioso bene non rientrasse nel suo patrimonio. E non potesse essere oggetto di eventuale pignoramento, a saldo del suo precedente debito fiscale.

 

vittorio sgarbi sabrina colle vittorio sgarbi sabrina colle

«Una teoria priva di fondamento, che non sta né in cielo né in terra», argomenta bellicoso Vittorio Sgarbi, convinto che i giudici ce l’abbiamo sempre con lui. «Eppure lo avevo spiegato bene al magistrato, quando sono stato da lui il 27 dicembre scorso». [...]

 

Qualcuno potrebbe poi pensare che sia strano che un signore, per quanto amico, faccia un regalo tanto costoso alla fidanzata di un altro: il quadro fu pagato 148 mila euro. Saldo a carico di Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere di Piacenza, generoso mecenate, morto nel 2022 a 83 anni. «Non c’è niente di sospetto, figuriamoci», taglia corto Sgarbi, per nulla ingelosito. «Ma che andate a pensare? Era un signore di più di ottant’anni, mio grandissimo amico. Il suo acquisto è documentato, l’opera è intestata a Sabrina ed è stata notificata dallo Stato a suo nome».

 

sabrina colle sgarbi sabrina colle sgarbi

Tutto il resto, a suo dire, sono fantasie. La sua condotta verso il Fisco sarebbe corretta e collaborativa. «Al tempo già pagavo le tasse dovute con la rottamazione delle cartelle e le pago tuttora, tre rate da 80 mila euro». Oltretutto — aggiunge il critico ferrarese — «nello stesso periodo ho speso cifre ingenti per acquistare altre opere a mio nome». Pare intorno ai 2 milioni di euro. «Non quel quadro, però. Perché mai avrei dovuto nasconderlo e intestarlo ad altri?».

 

sabrina colle e vittorio sgarbi 9 sabrina colle e vittorio sgarbi 9

Per la Procura di Roma invece l’obiettivo era mettere l’opera al riparo da eventuali interventi da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’articolo 11 della legge 74 del 2000 punisce chiunque «al fine di sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto ovvero di interessi o sanzioni amministrative relativi a dette imposte, aliena simulatamente o compie altri atti fraudolenti sui propri o su altrui beni idonei a rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva». [...]

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