Enrico Franceschini per www.repubblica.it
AUTOGRAFO DI WILLIAM SHAKESPEARE
Lo conoscono tutti, anche quelli che non lo hanno mai letto o visto interpretare su un palcoscenico, come il cantore dell'amore romantico. "Buonanotte, buonanotte, separarsi è un così dolce dolore che direi buonanotte finché non sarà mattino", come Romeo saluta Giulietta affacciata al balcone (ancora più bello nell'originale inglese: "Good night, good night, parting is such sweet sorrow, that I shall say good night till it be morrow"). Ma uno dei massimi esperti del Bardo di Stratford-upon-Avon esorta gli studiosi della materia a esaminare con più attenzione i suoi sonetti, uno in particolare, il numero 151, per comprendere meglio cosa passasse nel cuore del drammaturgo. E anche un po' più in basso.
Sir Stanley Wells, presidente dello Shakespeare Birthplace Trust, direttore delle edizioni Oxford e Penguin delle sue opere e docente emerito di letteratura all'università di Birmingham, afferma che i versi in questione descrivono l'animo di un uomo che dà il permesso al corpo di penetrare una donna. In quanto tali sarebbero una chiave migliore per capire il mistero sull'uomo considerato uno dei padri della letteratura e del teatro mondiali, la cui identità è tuttora fonte di accese polemiche.
"L'anima sussurra al corpo che in amor potrà trionfare", recita in parte il poemetto, in una traduzione classica, "la carne altro dir non ode, e levandosi al tuo nome indica solo te trionfante preda. Fiera di tal successo, s'appaga diventando il misero tuo schiavo, forte alle tue voglie, al tuo fianco prono. Non manca di coscienza che io la chiami amore, perché è colpa del suo amore se io mi ergo e cado".
Per il professor Wells, come riporta stamane il Times di Londra, non ci sono dubbi: "Queste parole potrebbero essere pronunciate dal pene del poeta. Perciò considerare i sonetti come un'opera uniforme significa fraintendere la pluralità, e la promiscuità, del loro messaggio. È come cercare di mettere sotto controllo o tenere in ordine l'inevitabile confusione creata dall'amore in tutte le sue forme".
Non è la prima volta che gli accademici prestano attenzione ai messaggi in codice di Shakespeare nei suoi drammi o nelle sue poesie. Il suo Globe Theatre sulla riva del Tamigi sorgeva di fianco alle case di tolleranza dell'epoca; e pur rispettando le norme del tempo, il Bardo sapeva che, per stimolare l'attenzione di un pubblico di tutte le classi sociali, non bastavano complotti, tradimenti e duelli, serviva anche il sesso. Non con la franchezza di oggi, naturalmente, ma con un linguaggio allusivo. Nei sonetti, in particolare, abbondano doppi sensi, metafore e giochi di parole, nel nostro secolo difficili da tradurre, ma con un senso immediatamente comprensibile dagli spettatori del 1600.
"Chi vuole capire davvero Shakespeare, deve mettere da parte i suoi scritti più intellettuali e concentrarsi sulle pagine più lascive", conclude sir Stanley, non a caso autore di un libro intitolato "Looking for sex in Shakespeare". La convinzione che esista un Bardo erotico, dunque, accanto a quello romantico di "Giulietta e Romeo". Come dimostrerebbe una più moderna ed esplicita traduzione del Sonetto 151: "L'anima dice al corpo che è lui a trionfare in amore, e la carne non chiede altra ragione; davanti al tuo nome subito si solleva e ti indica come la preda della vittoria ottenuta; il corpo rigonfio d'orgoglio si accontenta di fare il suo duro lavoro di schiavo, di ficcarsi diritto nelle tue faccende e ricaderti al fianco. Non c'è alcuna mancanza di coscienza nel chiamare amore colei per il cui amore benedetto mi raddrizzo e affloscio".