franco coppi difende pietro genovese 1
Giulio De Santis per il ''Corriere della Sera - Roma''
La notte fra il 21 e il 22 dicembre scorso, Pietro Genovese non si è fermato dopo aver investito e ucciso Gaia e Camilla. Dopo averle travolte, ha proseguito per altri 200 metri la sua corsa con il suv che si è poi fermato solo per la rottura del motore sulla rampa della via Olimpica, in direzione Salaria.
Un comportamento che ha convinto il pm Roberto Felici a contestare una nuova accusa al 20enne, ipotizzata fin dall' inizio dai vigili urbani: la violazione dell' obbligo di fermarsi in caso d' incidente. Reato che aggrava la posizione del ragazzo, figlio del regista Paolo Genovese. L' articolo 189 del Codice della Strada prevede una pena compresa fra sei mesi e tre anni di reclusione.
Il giovane è già indagato con l' accusa di duplice omicidio stradale. Fino a ieri rischiava fra gli otto ai sedici anni di carcere, adesso qualcosa di più.
Senza contare il fatto che al giovane potrebbe essere contestata anche l' aggravante del tasso alcolico, visto che Genovese è risultato positivo all' alcol test con un valore di 1,4 milligrammi per litro di sangue, quasi tre volte il limite consentito dalla legge. «Le evidenze a mia disposizione, depongono nel senso che il ragazzo intendeva scappare», sottolinea l' avvocato Franco Moretti che assiste la madre di Gaia, Gabriella Saracino. La procura ha intanto chiesto il giudizio immediato per il ventenne, agli arresti domiciliari dal 26 dicembre scorso.
Decisione presa dopo il deposito della consulenza dell' accusa, redatta dall' ingegner Mario Scipione. Secondo il consulente, Gaia e Camilla hanno attraversato la strada a una distanza di quindici metri dalle strisce pedonali. Motivo per cui è configurabile un concorso di colpa. Che però andrà graduato perché le sedicenni avrebbero dovuto utilizzare l' attraversamento, ma quella notte Genovese aveva bevuto e correva a una velocità di molto superiore al limite dei 50 chilometri orari previsto su corso Francia. Condizione che, secondo la procura, limita in modo sostanziale la responsabilità delle ragazze. Inoltre il punto in cui è avvenuto l' impatto è stato definito dal consulente «scarsamente illuminato». Ma non buio. Quindi, per il pm, se Genovese avesse guidato entro i limiti di velocità e non avesse bevuto, avrebbe potuto frenare in tempo.
Come, infatti, ha fatto il conducente di un' altra macchina: il guidatore, accortosi di Gaia e Camilla, le ha evitate, appunto, frenando. Ora toccherà ai legali di Genovese, gli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, scegliere se optare per il giudizio abbreviato o il rito ordinario. Coppi difese Stefano Lucidi, che il 22 maggio del 2008 in viale Regina Margherita travolse e uccise Alessio Giuliani e la fidanzata Flaminia Giordani: in primo grado fu condannato a 10 anni con l' accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. In appello, con Coppi, ottenne la riduzione della pena, 5 anni per omicidio colposo con colpa cosciente.
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