Cristiana Mangani per il Messaggero
Un sistema elettronico per accelerare i controlli in entrata nella zona Schengen e per registrare tutti i viaggiatori non comunitari. Qualcosa che garantisca una maggiore lotta al terrorismo, alla immigrazione illegale e alla criminalità organizzata.
È stato discusso e votato ieri in Parlamento europeo, dopo che l'accordo informale era già stato raggiunto durante i negoziati con il Consiglio, il 30 giugno scorso. Il nome scelto per il progetto è Ees, ovvero Entry-exit system.
Prevede la registrazione di informazioni come i dati anagrafici, le impronte digitali, l'immagine visuale (il riconoscimento facciale, ndr), la data e il luogo sugli ingressi, sulle uscite e sul rifiuto d'ingresso di cittadini extracomunitari, sia per i viaggiatori che richiedono un visto, sia per quelli esenti da visto che attraversano le frontiere esterne dello spazio Schengen.
Una struttura di controllo che permetterà di verificare in modo più rapido il rispetto del permesso di soggiorno breve: 90 giorni su un periodo di 180. E che prevederà la conservazione dei dati di chi è solo di passaggio e non ha fatto richiesta di visto, per 90 giorni.
Mentre i tempi saranno completamente diversi quando si tratti di persone alle quali è stato rifiutato l'ingresso: i loro dati verranno conservati per tre anni, per evitare che possano entrare da un'altra zona di confine. Oppure per cinque anni nel caso in cui si tratti di qualcuno che è rimasto oltre la scadenza del visto.
Il tema è uno di quelli sui quali si è maggiormente discusso, anche se in epoca di minacce e attentati continui e preoccupanti, l'accordo è stato trovato. I dati memorizzati nell'Ees potranno, infatti, essere consultati per prevenire, individuare o indagare su reati terroristici o altri reati gravi.
E in questo modo si sostituirà la stampigliatura dei passaporti e si velocizzeranno i passaggi di frontiera, facilitando anche la rilevazione di chi rimarrà più a lungo, e dei documenti o delle identità falsi. «Sarà un passaggio di frontiera più rapido e sicuro - ha dichiarato il relatore Augustin Diaz De Mera (Ppe, Es) - Inoltre aiuterà a individuare terroristi e altri criminali che si nascondono dietro nomi che non sono quelli veri».
Il Parlamento europeo è partito dal principio che «l'incremento del flusso di passeggeri alle frontiere esterne della Ue negli ultimi anni ha dimostrato l'inefficienza dei sistemi di controlli alle frontiere». E la situazione è destinata a peggiorare, visto che «l'evoluzione dei movimenti stimata per i prossimi anni prevede, entro il 2025, circa 300 milioni di cittadini di paesi terzi che attraverseranno legalmente lo spazio Schengen per visite di breve durata.
In Europa, solo il traffico aereo dovrebbe crescere a un ritmo del 2,6 per cento l'anno nei prossimi 20 anni». Da qui l'esigenza di modernizzare gli impianti di gestione dei passeggeri rendendoli più fluidi ed efficaci, ma anche più sicuri. Tutto ciò, naturalmente, avrà dei costi, e in questo caso anche elevati.
Ma - sottolineano i relatori del piano - «non fare nulla sarebbe ancora più oneroso, sia in termini di investimenti in infrastrutture o personale necessari per far fronte all'aumento del flusso di passeggeri, che in termini di sicurezza degli Stati membri». Il piano rientra nel Pacchetto frontiere intelligenti presentato dalla Commissione nell'aprile del 2016. E il suo costo è stimato su 480 milioni di euro.
L'importo sarà soggetto all'esito della procedura di appalto e all'analisi di progetto (integrazione dei sistemi nazionali esistenti e costruzione del nuovo sistema in tutti gli Stati membri). L'Ees sarà pienamente effettivo a partire dal 2020, perché gli Stati devono avere il tempo per adeguare le tecnologie e integrare le strutture di frontiera nazionale già esistenti.
Visto che - è stato valutato - a proposito degli elementi biometrici, che l'opzione migliore per combinare rapidità e sicurezza presso i valichi è costituita dalla combinazione di quattro impronte digitali e dal riconoscimento facciale. Mentre la conservazione dei dati è stata approvata nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali.