1 - SI SUICIDA PERCHÉ BULLIZZATO L'ODIO SOCIAL: «MORTE AI GAY»
Giu.Sca. per "Il Messaggero"
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Si è ucciso lanciandosi sotto un treno, tra la stazione di Lingotto e quella di Moncalieri, a Torino, domenica 20 giugno. Non un biglietto per spiegare il suo gesto a chi lo amava. Orlando Merenda, appena divenuto maggiorenne, si è tolto la vita gettando nella più profonda prostrazione la madre, Anna. I suoi amici. Sul suo profilo Instagram da subito si sono susseguiti una serie di messaggi di addio da chi lo conosceva.
Messaggi di affetto. Più un altro di disprezzo: «Morte ai gay». Un'offesa alla memoria di un 18enne che ha fatto storcere il naso agli inquirenti. La domanda che gli investigatori adesso si fanno è se possano esserci state, in passato, offese che l'abbiano spinto a suicidarsi. Nel frattempo, però, per via di quell'insulto la Procura di Torino, ha aperto un fascicolo in cui si ipotizzano i reati di omofobia e bullismo.
LA VICENDA
Il 27 marzo, Orlando, sempre su Instagram, aveva pubblicato un post: «Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta». Un post che suggeriva come la sua omosessualità non sempre venisse accettata. E, forse, in certi casi veniva per questo denigrato.
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«Con il giudizio della gente io ci faccio meravigliosi coriandoli», gli aveva risposto un'amica, che evidentemente non è riuscita a rincuorarlo. Nei giorni scorsi, racconta chi lo conosce bene era apparso confuso. Stava meditando di compiere il più duro dei gesti. Secondo alcuni amici sarebbe stato offeso.
Insulti che la mamma, Anna, ricollega alla morte del suo ragazzo. «Adesso ho un altro compito. Trovare i colpevoli e non mi darò pace finché non riuscirò. La mia lotta ora ha la priorità», sostiene.
La donna spiega in un video: «Stiamo cercando la verità. Mio figlio non è mai stato solo. Non ho mai pensato a un gesto estremo, non di sua volontà, non era una persona che pensava di togliersi la vita anzi sapeva che arrivato a 18 anni avrebbe potuto fare le sue scelte. Oggi credo sia stato ingannato, deriso e umiliato, con un carattere così fragile. Era libero e doveva essere libero di essere e fare quel che voleva, invece temo che subisse senza parlare e raccontarci».
«MORTO DA MARTIRE»
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Per questo adesso Anna chiede che venga fatta piena luce. «Sarai il mio angelo. Sono convinta che tu sia per sempre mio. Sei morto da martire. Ma nessuno meritava la tua vita. E poi in un altro messaggio: «Non ho pensato mai ad un gesto estremo, non di tua volontà. Chi mi ha tolto la mia gioia si pentirà amaramente. Sei stato ingannato. Non sapevi dire di no.
Sei stato l'amico di tutti. Troveremo giustizia», promette la madre. «Mi aveva confessato di aver paura di alcune persone. Non mi ha spiegato chi fossero, non ha fatto nomi. Era preoccupato. Diceva che mettevano in dubbio la sua omosessualità», racconta invece il fratello Mario.
Su Facebook sempre il fratello ha scritto: «Il tuo ultimo saluto è stato portarmi un caffè con un kinder bueno. Poi, nel pomeriggio, abbiamo fatto la tragica scoperta. Te ne sei andato a soli 18 anni senza dire niente e ci hai lasciato un vuoto incolmabile. Spero che ora tu sia tranquillo e senza pensieri».
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I PARENTI
Anche la cugina vuole che venga fatta piena luce sulla scomparsa di Orlando. «Mio cugino non avrebbe mai fatto un gesto del genere perché era pieno di amici che gli volevano bene - spiega - Era un ragazzo d'oro e pochi ce ne stavano come lui. Anzi lui era felice così e non gli importava del giudizio delle persone».
E ancora, prosegue, era «disponibile per tutti e soprattutto attaccato alla famiglia quando parlavamo non mi ha mai detto nulla a riguardo». Infine, ragiona sempre la cugina io non credo che una «persona possa arrivare al suicidio per degli insulti, ci sarà qualcos'altro che nessuno di noi sa, ma solo lui sapeva e non ne ha parlato mai con nessuno».
La parola passa ora agli inquirenti, chiamati a rispondere alla domanda di giustizia della famiglia del ragazzo. «Già da bambino era stato vittima dei bulli - ricorda la madre, che non vive a Torino - Penso non abbia retto alle offese…».
2 - LA MAMMA DI ORLANDO: «NON SI È TOLTO LA VITA, LO HANNO AMMAZZATO»
Nino Materi per "il Giornale"
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Sì, quel corpo travolto dal treno domenica scorsa tra la stazione di Lingotto e quella di Moncalieri è il suo.
Ma Orlando Merenda non si sarebbe mai ucciso. Amava troppo la vita. Anche se la sua esistenza di 18enne era turbata dall'odio di chi gode a piantare semi di cattiveria nell'esistenza della gente per bene. E Orlando, per bene, lo era davvero: un ragazzo senza macchia e senza peccato.
Cresciuto in una famiglia che non ha mai smesso di stargli accanto, soprattutto quando aveva compreso che l'omosessualità (vera o presunta, non è questo il problema) di Orlando aveva scatenato gli istinti più infami degli haters.
Orlando, come tutti, frequentava i social e proprio lì si era imbattutto nei messaggi più bastardi: «Morte ai gay», «Fate schifo», «Dovete sparire». Lui, col suo carattere sensibile, cercava di fare spallucce; ma ogni volta che i leoni (ma sarebbe meglio dire le iene) da tastiera mordevano vigliaccamente, Orlando diventava un po' più triste.
Mai rassegnato. Anche se si vedeva lontano un miglio che quei graffi vigliacci lasciavano sempre cicatrici nell'anima. Orlando reagiva, con frasi disperatamente belle: «Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta».
Voleva apparire sicuro, ma la fragilità, a 18 anni, è come un piccone sempre pronto a demolire ogni certezza. Di una cosa però Orlando era incrollabilmente persuaso: dell'amore dei genitori, del fratello e degli amici più cari. Ne aveva tanti di amici sinceri, ragazzi e ragazze che quando lo vedevano con quella strana espressione che avevano imparato a conoscere, gli si stringevano accanto abbracciandolo forte. Alla faccia del «distanziamento sociale».
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Perché l'affetto è più forte del Covid. E perché il contagio che Orlando temeva di più era il virus della malignità.
Per tutte queste ragioni, e tante altre, ieri sua mamma si è sfogata chiedendo «giustizia e verità» per suo figlio. Lei non crede che Orlando si sia tolto la vita volontariamente, piuttosto crede che qualcuno lo abbia indotto a farlo: «Non si è ucciso, lo hanno ammazzato».
Ma chi sono i suoi «assassini» morali? Qui cominciano i misteri su cui la Procura di Torino, che ha aperto un' inchiesta per omofobia e bullismo, dovrà fare chiarezza. L'ipotesi di «istigazione al suicidio» non è da escludersi, soprattutto alla luce delle tante testimonianze che riferiscono di Orlando che «si sentiva minacciato».
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Il giorno del suo - presunto - suicidio, Orlando non ha lasciato un biglietto di addio per nessuno: «Lui non lo avrebbe mai fatto. Anche la domenica della sua morte era sereno e sorridente. Il solito Orlando, con la sua gioia di vivere. Che qualcuno ha però voluto spezzare. E noi non avremo pace finché non daremo un nome e un volto a questo qualcuno», spiega Anna, la mamma di cui Orlando andava fiero, così come lei era orgoglioso di lui.
Una bella famiglia. Impastata con l'acqua della solidarietà e la farina della condivisione. Gente sensibile ai problemi del prossimo, e figuriamoci se quel «prossimo» era carne della propria carne.
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Gli agenti della Polfer che, su mandato della Procura di Torino, indagano sulla morte di Orlando Merenda non trascurano nessun particolare: gli insulti via web indirizzati alla vittima sono stati individuati e messi agli atti dell'inchiesta, così come le testimonianze che gli agenti hanno raccolto tra alunni e insegnanti dell'istituto professionale frequentato dal 18enne: «Nei giorni precedenti la tragedia, appariva frastornato. Lo prendevano in giro perché era omosessuale».
L'obiettivo della mamma è preciso: «Trovare i colpevoli. Non mi darò pace finché non uscirà la verità. Mio figlio non è mai stato solo. Non ho mai pensato a un gesto estremo, non di sua volontà, non era una persona che pensava di togliersi la vita anzi sapeva che arrivato a 18 anni avrebbe potuto fare le sue scelte. Credo sia stato ingannato, deriso e umiliato».
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Il fratello Mario: «Mi aveva confessato di aver paura di alcune persone. Non mi ha spiegato chi fossero, non ha fatto nomi. Era preoccupato. Il suo ultimo saluto è stato portarmi un caffè con un Kinder Bueno. Spero che, lassù, dove si trova ora, abbia solo pensieri belli». Quelli brutti li ha lasciati tutti qui, su questa terra.
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