Marco Bresolin per “la Stampa”
Un meccanismo di redistribuzione dei migranti sbarcati sulle coste del Mediterraneo. Con partecipazione su base volontaria, ma vincolante per almeno un anno. La Francia, presidente di turno dell'Ue, lavorando di sponda con la Commissione ha messo a punto un piano ad hoc che va incontro alle richieste di Italia, Spagna, Malta, Grecia e Cipro attraverso un sistema che mira a ridistribuire circa diecimila migranti nel corso dei prossimi 12 mesi.
La proposta sarà discussa oggi alla riunione dei ministri dell'Interno che si terrà a Lussemburgo, alla quale parteciperà anche l'italiana Luciana Lamorgese. Come detto, l'adesione al meccanismo sarà su base volontaria, visto che l'unanimità inseguita per anni sulla riforma di Dublino continua a essere un'utopia. Fonti Ue spiegano che sono già circa una quindicina i Paesi pronti a far parte del meccanismo.
Si tratta in sostanza di un sistema costruito sulla falsariga degli accordi di Malta del 2019, anche se sarà molto più strutturato, più vincolante per chi vi parteciperà e soprattutto esteso a molti più Stati (gli accordi de La Valletta furono siglati soltanto da Francia, Malta, Italia e Germania), con un ruolo centrale per la Commissione europea che dovrà coordinare i trasferimenti.
L'obiettivo della presidenza francese è di arrivare già oggi a un'intesa, con la firma di una dichiarazione politica da parte dei governi pronti a far parte di questa «coalizione dei volenterosi».
Ieri sera fonti diplomatiche spiegavano che il lavoro sui dettagli tecnici è ancora in corso e che per questo potrebbero servire ancora alcuni giorni per chiudere l'accordo, ma certamente al Consiglio in programma a Lussemburgo verranno fatti passi avanti e si avrà un quadro più chiaro sul numero dei Paesi interessati. La partecipazione sarà aperta anche ai Paesi dell'area Schengen che non fanno parte dell'Ue, come la Norvegia (che sembra disponibile) e la Svizzera.
Fonti Ue assicurano che il piano non mira a seppellire definitivamente la proposta della Commissione per la riforma del diritto d'asilo, ma che in sostanza si tratta di una soluzione-ponte in attesa dell'accordo. Una specie di progetto-pilota che durerà un anno, dopodiché si tireranno le somme: in caso di successo si potrà introdurre una soluzione strutturale oppure estendere la durata del meccanismo. Un fallimento metterebbe invece la parola fine alla proposta di rendere automatico il sistema di ridistribuzione.
La mano tesa ai Paesi mediterranei, però, richiederà contropartite. Per ottenere la "solidarietà", l'Italia e gli altri Stati del Sud dovranno fare concessioni sul piano della "responsabilità", in particolare accettando i regolamenti sui controlli e sulle registrazioni alle frontiere esterne, incluso quello su Eurodac, il database delle impronte digitali. Un modo per imporre controlli più severi ed evitare i cosiddetti movimenti secondari verso gli Stati del Nord.
Nella proposta che finirà sul tavolo, però, l'Italia ha incassato la possibilità di creare un database separato all'interno di Eurodac per i migranti che arrivano in seguito alle operazioni di ricerca e salvataggio in mare. I governi nordici hanno accettato il compromesso a patto che per questi migranti si applichi comunque il regolamento di Dublino.