Enrico Forzinetti per www.corriere.it
Anche Apple è costretta a piegarsi alla crescita di casi Covid negli Usa e a rimandare ancora una volta il ritorno dei propri dipendenti in ufficio. In una mail firmata dallo stesso Ceo Tim Cook si legge che la data del 1° febbraio, fissata solamente qualche settimana fa, non rappresenta più la deadline per il rientro del lavoro in presenza. In questa occasione Cook però non ha però fornito alcuna altra nuova data.
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L’obiettivo dell’azienda è un ritorno in sicurezza in ufficio impostando poi un’organizzazione sul modello di lavoro ibrido con tre giorni in presenza e due da remoto. Al momento però si continua con lo smart working e anche per questa ragione nello stesso memo è stato annunciato un bonus di 1000 dollari a dipendente da spendere per dispositivi per il lavoro da casa.
Cosa fanno le altre aziende tech
La sospensione dei programmi di rientro fino a data da definirsi segue la stessa direzione presa da Microsoft a settembre. Anche perché il piano per riportare tutti i dipendenti in ufficio è stato rimandato già in altre tre occasioni nel corso degli scorsi mesi. Una tendenza che sta interessando tutto il mondo della tecnologia con le aziende che stanno spostando sempre più in avanti il ritorno, in un clima di incertezza generalizzato.
Google contro i non vaccinati
Google, che al momento ha fissato la deadline «solo» al prossimo 10 gennaio, ha però recentemente fatto un passo notevole: come riportato all’interno di un memo circolato internamente, l’azienda di Mountain View dal prossimo 18 gennaio sospenderà i lavoratori che rifiutano di vaccinarsi e se continueranno a non farlo potrà anche arrivare al licenziamento.
Una decisione che va nella direzione dell’ordine esecutivo, firmato dal presidente Joe Biden ma al momento sospeso, di imporre alle aziende con più di 100 dipendenti il controllo dell’avvenuta vaccinazione o di tampone negativo dei lavoratori. Misure drastiche che per ora Apple non ha ancora preso, nonostante Cupertino abbia appena imposto la mascherina obbligatoria in tutti i negozi degli Usa e abbia chiuso tre di questi a Miami, Annapolis e Ottawa in Canada, per un’esplosione dei contagi tra gli impiegati.
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