Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
giorgia meloni e joe biden al g7 di borgo egnazia
[…] Il tonfo di Le Pen visto dall'Italia pone un interrogativo soprattutto a Giorgia Meloni. È lei, la presidente del Consiglio ma anche la leader di Fratelli d'Italia, a dover ridefinire una strategia che ha contorni ancora confusi e che si complica di fronte a tre elementi.
Il primo: la rielezione di Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea. Il secondo: la sfida dei Patrioti, il nuovo gruppo che all'Europarlamento ha scalzato al terzo posto i Conservatori e riformisti (Ecr), famiglia europea guidata da Meloni, e che con al suo interno Le Pen, Viktor Orban, Matteo Salvini e anche Vox, storico alleato di FdI, si candida a essere la più forte opposizione di destra. Il terzo: il rapporto con Donald Trump, ex presidente americano in corsa di nuovo per il Repubblicani, e il destino di Joe Biden, presidente democratico uscente acciaccato dall'anagrafe e dagli svarioni delle ultime settimane.
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
Meloni è arrivata a Washington per il vertice della Nato, dove spera di ritrovare una leva per uscire da una situazione di isolamento in cui si è cacciata dopo le scelte dell'ultimo mese.
L'atlantismo è, in qualche modo, la carta migliore che ha in mano. E lo prova il fatto che dal partito si stia veicolando proprio questo messaggio, in una batteria di dichiarazioni a commento delle elezioni francesi.
«L'unica destra che riesce a vincere in un grande Stato europeo – dice Tommaso Foti, capogruppo alla Camera - è quella di FdI, con Meloni leader della coalizione di destra-centro e a capo di un governo che è il più solido e stabile in Europa». Una destra conservatrice, nazionalista sì, ma anche ben piantata in Occidente, cristallina nella sua fedeltà alla Nato, e ferma nella condanna a Vladimir Putin. Autore, attacca il sottosegretario Giovambattista Fazzolari, dopo i missili sull'ospedale pediatrico di Kiev, di «un ignobile crimine di guerra che si aggiunge alla lunghissima serie di crimini del regime putiniano».
joe biden giorgia meloni g7 borgo egnazia
Per Meloni, un atto che prova come non possano esserci ammorbidimenti né spazi di fraintendimento con Putin. È la variabile che le permette di interpretare una distanza dal gruppo di Orban, Salvini e Le Pen, tutti e tre alla ricerca di un dialogo con Mosca e contrari a continuare a garantire gli aiuti militari a Kiev decretati da Ue e Nato.
Che ci sia un certo «filo-putinismo» a legarli è qualcosa che Meloni ha già espresso nei giorni scorsi. La premier sa che la nascita dei Patrioti potrebbe provocare un altro scontro con Salvini quando ci sarà da confermare o meno il sostegno italiano agli ucraini.
Molto dipenderà anche da cosa succederà con le elezioni americane. La vittoria di Trump potrebbe stravolgere gli equilibri globali, a partire proprio dall'Ucraina. Non solo. L'Italia potrebbe trovarsi nuovamente nel mirino del presidente, se tornerà a chiedere a tutti i Paesi ancora morosi, di rispettare gli accordi Nato sul 2% di Pil di spese militari. Una cifra che metterebbe in seria difficoltà il governo di Roma. I diplomatici che informano Meloni sostengono di vedere poche chance alla rielezione di Biden.
Uno scenario che costringe Meloni a un ulteriore riposizionamento, per rispolverare l'antica amicizia con Trump appannata dall'indubbia intesa avuta con il democratico.
Prima però va definita la strategia in Europa. L'ambivalenza mantenuta nelle ultime settimane sul bis di Ursula è servita a Meloni per prendere tempo, per garantirsi una forza negoziale più solida, in attesa di capire se Macron uscisse indebolito dal voto, ma anche quanto ampia fosse la sfida posta dai Patrioti.
joe biden giorgia meloni vertice nato vilnius 1
Al Consiglio europeo che ha decretato le nomine dei vertici di Bruxelles la premier si è astenuta su Von der Leyen. Il 18 luglio FdI, invece, dovrà votare a favore o contro la presidente candidata dai popolari europei, ben sapendo che Salvini e Le Pen saranno pronti a rinfacciare a Meloni il via libera.
Quelli del Rassemblent National e di Vox, ieri, sono suonati come due inviti a continuare la collaborazione, e a riunirsi un giorno: «Il nostro gruppo non è un monoblocco ma ci sono sfumature perché da sovranisti rispettiamo le sovranità di ciascuno» ha detto l'eurodeputato di RN Jean-Paul Garraud. Questo significa «che i ponti non sono tagliati, le cose evolvono ed evolvono nel buon senso». [...]
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