Mirko Polisano per "il Messaggero"
Cinque persone finite agli arresti domiciliari per ricettazione, falso materiale in certificazioni mediche e detenzione illecita di sostanze stupefacenti per finalità di spaccio. I carabinieri del Nas di Latina impegnati per tutta la giornata di ieri in una delicata operazione che ha visto impegnati militari del comando carabinieri per la tutela della salute, del comando antifalsificazione monetaria e del comando provinciale di Roma con l' ausilio del Nucleo elicotteri di Pratica di Mare. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Velletri.
I FATTI
Tutto è partito nell' ottobre 2019 da una denuncia sporta dal titolare di una farmacia pontina a cui una delle indagate aveva esibito una falsa prescrizione medica del farmaco «Depalgos», un analgesico oppioide il cui principio attivo è un composto di ossicodone e paracetamolo (era utilizzato come analgesico, ndr).
I successivi approfondimenti investigativi hanno permesso di definire il «modus operandi» degli indagati, alcuni dei quali con precedenti specifici, che - servendosi anche di ricette del servizio sanitario nazionale e di timbri di provenienza illegale - realizzavano prescrizioni mediche false utilizzate per l' acquisto, presso farmacie della provincia di Latina e Roma, di ingenti quantitativi del farmaco stupefacente da rivendere poi in un secondo momento.
LA «PIAZZA»
Tra ottobre 2019 e gennaio 2021 è stata monitorata una «piazza di spaccio parallela» di circa 4 mila compresse del medicinale in questione, per un profitto illecito di circa 50mila euro. Tutti gli indagati risiedono nel comune di Velletri e sono legati tra loro da vincoli di parentela: due sorelle, i rispettivi compagni conviventi e la madre di uno di questi. Le indagini hanno portato alla famiglia velletrana perché gli arrestati, secondo i riscontri effettuati dai carabinieri negli ultimi due anni, hanno portato a capire che il gruppo agiva oltre che in provincia di Roma anche tra Latina, Cisterna e Aprilia, le città più vicine alla residenza della famiglia.
Ma tutto ruotava intorno alle due sorelle da qui il nome dato all' operazione, Sisters che erano il fulcro del gruppo ed alle quali erano affidato principalmente il recupero dei farmaci e delle ricette. Coinvolta anche una tipografia di Velletri, dove le ricette venivano stampate, simulando quelle che vengono date dagli ospedali a seguito delle visite. Il gruppo infatti agiva così: utilizzava ricette redatte sui classici foglietti bianchi che rilasciano gli specialisti a seguito di visite in ospedale o in ambulatorio; apponevano timbro e firma scrivendo ciò che volevano sulle ricette, persino inventando nomi e cognomi di medici e di pazienti. Un lavoro di fantasia e di artigianato puro che serviva poi per andare in farmacia e acquistare i farmaci. Pochissime invece le ricette rosse che sarebbero state usate: sono tracciabili e più difficili da usare.
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