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Estratto dell’articolo di Veronica Valente www.lecceprima.it
Arriva il finale sulla torbida vicenda con sfortunata protagonista una ragazza, oggi 17enne, che sin da quando aveva 13 anni sarebbe stata costretta dalla propria madre a intrattenere una relazione telefonica a distanza con un 52enne, a compiere gesti di autoerotismo e talvolta anche di autolesionismo.
A scrivere l’epilogo è stata oggi la giudice del tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano che ha inflitto alla donna, una 46enne del Leccese, 13 anni di reclusione, e la perdita della potestà genitoriale, e all’uomo, 12 anni. Disposti anche il pagamento di una multa di 20mila euro ciascuno e il risarcimento del danno in separata sede alla vittima, rappresentata dal padre che si era costituito parte civile con l’avvocata Paola Scialpi.
Dal banco degli imputati, rispondevano, l’una, di maltrattamenti in famiglia, l’altro di stalking, e in concorso, di tentata violenza sessuale e pornografia minorile.
Nel conteggio della pena (la Procura aveva invocato 12 anni a testa), è stata applicata la riduzione di un terzo, in ragione della scelta del rito abbreviato.
Stando alle carte dell’inchiesta, la 46enne avrebbe reso la figlia una “schiava” del sesso, obbligandola a soddisfare le sue perversioni e quelle dell'individuo conosciuto sui social, facendo da “regia” durante i loro colloqui, suggerendole per esempio cosa dire per essere più eccitante.
Come riportato in un recente articolo, gli appuntamenti sarebbero avvenuti in orari strategici, quando il marito dell’imputata dormiva profondamente, sotto l'effetto di sonniferi che lei stessa gli avrebbe somministrato di proposito: tra le cinque e le sei del mattino, e non prima delle 23. Ma non finisce qui.
Questa madre sarebbe anche arrivata a fotografare le parti intime della minore, di nascosto, e a inviarle al 52enne che poi le avrebbe archiviate in cartelle e sottocartelle sul pc, proprio come con i filmati registrati durante le videochiamate in cui chiedeva alla piccola di mostrare le nudità.
Guai se la malcapitata non rispondeva alle chiamate e ai messaggi dell’uomo, che in soli due mesi era stato in grado di inviarne ben 85mila e monitorava tutti i suoi spostamenti attraverso delle app sul cellulare: da un lato, c’era lui che avrebbe minacciato di rivelare la loro relazione al resto della famiglia; dall’altro, la genitrice che l’avrebbe costretta a compiere gesti autolesionistici (in un caso, ci avrebbe pensato lei stessa a provocarle un taglio sulla gamba) […]