Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Per una volta Boris e i laburisti sono d’accordo: bisogna alzare la soglia minima di salario necessaria per ottenere un visto di lavoro in Gran Bretagna. L’ex premier conservatore Johnson ha usato la sua pagina settimanale sul Daily Mail per dire che occorre fissare ad almeno 40 mila sterline il livello di ingresso, in modo da spezzare «la dipendenza dal lavoro a basso costo». E la ministra ombra degli Interni del partito di opposizione, Yvette Cooper, gli ha fatto eco dicendo che, una volta al potere, anche il Labour procederebbe a una stretta analoga nei confronti dell’immigrazione.
Sono prese di posizione che fanno seguito alla pubblicazione di cifre choc sugli ingressi legali in Gran Bretagna: nel 2022 l’immigrazione netta (cioè gli arrivi meno le uscite) si è attestata sul numero record di 745 mila persone, pari alla somma di tutti gli anni dal 1945 al 2000.
Questo vuole dire che nell’ultimo anno la Gran Bretagna ha assorbito 1 milione e 400 mila immigrati e che negli ultimi due anni la popolazione è cresciuta di un milione 200 mila persone, pari a una città come Birmingham (o Milano). Dal 2010 a oggi, l’immigrazione ha aggiunto alla popolazione britannica l’incredibile cifra di dieci milioni di persone.
La destra del partito conservatore preme per introdurre misure che in qualche modo rallentino questi flussi: dunque il sottosegretario all’Immigrazione, Robert Jenkins, ha messo a punto un piano in cinque punti centrato sull’idea di alzare il requisito minimo di stipendio per ottenere un visto di lavoro: si passerebbe dalle attuali 26.200 sterline lorde annue ad almeno 35 mila.
Questa misura significherebbe però, in pratica, sbarrare le porte ai giovani italiani ed europei. Attualmente lo stipendio iniziale per un neolaureato in Gran Bretagna si aggira in media fra le 25 mila e le 30 mila sterline annue: portare la soglia minima per chi arriva dall’estero a 35 mila e oltre comporterebbe tagliare fuori chi è appena uscito dall’università e lasciare posto solo a manager più esperti o a chi va a ricoprire lavori super-qualificati nella City. […]
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[…] Dopo la Brexit, infatti, l’immigrazione è esplosa, perché se è vero che è stata posta fine alla libera circolazione dei cittadini europei, dall’altro lato è stato messo in piedi un generoso sistema di visti che ha portato a un boom di arrivi dai Paesi extra-europei. Il governo Sunak gioca sul filo: da un lato deve tenere conto delle pressioni politiche, dall’altro deve badare alle necessità dell’economia. A farne le spese, però potrebbero essere (anche) i giovani italiani.
Rishi Sunak al summit di londra sull intelligenza artificiale rishi sunak rishi sunak
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