Estratto dell’articolo di Michela Allegri per “Il Messaggero”
Da quando era solo una bambina le sue giornate trascorrevano tra violenze e insulti: il padre abusava di lei, mentre la madre fingeva di non accorgersi di nulla, e poi i genitori le impedivano di studiare e la obbligavano a trascorrere anche 12 ore di fila dietro il bancone del negozio di famiglia, a Ponte Milvio.
Vessazioni che sono proseguite fino a quando la vittima, aiutata da una professoressa, una volta compiuti 15 anni ha deciso di sporgere denuncia, facendo arrestare i genitori, di origini cinesi, che ora sono finiti sul banco degli imputati. «Urlavo con tutta la forza che avevo in corpo, perché speravo che smettesse per il timore di venire scoperto», ha raccontato la studentessa alla professoressa, che ieri è stata sentita in aula.
La madre pretendeva che a scuola i voti fossero sempre altissimi: se la figlia prendeva meno di 10, scattavano le punizioni, molto violente, anche quando la vittima era solo una bambina. Le angherie che sono proseguite per quasi cinque anni, fino all'arresto della madre della ragazza, che lo scorso marzo è finita ai domiciliari. La testa della ragazzina veniva immersa in una bacinella di acqua gelata fino a quando le mancava quasi il respiro, le sue mani venivano legate dietro la schiena con un rotolo di nastro adesivo, oppure con uno spago, e lei, immobilizzata, veniva lasciata seduta su una sedia da sola per ore: le veniva intimato di riflettere sui suoi comportamenti scorretti.
In alcune occasioni all'adolescente sarebbe stato impedito di dormire per due giorni consecutivi, per pensare alle sue presunte mancanze, considerate gravissime. La ragazzina, invece, tra i banchi di scuola era diligente e studiosa, e riusciva a mantenere un rendimento alto nonostante le ore infinite trascorse al lavoro […]
[…] La quindicenne le ha raccontato (alla professoressa di spagnolo, ndr) anche delle molestie sessuali: «Andavano avanti da quando era alle medie, aveva lividi sul seno e sul petto». I passi successivi sono stati l'incontro con la psicologa della scuola, la richiesta di aiuto a un centro antiviolenza e la chiamata alla polizia.
«Era terrorizzata, diceva di dover scappare di casa», ha aggiunto l'insegnante. Ora la vittima è in una casa famiglia e grazie alla sua determinazione è riuscita a portare a casa un risultato importante: «La cosa più bella ha spiegato la docente è stata vederla ritornare, non a sorridere, perché non sorrideva più, ma ad avere forza e determinazione. Ha fatto un esame di maturità come non avevo mai visto fare ed è riuscita a concludere in modo brillante il percorso scolastico». […]