Andrea Tornago per “la Repubblica”
«Per la Procura il caso è chiuso, l' hanno scritto già due volte.
'sissy' Maria Teresa Trovato Mazza
Lo Stato che mia figlia serviva, non vuole dirmi com' è morta Sissi». Non si dà pace Salvatore, il padre di Maria Teresa Trovato Mazza, detta "Sissi". Atleta e poliziotta penitenziaria di origini calabresi, 27 anni, cresciuta nell' esercito, prestava servizio nel carcere femminile della Giudecca quando il 1° novembre 2016 è stata trovata riversa a terra in un ascensore dell' ospedale Civile di Venezia, con la testa devastata da un proiettile calibro 9.
Per il pm veneziano Elisabetta Spigarelli non ci sono dubbi: l' agente ha tentato di togliersi la vita «senza il coinvolgimento di terzi », rivolgendo la pistola d' ordinanza contro se stessa. Ma il padre Salvatore Trovato Mazza, la madre Caterina e i famigliari sono convinti che non sia stata Sissi a sparare.
'sissy' Maria Teresa Trovato Mazza
Quel giorno l' agente Trovato Mazza doveva controllare una detenuta che aveva partorito ed era ricoverata nel reparto di pediatria dell' ospedale veneziano. Le immagini delle telecamere di sorveglianza la riprendono mentre si trattiene nei pressi delle scale come se stesse aspettando qualcuno. Si dirige verso l' ascensore, un punto non coperto dal raggio della telecamera, dove succede tutto in pochi istanti. Due minuti di buio, poi il corpo viene trovato da una passante.
Nell' ottobre del 2018 i rilievi avanzati dai legali della famiglia, supportati da autorevoli periti, hanno convinto il giudice a ordinare nuove indagini, al termine delle quali la Procura ha chiesto nuovamente l' archiviazione. Qualche giorno fa l' avvocato dei Trovato Mazza, Girolamo Albanese, ha depositato una seconda opposizione chiedendo alla magistratura di scavare più a fondo: la speranza è che il giudice ordini una superperizia.
'sissy' Maria Teresa Trovato Mazza
Perché se di suicidio si è trattato, quello dell' agente Sissi sembra un suicidio impossibile. Il foro di entrata del proiettile si trova in un punto strano del capo, più vicino alla nuca che alla tempia, non proprio la zona scelta da chi si punta una pistola alla testa. E l' arma che ha sparato, la Beretta d' ordinanza, viene ritrovata completamente priva di impronte digitali e ancora in mano alla poliziotta, nonostante il rinculo e le gravissimi lesioni provocate dal proiettile rendessero quasi impossibile trattenerla. C' è poi il dato più pesante: l' assenza di tracce ematiche sulla punta della pistola, «un evento insolito » anche secondo la Procura, considerato che il sangue viene riscontrato «nel 75% dei casi» di colpi sparati a contatto o a bruciapelo.
'sissy' Maria Teresa Trovato Mazza
Secondo i consulenti di parte sarebbero immacolati anche il polsino e la manica destra di Sissi, che rientrano in quella zona che gli esperti chiamano di «backspatter», dove dovrebbero depositarsi le gocce di sangue e i frammenti provocati dall' entrata del proiettile: «Una contraddizione insuperabile rispetto alla tesi del suicidio », si spinge a sostenere il generale dei carabinieri Luciano Garofano, biologo ed ex comandante del Ris di Parma, che ha accettato di dare il suo contributo al pool di esperti ingaggiati dalla famiglia.
'sissy' Maria Teresa Trovato Mazza
Cos' è successo dunque all' agente Sissi Trovato Mazza? Resta un giallo. Anche perché le indagini presentano lacune irreparabili, come la decisione dei medici legali di non sbendare la testa per verificare la lesione e di rimandare l' esame a un mese dopo, quando ormai sulla poliziotta era stato eseguito un invasivo intervento neurochirurgico. «Ma le pare normale che un genitore debba cercare di dimostrare scientificamente che sua figlia non si è sparata da sola? Nessuno vuole parlare con noi - denuncia il padre Salvatore - . Per lo Stato il caso è chiuso. Cosa c' è dietro? Che cos' è questo muro?».