CHIAMATO MR. MILIARDO MA LUI NON CI STA. DE MARTINO REPLICA: "NON ABBIAMO MAI UTILIZZATO IL SUPERBONUS 110%"
L'inchiesta più clamorosa emersa finora dalle indagini avviate in Italia sui bonus edilizi riguarda un maxi ammontare di crediti accumulati nel Foggiano. Un'indagine con diversi indagati che coinvolge anche Maurizio Matteo De Martino, definito anche Mister Miliardo. La vicenda è riportata da La Repubblica e l'Attacco pubblica in esclusiva la sua replica.
"Viviamo in un'epoca in cui la verità e la chiarezza sono essenziali, soprattutto quando si tratta di informazione - esordisce in una lettera esclusiva a l'Attacco Maurizio Matteo De Martino, definito da La Repubblica Mister Miliardo -. Da cittadino italiano, credo fermamente nel diritto dell'opinione pubblica di ricevere informazioni accurate e trasparenti. E fondamentale, in uno stato democratico come il nostro, avere una stampa che informi correttamente i cittadini, mettendo in luce fatti e notizie in maniera imparziale".
"Mi preme sottolineare che ogni individuo, compreso me stesso, è considerato innocente fino a quando non viene dimostrato il contrario attraverso un processo giuridico. La stampa ha il compito di informare, ma non di giudicare o sentenziare attraverso mezzi o tecniche lessicali che cercano solo di catturare l'attenzione. Usare termini come 'Mr. Miliardo o definizioni improprie come 'visionario' per descrivere la capacità imprenditoriale può distorcere la realtà".
"In primo luogo, vorrei chiarire un punto essenziale riguardante la mia operatività professionale. Larticolo fa riferimento a una sentenza della Cassazione, ma omette deliberatamente di menzionare la successiva legge di interpretazione autentica n. 38/23. Lart. 2 ter di tale legge sottolinea espressamente che: "Per le spese relative agli interventi diversi dal 110%, la cessione del credito e lo sconto in fattura sono subordinati esclusivamente al solo presupposto del sostenimento della spesa nella finestra temporale agevolata", e quindi non serve aver eseguito i lavori prima della "nascita" del credito d'imposta. Certo, i lavori, come era ed è nelle nostre intenzioni e nei fatti, bisogna comunque farli, ma non necessariamente prima della generazione del credito, il contrario di quanto ci viene contestato".
"Non abbiamo mai utilizzato il Superbonus (110%), eppure, in maniera ingiustificata, l'articolo sembra fare un amalgama tra le nostre operazioni e questa normativa. Desidero sottolineare con enfasi che nella gestione delle mie imprese ho sempre agito nel pieno rispetto della legalità e con un impegno irriducibile alla trasparenza. Riguardo alla situazione attuale, le nostre societa, a causa del sequestro preventivo, non possono ancora disporre di somme sui conti correnti, malgrado la revoca dell'incarico all'amministratore giudiziario. Questo ha creato notevoli ostacoli nella gestione delle attività e nei rapporti con i
nostri clienti".
"Voglio rettificare anche la notizia inesatta che è stata diffusa: non mi sono 'rifugiato a Dubai. Risiedo e lavoro in Italia. Ogni affermazione contraria è fuorviante e ingiusta". "Continuiamo con un'erronea rappresentazione: i cosiddetti 'box' sono stati descritti come 'stalle' o 'scuderie'. Questa rappresentazione induce in errore. La definizione catastale dei box, classificati come C6, fa riferimento a 'garage e posto auto'. La menzione di 'stalle' o 'scuderié è semplicemente un'espressione tradizionale utilizzata dal Catasto e non ha alcuna correlazione con strutture agricole".
"Il cuore pulsante del nostro business risiede nella nostra operatività come General Contractor, affidandoci a professionisti esterni e studi associati. Il numero di dipendenti non riflette l'ampiezza e la complessità dei progetti che gestiamo. La nostra rete di professionisti e collaboratori esterni garantisce l'efficienza operativa, permettendoci di soddisfare le esigenze dei nostri clienti".
"Riguardo ai frazionamenti, voglio sottolineare che ogni passo compiuto ha rispettato le leggi urbanistiche vigenti. Dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni, ci siamo dedicati alle pratiche edilizie con un'attenzione particolare alle innovazioni sismiche ed energetiche da apportare come per legge".
"In relazione al 'cassetto fiscale', desidero precisare che il 'controvalore netto dei circa 300.000 milioni di 'valore nominale' dei crediti decennali monetizzati sono stati tutti tracciati e trovati sui conti aziendali. Nonostante ciò, sono stati trattenuti e gestiti da un amministratore giudiziario nominato dal tribunale competente. È fondamentale non trarre conclusioni affrettate o basarsi su informazioni non verificate".
"L'integrità e la trasparenza sono state, e rimangono, la colonna portante della nostra gestione.Riguardo alla situazione attuale, le nostre società, a causa del sequestro preventivo, non possono ancora disporre delle somme che erano depositate sui conti correnti perchè ad oggi sono state integralmente trasferite al FUG (Fondo Unico Giustizia). Questo ha creato notevoli ostacoli nella gestione delle attività e nei rapporti con i nostri clienti".
"Vorrei fare chiarezza su un dettaglio fondamentale che l'articolo ha, forse involontariamente, omesso o non ha reso con la dovuta chiarezza. Parliamo della differenza tra i crediti d'imposta monetizzati e quelli totali e necessari per pagare la esecuzione \completamento delle operazioni di ristrutturazione degli immobili. L'80% dell'importo totale, circa 800 milioni, non è stato monetizzato e si trova da sempre nel cassetto fiscale delle società. Questo importo è a disposizione dello Stato e, al momento, è sottoposto a sequestro".
"Desidero sottolineare con enfasi che non c'è stata alcuna dispersione di fondi. Ogni singola operazione, ogni movimentazione, è stata registrata in contabilità con scrupolo e precisione. Tutto è tracciato, trasparente e facilmente verificabile. Nessuna somma è 'sparita' o è stata sottratta. Tutto è stato gestito con la massima trasparenza e integrità, operando sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti".
"E essenziale che tale aspetto venga compreso e diffuso correttamente. Offuscare o misconoscere queste realtà non rende giustizia al lavoro serio e corretto che è stato svolto e che è chiaramente evidenziabile attraverso la documentazione contabile".
"Mi preme inoltre ribadire il nostro impegno e la solidarietà nei confronti dei condomini. Siamo consapevoli delle sfide che stanno affrontando e garantiamo la nostra determinazione a rispettare gli accordi stipulati non appena le circostanze lo permetteranno".
"Infine, è imperativo sottolineare che, ad oggi, le indagini sono ancora in corso, ma non esiste né una sentenza di condanna né alcun processo. L'articolo potrebbe indurre a conclusioni diverse, e ciò rappresenta un'ingiustizia. Mi aspetto quindi che si possa fare luce su questi aspetti, affinché l'opinione pubblica possa avere un quadro chiaro e basato su fatti verificabili, non su interpretazioni parziali o omissioni".
"Infine, è imperativo sottolineare che, ad oggi, le indagini sono ancora in corso, ma non esiste né una sentenza di condanna né alcun processo. L'articolo potrebbe indurre a conclusioni diverse, e ciò rappresenta un'ingiustizia. Mi aspetto quindi che si possa fare luce su questi aspetti, affinché l'opinione pubblica possa avere un quadro chiaro e basato su fatti verificabili, non su interpretazioni parziali o omissioni"
LA TRUFFA DA RECORD DI MR MILIARDO GRAZIE ALLA BOLLA DEL SUPERBONUS
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “La Repubblica”
Primo comandamento: imparare a sognare. Avete una stalla? Pensatela una reggia. Possedete una soffitta? Trattatela da grattacielo. È a questo insegnamento che deve essersi ispirato Maurizio Matteo De Martino, imprenditore, classe 1966. Per comodità: mister miliardo.
De Martino, con la sua società, è stato infatti l’uomo che più di tutti è stato in grado di fare fruttare il grande sogno dei bonus edilizi trasformando, sulla carta, tuguri in condomini così da incassare bonus su bonus, crediti su crediti. «L’imprenditore è colui che coglie l’opportunità» ha spiegato lui nei mesi scorsi, lamentandosi con Repubblica di come il suo nome «da imprenditore onesto fosse messo insieme a truffatori noti alle cronache: si cerca di impedire con la burocrazia una buona legge».
Ecco perché il visionario imprenditore ha deciso che era arrivato il momento di dire basta e di prendere il volo: verso Dubai, sostiene oggi la Guardia di Finanza, che lo segue visto che l’uomo è indagato con un centinaio di persone nella più grande inchiesta sulle truffe per il 110 per cento e gli altri bonus, quella che da sola vale come il 20 per cento delle intere ruberie accertate. Un miliardo, appunto, e pochi spiccioli.
MEME SU GIUSEPPE CONTE E SUPERBONUS BY USBERGO
Quella di De Martino è probabilmente la storia simbolo di cosa i bonus edilizi sono potuti diventare soprattutto al principio, un volano per l’economia (per esempio i settori degli edili, rinnovabili, eccetera) ma anche un’incredibile zavorra per i conti pubblici, prestando il fianco, per colpa di norme frettolose e scritte male, a truffatori e affaristi.
O, appunto, visionari come il nostro De Martino. L’uomo aveva infatti una società – «con più di venti anni di esperienza» ci tiene a precisare –, la Mama International business (Mib), che nel 2020 presenta bilanci con fatturati di circa 19 milioni di euro.
Bene dunque. Ma il meglio doveva ancora arrivare. Nei 12 mesi successivi, infatti, la Mama fa probabilmente la migliore performance aziendale nel Paese aumentando il giro d’affari del 91 per cento e passando così a un miliardo e 38 milioni. Com’è stato possibile? Lo spiega bene la Cassazione in 20 pagine di sentenza che, confermando la bontà del lavoro della Guardia di Finanza di Foggia, confermano il sequestro miliardario ottenuto dalla procura spiegando che no, così non si poteva fare.
Ma così come? La società di De Martino aveva dichiarato di essere proprietaria di 1300 immobili e 17 terreni tra i comuni di Vieste e San Severo. Su ciascuno di essi aveva predisposto un piano di ristrutturazione, ritenendo che fosse possibile sviluppare su ciascuno di essi, come prevedeva la legge, un credito di 96 mila euro. Il punto, però, «è che l’87 per cento di quegli immobili – scrive la Cassazione – sono di categoria C/6, ossia stalle, scuderie, rimesse e autorimesse, con rendita catastale media di 50 euro».
Come avevano potuto sviluppare lavori – sisma bonus, 110, facciate per centinaia di migliaia di euro così come risultava dagli atti? Nelle carte c’erano fatture tra due società, soprattutto: la Mib e la Siv, «entrambe riconducibili a De Martino e a sua sorella Marisa» scrive ancora la Cassazione. «La Siv, costituita nel 2019, riceve fatture solo nel 2020 e nel 2021 per 607 milioni dalla Mib. E nel 2021 emette fatture alla Mib per 568 milioni». Dunque: le due società si scambiano le fatture, anche perché per parlarsi non fanno molta fatica.
«Mib e Siv hanno locali in comune e le compagini risultano esattamente sovrapponibili, essendo il 50 per cento del capitale sociale di proprietà di De Martino e della sorella, risultando formalmente amministrate entrambe da De Martino». Qualche esempio: De Martino compra un vecchio albergo a Vieste. E decide di ristrutturarlo. Il punto è che il bonus viene moltiplicato non per le tre particelle che sono negli atti, ma per centinaia, uno per ogni stanza. Come se ciascuna camere fosse un’unità immobiliare diversa. […]
Stipulato il contratto di appalto, la società emetteva fattura nei confronti dell’altra. C’era l’obbligo di pagare il 15 per cento mentre il restante 85 aveva titolo per richiedere il bonus fiscale». Facile, no? Anche perché controlli sul campo non ce n’erano, al principio bastava il via libera di un tecnico di fiducia, e comunque proprio la rete di complicità ha portato a un centinaio di indagati.
In questi mesi il team legale che segue De Martino ha sempre sostenuto che nessuna truffa c’è stata, che i cantieri erano tutti aperti come testimoniavano anche gli atti dei tecnici. In almeno un caso, però, uno degli architetti ha sostenuto che i numeri erano stati inseriti in un secondo momento.
[…] De Martino giura di essere innocente. Anzi, al momento del sequestro ha rilanciato: «Questa inchiesta assomiglia alla canzone di De Andrè, alla “Carlona”: dicono che ci siano società inesistenti ma la Mib esiste da oltre 20 anni: uffici, cantieri, dipendenti, sale riunioni». […d]
DATI SUL SUPERBONUS SUPERBONUS RECORD DI TRUFFE