Estratto da “la Repubblica”
Per anni il fondatore di Starbucks, Howard Schultz, ha presentato la sua catena di caffé […] come la casa liberal d’America, dove rispettare i lavoratori, accogliere le diversità[…]Solo che questo “illuminato” miliardario di Brooklyn, e ex candidato Democratico alle presidenziali, guarda ai sindacati come […] una catastrofe. Da quando a Starbucks i lavoratori si sono uniti in organizzazione sono stati licenziati a centinaia.
L’ultimo caso simbolo è quello di Alexis “Lexi” Rizzo, 25 anni, di cui parla il Washington Post . Il 31 marzo, mentre stava pulendo i piatti nel retro dello store a Buffalo, New York, Rizzo ha visto la sua manager stampare un documento. Alla ragazza sono cominciate a tremare le mani. «Mi stanno per licenziare», ha detto ai colleghi. Pochi secondo dopo la manager l’ha chiamata. […]Rizzo aveva inserito il comando “registra” sul cellulare. Il licenziamento, seppure sconvolgente, non era inatteso.
Nell’agosto 2021 Lexi era stata una delle 49 bariste degli store a Buffalo che avevano firmato una lettera al Ceo in cui annunciavano la decisione di far nascere il primo sindacato aziendale. […] A oggi sono 320 i negozi della catena che hanno una rappresentanza. Ma il successo ha richiesto un prezzo molto alto: solo tredici delle 49 bariste hanno mantenuto il posto […]
dal momento in cui ha firmato quella lettera, la situazione è precipitata. Ogni incidente sul lavoro è stato usato contro di lei. Due mesi prima di essere licenziata, Rizzo era arrivata al lavoro con 57 minuti di ritardo. La compagnia aveva avviato un’indagine. L’1 marzo, secondo i documenti ufficiali, Lexi era “arrivata in ritardo di un minuto” al turno delle 6 di mattina.
In tutto, come emerso durante un’istruttoria dell’agenzia federale del lavoro, Rizzo, affetta da emicrania cronica e dolori addominali che le causano insonnia, aveva accumulato una mezza dozzina di ritardi in più di mille giornate lavorative, non abbastanza per giustificare il licenziamento e tantomeno in una compagnia simbolo dell’America liberal. Il 29 marzo, durante l’audizione davanti al Congresso, Schultz aveva respinto le accuse di rappresaglia. «Non abbiamo mai fatto qualcosa di così nefasto — aveva rassicurato i senatori della commissione Lavoro — per noi le persone vengono prima di tutto». Due giorni dopo, la ragazza è stata licenziata.
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