Aldo Fontanarosa per repubblica.it - Estratti
Le liti e le incomprensioni non fermano lo scudo anti-pezzotto. L’arma contro i pirati del calcio e del basket in tv – attiva presso il Garante italiano delle Comunicazioni (l’AgCom) a difesa anche di Dazn e Sky – supera gli 8 mesi di vita con un bilancio positivo.
Dal suo esordio, il 2 febbraio 2024 e fino al 31 ottobre scorso, lo scudo ha affondato oltre 32 mila siti illegali colpendone i domini (Fqdn) e gli indirizzi Ip in Rete. Parliamo di affondamenti in tempo reale, come in una battaglia navale.
In base alla legge italiana, lo scudo tenta di bloccare la visione illegittima entro 30 minuti dal fischio d’inizio delle partite. In campo ci sono anche risorse stabili: un milione di euro per pagare le donne e gli uomini che manovrano lo scudo; 250 mila per i software, solo nel 2023.
Ma una nuova incognita prende forma all’orizzonte. Google, il gigante statunitense Cloudflare e un gruppo di aziende che forniscono servizi di Vpn attaccano lo scudo italiano. Queste influenti imprese cercano l’appoggio del governo degli Stati Uniti perché il nostro scudo anti-pezzotto sia cambiato.
Per come oggi è strutturato, sostengono, può oscurare siti innocenti e leciti. Google, Cloudflare, le aziende fornitrici di Vpn per la navigazione anonima in Rete si affidano a una potente associazione di imprese – la Internet Infrastructure Coalition, con sede in Virginia – che rappresenta 81 marchi, tra cui i loro. A fine ottobre, l’associazione ha spedito una lettera a una speciale struttura del governo statunitense, la Ustr.
La missiva denuncia le presunte anomalie del nostro scudo perché l’Ustr faccia proprie le contestazioni in un suo rapporto. Il National trade estimate report della Ustr, aggiornato ogni anno, potrebbe dunque convenire che lo scudo italiano ostacola i commerci internazionali a danno delle società americane.
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