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Estratto da www.repubblica.it
Dai tonnarelli cacio e pepe che avevano stregato Alessandro Borghese fino al matrimonio fascista. È un ristoratore il protagonista del caso politico che ha scosso Castel Gandolfo nei giorni scorsi. Si tratta di Giammarco Pelli, uno dei titolari dell’Hosteria Di padre in figlio, tra le più rinomate del posto.
A far spiccare il volo al ristorante di famiglia Pelli, nato dalla passione di nonna Elsa, era stata proprio la trasmissione 4 Ristoranti di Alessandro Borghese, che nel 2019 aveva decretato l’Hosteria come migliore fraschetta dei Castelli Romani. […] Sul profilo Facebook del locale, nell’ultimo post, viene annunciata la chiusura dal 9 al 16 settembre del ristorante con questa motivazione: “L’oste si sposa”.
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Il matrimonio, che si è celebrato lo scorso venerdì, è quello che ha fatto infuriare anche l’amministrazione comunale di centrosinistra, che ha preso le distanze dai festeggiamenti fascisti degli invitati, amici dello sposo Giammarco Pelli, che di sicuro sul suo profilo Facebook non nasconde il suo orientamento politico: “In uno dei post, che risale al 2018, c’è un’immagine di Benito Mussolini.
GIAMMARCO PELLI CHIUDE IL RISTORANTE PER IL MATRIMONIO
[…] C’è chi sventola le bandiere della Roma, chi lancia fumogeni gialli e rossi. Poi inizia il coro sulle note della celebre canzone fascista Faccetta Nera, rivisitata in chiave giallorossa: «A.S. Roma capitolina/ tu sei l’orgoglio della gioventù romana/se qualche volta non vincerem/i tuoi colori sempre in alto porterem!». La ritmica è inconfondibile, tanto che uno degli abitanti di Castel Gandolfo accende il proprio telefono e gira un breve filmato che poi posta sui suoi profili social.
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Mentre gli ospiti ultras cantano a squarciagola, gli sposi sotto la pioggia si dirigono verso un mezzo dei vigili del fuoco per alcune foto ricordo mentre parte anche l’intramontabile saluto “Eia eia eia, alalà” tanto caro a nazionalisti e fascisti italiani di tutte le età.
Oltre alle proteste dell’amministrazione comunale, “Fa male leggere che il nome della nostra città sia associato al fascismo e a inqualificabili atti nostalgici”, a chiedere chiarezza ora sono anche il comando provinciale di Roma dei vigili del fuoco che vuole capire se in qualche modo la presenza dei pompieri in piazza fosse legata alle celebrazioni. Il sindaco di Castel Gandolfo Alberto De Angelis ha chiesto alle autorità preposte di “accertare la legittimità di quanto accaduto e gli eventuali reati commessi”. Al momento, però, non ci sono indagini in corso.
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