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In una tenda allestita nel deserto e sorvegliata dalla polizia armata, Laxmi Narayan Tripathi benedice il flusso costante di pellegrini, che la omaggiano con ghirlande di calendule e si inginocchiano per toccarle i piedi.
Tripathi, leader dei transgender ed ex star di un reality tv, è diventata un'icona al Kumbh Mela, il festival religioso che si tiene sulle rive del fiume Gange nella città di Prayagraj. Un appuntamento imperdibile che si concluderà a marzo e per il quale è prevista un'affluenza di 150 milioni di persone.
Martedì il movimento religioso di Tripathi, chiamato Kinnar Akhada, è stato il primo gruppo transgender a fare il bagno nel Gange nel primo giorno dell'antico festival, tradizionalmente riservato ai solitari sacerdoti indù, quasi tutti uomini. «Dopo secoli di differenze la comunità ha ottenuto quello che è ci è dovuto» ha detto a Reuters la guru, seduta su un piedistallo accanto alla sua borsa di Michael Kors.
Molti al festival acclamano Tripathi per aver reclamato il posto perduto nell'induismo per il "terzo genere" indiano, conosciuto come gli hijra, adorati come semidei per migliaia di anni, ma ridicolizzati e perseguitati durante il dominio coloniale britannico. Una legge approvata nel 1871 classificò gli hijra come "criminali", finendo per relegarli a una vita di elemosina e maltrattamenti.
Solo nel 2014 la Corte Suprema ha riconosciuto ufficialmente le persone transgender come terzo genere. E Tripathi è solo uno dei volti più noti.
Caduta e rinascita
Il posto degli hijra nella cultura indiana risale al Ramayana, un poema epico indù che ha più di 2.000 anni. Come si legge nel testo, il re-dio Ram viene esiliato dalla città santa di Ayodhya, ma l'intera popolazione lo segue nella foresta. Ordina loro di tornare indietro, ma quando dopo 14 anni fa ritorno, trova gli hijra che lo aspettano nello stesso punto. Impressionato dalla loro devozione, concede loro il potere di invocare benedizioni e maledizioni sulle persone.
Per secoli, sebbene le loro vite fossero tutt'altro che facili, gli hijra hanno avuto un ruolo speciale nelle corti reali dell'India, e avevano il compito di proteggere gli harem e di assumere posizioni influenti.
Oggi, nonostante il loro riconoscimento legale, molti ancora affrontano pregiudizi in quello che è un Paese conservatore, e sono costretti a essere lavoratori del sesso o devono elemosinare a matrimoni e nascite, una pratica da tempo tenuta tra gli hijra. Le manifestazioni di odio contro di loro sono comuni e la presenza di malati di HIV all'interno della comunità è molte volte superiore alla popolazione generale.
La vita di Tripathi
Nata nel 1979 a Thane, un sobborgo della capitale finanziaria indiana, Mumbai, Tripathi racconta di aver avuto un'infanzia difficile a causa degli abusi subiti da un parente stretto. A scuola veniva bullizzata per essere effeminata, ma adesso cerca di focalizzarsi solo su quanto di positivo la vita le ha regalato: «Ho scelto di non focalizzarmi sul pregiudizio. Piuttosto penso alle cose buone che mi sono successe».
Da tempo riconosciuta come una delle figure più influenti della comunità LGBT in India, è diventata famosa in tutto il Paese quando è apparsa nel reality show televisivo "Bigg Boss" nel 2011.
Nel 2015 ha fondato la sua Akhara e ha iniziato una campagna per far rappresentare gli hijra al primo "Shahi Snan", il famoso bagno nelle acque del Gange del Kumbh Mela.
«Siamo riusciti a riappropriarci della nostra posizione - ha detto Tripathi, riferendosi alla legge cosmica indù che sta alla base dell'ordine sociale - Non ero molto religiosa fino al 2015. Adesso la vita è cambiata».
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