1. TREGUA, EGITTO E USA PREMONO SU ISRAELE
Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “La Stampa”
I capi del Mossad, David Barnea e dello Shin Bet, Ronen Bar sono al Cairo.
Con loro c'è un funzionario dello Stato Maggiore, Eliezer Toledano, direttore del dipartimento che si occupa dei nemici cosiddetti "del terzo cerchio" di Israele. Quelli, cioè, con cui non condivide un confine. In primis, l'Iran. Il capo della Cia William Burns, dice la Cnn, guiderà ancora una volta il team statunitense.
Una fonte israeliana ha informato il quotidiano Haaretz che si punta a un summit, domenica, «se Hamas mostrerà segni di movimento». La riduzione delle distanze tra Stato ebraico e fazione palestinese, obiettivo della "proposta ponte" dell'amministrazione Biden, passa dal corridoio Filadelfia.
La zona cuscinetto in territorio palestinese lungo il confine tra Gaza e il Sinai sta inceppando il meccanismo statunitense.
Più che un muro, la barriera si è rivelata una rete a maglie larghe con oltre 150 tunnel (tanti ne ha distrutto finora Tsahal) da cui per decenni sono state introdotte clandestinamente armi e altro materiale bellico di contrabbando.
ANTONY BLINKEN - BENJAMIN NETANYAHU
Nella disputa tra Israele e Hamas, si è messo di traverso anche l'Egitto, che ne fa una questione di violazione del trattato di pace israelo-egiziano del 1979 (che limita il numero di truppe che entrambi i paesi possono schierare vicino al confine) e di complicità con l'occupazione israeliana di Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu insistite a ribadire che il suo esercito non si ritirerà dal corridoio, per impedire ad Hamas di riarmarsi.
La soluzione proposta dal Segretario di Stato Usa Antony Blinken prima di lasciare la regione, prevede […] una forza di interposizione internazionale con la partecipazione del Cairo e la supervisione di Gerusalemme. Ma l'ufficio di Netanyahu l'ha escluso. I negoziatori israeliani - secondo una ricostruzione del Wall Street Journal - avrebbero recentemente proposto di stabilire otto torri di osservazione lungo il Filadelfia e gli Stati Uniti avrebbero abbassato il numero a due.
L'Egitto però avrebbe respinto qualsiasi presenza che fornisca alle forze dell'Idf un accesso permanente. Le prossime ore saranno decisive per capire se il compromesso offre argomenti sufficienti alle parti per allinearsi. […]
2. IL QATAR PRESSA L’IRAN PER UN ACCORDO DA ISRAELE E HAMAS NIENTE APERTURE
Estratto dell’articolo di F. CAF. per “la Repubblica”
Non sono solo gli Stati Uniti: c’è la diplomazia dell’intero mondo arabo in movimento per arrivare a una svolta sul cessate il fuoco a Gaza e ridurre così il rischio di una guerra regionale.
Mentre i tavoli tecnici continuano ad essere riuniti al Cairo, nei prossimi giorni lo shuttle diplomatico intorno alla crisi vedrà il ministro degli Esteri del Qatar Mohammed Al Thani recarsi a Teheran per parlare con il nuovo presidente Masoud Pezeshkian: ovvero direttamente con i vertici del Paese che più può decidere se e quando fermare una rappresaglia (diretta o tramite gli alleati Hezbollah in Libano e Houthi in Yemen) contro Israele per l’assassinio a Teheran del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh.
E influenzare Yahya Sinwar, il leader di Hamas, che finora non ha lanciato segnali di compromesso. Nelle stesse ore a Riad atterrerà il presidente palestinese Mahmoud Abbas: alla corte dell’uomo, il principe ereditario Mohammed bin Salman, che più soldi potrebbe mettere nel piatto della ricostruzione di Gaza, a patto però di trovarsi di fronte a una leadership funzionale e non corrotta. L’esatto contrario di ciò che è oggi l’Anp di Abbas.
benjamin netanyahu I CORRIDOI DELLA STRISCIA DI GAZA Ismail Haniyeh - Masoud Pezeshkian benjamin netanyahu raid a gaza 2 raid a gaza 3 Massoud Pezeshkian 4 benjamin netanyahu discorso congresso usa
[…]