Paolo Mastrolilli per "la Stampa"
MONETA DA UN TRILIONE DI DOLLARI
Per chi fosse abbastanza vecchio da ricordarlo, sembra una storia uscita dai fumetti del Signor Bonaventura, curioso personaggio di Sergio Tofano che finiva le sue avventure incassando sempre un premio esorbitante da un milione di lire. Invece è una storia vera, perché il governo americano ha preso sul serio in considerazione l'idea di coniare una moneta di platino dall'astronomico valore di un trilione di dollari, per superare l'emergenza debito ed evitare un default che precipiterebbe l'economia nella recessione.
La segretaria al Tesoro Yellen è contraria, e quindi è assai difficile che la proposta diventi realtà. Ciò però non toglie nulla alla drammaticità della situazione vissuta dagli Usa, o semmai l'accresce. Al Congresso tocca determinare quanto debito può contrarre il governo, e quindi ogni volta che viene raggiunto il tetto deve alzarlo. Questa operazione è stata fatta oltre ottanta volte, e al momento il limite è 28,5 trilioni di dollari.
MONETA DA UN TRILIONE DI DOLLARI
Non si tratta di soldi appropriati per nuove spese, ma solo dell'autorità necessaria a raccoglierne abbastanza per onorare quelle già approvate dal Parlamento. In passato era una pratica di routine, espletata con voto bipartisan, ma ormai negli Usa non c'è quasi più nulla di routine e bipartisan. La politica sembra dominata da un cupio dissolvi, dove nessuno si preoccupa se insieme a Sansone muoiono tutti i filistei.
MONETA DA UN TRILIONE DI DOLLARI
Perciò i repubblicani si oppongono all'innalzamento del debito, anche se servirebbe a pagare le spese decise da Trump. La Yellen ha avvertito che il 18 ottobre lo stato finirà i soldi, andando incontro al default e allo shutdown, ossia la sospensione delle attività non essenziali. Il Gop le ha risposto di arrangiarsi. Non darà aiuto, per punire i democratici del progetto di investire 3,5 trilioni di dollari nelle «infrastrutture umane».
Biden, non avendo il sostegno di alcun repubblicano, punta a varare questo pacchetto usando il processo della «reconciliation», che consente di approvare alcune leggi di spesa a maggioranza semplice. Ciò permette di aggirare il «filibustering», ossia il blocco dei provvedimenti che secondo la prassi hanno bisogno di una maggioranza di 60 voti al Senato.
USA LINCOLN MEMORIAL CHIUSO DURANTE LO SHUTDOWN
Al momento i democratici ne hanno solo 50, e quindi per varare da soli il pacchetto «infrastrutture umane» hanno bisogno ricorrere alla «reconciliation», tenendo uniti tutti i propri voti. I repubblicani allora hanno risposto che dovranno usare lo stesso metodo anche per il debito, o in alternativa hanno offerto di alzare il tetto fino a dicembre.
I democratici però non vogliono, perché è rischioso e per non assumersi tutta la responsabilità della spesa. Infatti sono divisi tra loro anche sul pacchetto «infrastrutture umane», dove i senatori moderati Manchin e Sinema si oppongono alla cifra di 3.500 miliardi. Biden quindi sta negoziando, ma ha già abbassato il totale ad una cifra compresa tra 1,9 e 2,2 trilioni.
La trattativa sul pacchetto andrà avanti almeno fino al 31 ottobre, ma quella sul tetto del debito ha i giorni contati per legge. Perciò come soluzione di emergenza il governo ha considerato l'ipotesi di coniare una moneta di platino da un trilione, da depositare alla Fed per avere i liquidi.
Yellen si oppone, perché minerebbe l'indipendenza della banca centrale e alimenterebbe l'inflazione. Il default però incombe, e serve una soluzione in pochi giorni per evitare il rischio di una recessione.