TRITOLO ALLA NAPOLETANA - UN PENTITO PUGLIESE RIVELA: “I CLAN DELLA CAMORRA CI CHIESERO DI PREPARARE UN ATTENTATO CONTRO IL PROCURATORE CAPO DI NAPOLI” - COLANGELO SAREBBE STATO COLPITO A GIOIA DEL COLLE, VICINO ALLA SUA CASA D’ORIGINE

Il racconto del pentito Cosimo Zingaropoli tira in ballo un pregiudicato di origine rom. “Monti mi disse che erano venuti dei napoletani, volevano pagare per fare ammazzare una persona su Gioia del Colle”. Ritrovati 550 grammi di esplosivo…

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Gabriella De Matteis e Conchita Sannino per “la Repubblica

 

GIOVANNI COLANGELO GIOVANNI COLANGELO

La vita di un procuratore capo nelle mani di un “giostraio”. È alla periferia di Gioia del Colle, Bari, a ridosso della vasta proprietà di un criminale con condanne per traffico d’armi, e canali d’accesso ai maggiori arsenali di bazooka ed esplosivo dei Balcani, che gli inquirenti trovano 550 grammi di tritolo.

 

Lui è Amilcare Monti Condesnitt, noto come il giostraio, da venerdì scorso in carcere: dove nega tutto, insieme con altri quattro banditi ritenuti suoi complici. Eppure quel tritolo, è l’ipotesi investigativa, doveva servire a uccidere, a pochi metri dalla sua casa d’origine, il capo dei pubblici ministeri napoletani, Giovanni Colangelo.

COLANGELO COLANGELO

 

Ma una quantità così ridotta di Tnt sarebbe bastata a un’azione terroristica? I dubbi iniziali sarebbero fugati da alcuni esperti: «Se ben miscelato con altri elementi, anche mezzo chilo di tritolo può fare vittime e danni». Indaga il pm Roberto Rossi, pool antimafia di Bari, in costante collegamento con i vertici della Procura partenopea, che ormai da molti mesi ha inanellato catture importanti e sequestri di beni contro la camorra, specie contro le cosche di nuova, feroce, generazione.

 

Di poche ore fa, il lungo vertice in Puglia tra Rossi con il procuratore antimafia Giuseppe Borrelli e il pm Maurizio De Marco, lo stesso che si occupa della lotta contro i clan di Secondigliano.

TRITOLO TRITOLO

 

Trecentomila euro, il prezzo che i clan napoletani avrebbero offerto — stando al racconto del collaboratore di giustizia Cosimo Zingaropoli — ai criminali pugliesi, vicini al clan Strisciuglio, per pianificare l’attentato. Così l’allarme, noto da giorni e aperto dal racconto del pentito conduce la Dda di Bari fino al ritrovamento del tritolo e trova una prima conferma. Ma che cosa racconta Zingaropoli?

 

Spacciatore di Scampia Spacciatore di Scampia

È il dicembre del 2015 quando il trafficante Monti, antiche radici rom e stabile radicamento a Gioia, avrebbe confidato a Zingaropoli del piano commissionatogli dalla camorra. I clan, forse di Secondigliano o Scampia, cercavano esplosivo e uomini in grado di eseguire l’attentato. Dice in sintesi il pentito: «Monti mi disse che erano venuti dei napoletani, volevano pagare per fare ammazzare una persona su Gioia del Colle». La “persona” era Colangelo.

 

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Non solo: i camorristi avevano compiuto sopralluoghi intorno alla casa del procuratore, individuato l’auto su cui viaggiava il magistrato, nei suoi rientri a casa. Monti avrebbe nutrito qualche dubbio — “Poi pensano subito a me”, sarebbe stata l’iniziale perplessità — ma non aveva parlato di un rifiuto. Poi Zingaropoli, accusato di droga e armi, decide, nonostante sia semilibero, di passare dalla parte dello Stato. Racconta tutto.

 

E riavvolge il nastro anche fino al 2011, data in cui lo stesso giostraio Monti fa affari con la camorra di Napoli nord. Zingaropoli ricorda con certezza anche il soprannome di un napoletano: utile dettaglio, anche se non determinante.

scampia droga scampia droga

 

AGGUATO A SCAMPIA REPUBBLICA IT AGGUATO A SCAMPIA REPUBBLICA IT

Scattano i primi accertamenti e intanto nel barese la polizia mette le mani sull’inquietante coincidenza: quel tritolo nascosto appena fuori della vasta tenuta, e dalla casa-roulotte, del “broker” Monti, alle spalle già una condanna a 17 anni per traffico di armi e droga. Il “giostraio”, come lo chiamano da quelle parti, opera da sempre a Gioia del Colle, proprio il paese in cui continua a risiedere il procuratore Colangelo.

 

LE VELE DI SCAMPIA LE VELE DI SCAMPIA

Sottoposto subito dalla polizia a fermo del pm, poi convalidato dal gip, continua a negare tutto, dal carcere. «Io che c’entro? — mormora nell’interrogatorio Monti — Non so nulla di quel tritolo, era fuori dal mio terreno. Io cosa ne so? Sono depresso, mi devo curare ». Ma il giostraio, per i pm, nasconde segreti, più che mali interiori. L’inchiesta è appena cominciata.

 

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