CLAUDIO REALE per repubblica.it
In una lettera inviata questa mattina al ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, Francesco Basile ha rassegnato le dimissioni dalla carica di rettore dell'Università di Catania, che ricopriva dal febbraio 2017. Basile era stato sospeso dalla funzione, insieme al suo predecessore e ad altri otto professori, su decisione del gip etneo, nell'ambito dell'inchiesta "Università bandita", che ha svelato un sistema diffuso di concorsi truccati;
un'indagine che ha coinvolto 66 persone, tra cui 60 docenti di 14 atenei italiani.
"A seguito della nota vicenda giudiziaria avviata dalla procura della Repubblica di Catania che vede coinvolti, in qualità di indagati, numerosi docenti dell'Università di Catania ed anche me, in qualita' di rettore - ha scritto Basile al ministro Bussetti - ho avuto modo di riflettere profondamente sulle decisioni più opportune da prendere per il bene dell'ateneo.
Con lo stesso spirito di servizio che ha contraddistinto il mio mandato e per il rispetto e la considerazione che ho sempre manifestato per il ruolo che ricopro e nei confronti della magistratura, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni dalla carica di rettore dell'Università di Catania".
Una decisione che Basile definisce "sofferta", ma che viene assunta "per la tutela dell'istituzione, dei docenti, dei dirigenti e del personale universitario che sento a me particolarmente vicini in questo momento e per garantire agli studenti serenità nel loro percorso di studio. Infine - precisa - ritengo che, spogliandomi del ruolo istituzionale, potrò con maggiore libertà e incisività e senza condizionamenti esterni, dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati".
Questa mattina, intanto, gli studenti di Mua, Coordinamento universitario, Link e Fgc hanno occupato il rettorato: "Alle 17 - annuncia uno degli attivisti, Giovanni Manganaro - terremo un'assemblea pubblica, alla quale abbiamo chiesto la presenza del direttore generale dell'ateneo, Candeloro Bellantoni".
Gli studenti chiedono garanzie sulle conseguenze dell'inchiesta. "Innanzitutto - dice Manganaro - i vertici dell'ateneo devono smentire pubblicamente quello che sembra emergere dai documenti dell'indagine: l'università non può essere un luogo d'élite, gestito ad esclusivo uso e consumo di alcune famiglie. Bisogna ribadire la centralità degli studenti all'interno dell'università, ma soprattutto bisogna che i vertici dell'ateneo ci garantiscano che questa indagine non intacchi la vita degli studenti". Venerdì mattina, all'assemblea che ha posto all'ordine del giorno questi primi punti, hanno partecipato circa 100 universitari.
Il caso è esploso appunto venerdì. Sotto inchiesta ci sono fra gli altri l'ormai ex rettore Basile, i suoi predecessori Giacomo Pignataro e Antonino Recca, l'ex procuratore di Catania Vincenzo D'Agata e numerosi professori universitari attualmente in servizio nell'ateneo della città etnea: secondo l'inchiesta della Procura di Catania una "cricca" avrebbe controllato l'esito di 23 concorsi per i docenti universitari, stabilendo a monte chi dovesse vincerli.