Lor.Pad. per “la Stampa”
IL MURO NEL QUARTIERE DI SANTA BONA A TREVIS
Un muro invalicabile come specchio dei tempi che cambiano. Quella barriera di tre metri, che delimita «Borgo San Martino», nel centrale quartiere di Santa Bona, a Treviso, fa scalpore perché protetti al suo interno non ci sono ricchi e vip. Le venti villette già occupate, sulla cinquantina complessiva prevista entro un paio d' anni, sono abitate dalla classe media: liberi professionisti, piccoli imprenditori, medici. Perfino il costo non è proibitivo: poco più di duemila euro al metro quadro. Un investimento accessibile a molti con un obiettivo ben preciso: sicurezza e privacy.
IL MURO NEL QUARTIERE DI SANTA BONA A TREVIS
Oggi è la storia di Treviso, ieri quella di Castelfranco, Jesolo, ancora prima di Arese e Milano. La primogenitura delle blindature e dei muri di cinta più eclatanti degli anni Duemila fu di Pordenone. «La sicurezza non è l' unico aspetto - spiega Stefano Allievi, professore di Sociologia all' Università di Padova -: c' è una tendenza progressiva ad immaginare la città un insieme di luoghi separati: quello per lo svago, per il lavoro, per la terza età. Esperienze di villaggio - fortino - all inclusive, tanto care a chi insegue il sogno piccolo borghese, che spesso si sperimentano in vacanza per poi replicarle a casa.
È sempre più diffuso l' orientamento ad un' insularizzazione, cioè il desidero di circondarsi solamente di persone simili. Funziona così anche sui social: seguo prevalentemente quello che dimostra le stesse attitudini. Non si tratta però di un destino inesorabile - assicura Allievi -: la ricchezza della città senza ostacoli è di essere il luogo in cui cercando una cosa ne trovi un' altra».
IL MURO NEL QUARTIERE DI SANTA BONA A TREVISO
Insediamenti blindati bocciati anche da Domenico Luciani, l' architetto trevigiano per 22 anni direttore della Fondazione Benetton e oggi è presidente dell' associazione «Accademia di paesaggio»: «E' un progetto contrario alla nostra antropologia. Mi chiedo davvero chi possa avere interesse ad andare ad abitarci. Non sono luoghi di vacanza di lusso e non è l' Arabia Saudita. Non è una banlieue. Perchè mai un veneto sente l' esigenza di una casa in quel luogo?».
La battaglia contro il «bunker» l' ha lanciata Italia Nostra, attraverso il presidente provinciale Romeo Scarpa: «Il Comune non doveva rilasciare il permesso per il muro: quel tipo di recinzione non è previsto dai regolamenti urbanistici e non si doveva creare il precedente. Chi vi abita mi fa tenerezza: si è tanto gridato al lupo da riuscire a impaurire la gente, mentre la realtà parla di criminalità sotto controllo».
IL MURO NEL QUARTIERE DI SANTA BONA A TREVIS
L' ideatore e costruttore del borgo, Remo Berno, pensa invece che il futuro sarà dei «Villaggi chiusi»: «Quando abbiamo fatto i colloqui per proporre gli alloggi, gli aspiranti non sono stati colpiti dalla video-sorveglianza o dal muro anti-intrusione: volevano tranquillità e garanzie sui loro coinquilini.