Chiara Barison per www.corriere.it
Quando le vacanze saranno ormai un lontano ricordo, cosa c'è di più rilassante di ammirare un acquario che ricorda gli splendidi fondali marini? Probabilmente sono d'accordo i turisti che sono stati fermati con 6,3 chili di bianca sabbia di Cabras. Lo denuncia la pagina Instagram @sardegnaderubataedepredata, attiva nella segnalazione dei furti di elementi naturali del paesaggio.
«Per fortuna tornerà presto nel luogo a cui appartiene», commentano allegando le foto del grosso sacco pieno di sabbia e conchiglie, «ai ladri invece (che speriamo di non vedere mai più da queste parti) auguriamo di continuare a piangere a lungo e con dolore come quando hanno appreso che l'importo della sanzione era di 1000 euro».
Non è la prima volta che si verificano episodi simili. Scorrendo i post pubblicati sulla pagina è possibile vedere decine e decine di bottigliette colme di sabbia, pietre e conchiglie, oltre a stelle marine essiccate al sole che i turisti hanno tentato di portare a casa come souvenir. La giustificazione è quasi sempre la stessa: «Ci serviva per l'acquario». A volte però, qualcuno si pente e restituisce il maltolto alla natura sarda inviando un pacco con il contenuto etichettato a seconda della provenienza, affinché il tutto possa essere restituito al luogo al quale appartiene.
Accanto al furto della sabbia, la pagina documenta un altro preoccupante fenomeno: la pesca dei ricci nelle aree marine protette di Capo Coda Cavallo e il Parco Nazionale della Maddalena. I molluschi vengono pescati dai turisti durante il periodo di fermo biologico, imposto per contrastare il rischio di estinzione, e consumati crudi accompagnandoli ai cracker. Spesso, l'intento è mostrare il bottino sui social per «soddisfare il proprio ego», denunciano, «possibile che si debba continuare ad assistere impotenti a questi atteggiamenti di disprezzo?».