Estratto dell’articolo di Gianluca Modolo per “La Repubblica”
«No, lì no. Niente foto». Il ragazzino addetto alla sicurezza si piazza davanti alla fotocamera del telefonino per non farci scattare nulla. Lontano dalle orde di turisti cinesi e russi che ogni estate prendono d’assalto le spiagge di questa tranquilla cittadina che affaccia sul Golfo di Bohai, si scorgono su quel pezzo di costa in lontananza che è vietato fotografare un paio di grandi ville: il buen retiro estivo della nomenklatura comunista.
I sovietici se ne andavano a Yalta, i cinesi vengono a Beidaihe. Agosto, tempo di vacanze. Anche per il Partito. Vacanze di lavoro, però. L’evento non è ufficiale, ma è un segreto di Pulcinella ormai da settant’anni che la leadership sceglie di scappare dalla calura asfissiante di Pechino per rifugiarsi qui, a 300 chilometri dalla capitale, per almeno due settimane fino alla metà del mese: un conclave estivo, occasione per i funzionari di discutere, tramare, tessere strategie per poi decidere la linea da adottare e da far prendere alla Cina al rientro dalle spiagge.
Conversazioni tanto più difficili quest’anno, tra problemi economici e sociali che il Paese sta affrontando sotto la guida di Xi Jinping. Ogni estate vengono invitati esperti su un tema che il Partito considera cruciale: quello di questo 2024 è “patriottismo e impegno per il futuro”. Ne servirà molto.
Hai voglia a far finta che qui non succeda nulla in questi giorni: già all’uscita dell’autostrada, semplici agenti e ufficiali della Pap, la polizia dell’esercito, sono schierati per controllare documenti e ispezionare i bagagliai di ogni macchina. Stessa scena che si ripete prima di avvicinarsi al centro città.
Se poi sul passaporto c’è scritto che lavoro fai, le antenne si drizzano ancor di più. L’assenza dei leader da notiziari dei tg e la sicurezza massiccia sono un chiaro segno che il Partito ha dato il via qui alla sua annuale pausa estiva.
I massimi leader se ne stanno in complessi recintati e iperprotetti dove leggenda vuole che l’acqua del mare sia molto più pulita di quella color fanghiglia delle spiagge pubbliche. Poi ci sono ville, sanatori, hotel per i quadri del Partito e i dirigenti delle grandi industrie statali al livello un po’ più basso.
Infine i semplici villeggianti non proprio la folla più alla moda per quanto riguarda l’ outfit da mare - alloggiati in pensioni più alla buona e che lottano per qualche centimetro di sabbia in più in queste spiagge dove per entrare bisogna passare i metal detector nemmeno fossimo in un aeroporto. La divisione degli spazi e le architetture qui ti fanno capire bene la piramide gerarchica.
Agenti pattugliano strade e bagnasciuga. Dopo esser stati fermati per una foto che era meglio non fare, la seconda volta l’interrogatorio dura 35 minuti, per aver osato chiedere a un ragazzo se sapesse che qui ci vengono in vacanza pure i leader della Cina. «Quella domanda lo ha messo a disagio», dice il poliziotto. «Per fare interviste dovete avere il permesso del ministero. E basta foto per piacere».
Risultato: per il resto della giornata agenti in borghese ci seguono a piedi un po’ impacciati facendo finta di guardare il cielo. Nel vialone che porta al parco dalla cui sommità si vedono le ville che ospitano i leader si viene fermati ancora: «Non si può continuare».
[...] La spiaggia preferita da Mao Zedong: sopra una delle colline che sovrasta la baia l’iscrizione rossa su una pietra ricorda che era da qui che “Mao amava guardare l’alba”. Un luogo di importanti decisioni e di misteri. Da qui il Grande Timoniere ordinò, nel ’58, di sparare 40mila colpi di artiglieria contro l’isola di Kinmen - avamposto dei nazionalisti rifugiatisi a Taiwan - che darà il via alla seconda crisi sullo Stretto. [...]
deng yingchao zhou enlai a beidaihe
Alcuni pechinologi affermano che le conversazioni in questa capitale estiva sono note per essere piuttosto franche, a volte conflittuali, per evitare poi disaccordi pubblici che potrebbero danneggiare la facciata di unità. Cosa riserveranno Xi e compagni ora?
Tempo
per rilassarsi in spiaggia di certo non ne hanno: sfide demografiche, un’economia da rilanciare stimolando i consumi, dispute commerciali, e non solo, con Usa e alleati.
A fine giornata lo stesso poliziotto che ci ha fermato al mattino ci incrocia di nuovo e sorridendo chiede se abbiamo pranzato. Sempre col sorriso ci avverte di stare attenti, sta arrivando un temporale. Un modo gentile per dirci che è meglio se ce ne andiamo. Tre macchine ci seguono fino all’imbocco dell’autostrada. «Ci avete dato un bel da fare oggi». [...]
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