TUTTI CRITICANO IL QATAR PER IL TRATTAMENTO RISERVATO AL MONDIALE ALLE COMUNITÀ LGBTQ+, MA SULLA COREA DEL SUD CHE CERCA DI "CURARE" I GAY NESSUNO FIATA - NEL PAESE ASIATICO L'OMOFOBIA È DILAGANTE E PERMANE LA "TERAPIA RIPARATIVA" PER GLI OMOSESSUALI - NON A CASO L'INDICE DI SUICIDIO TRA CHI HA FATTO OUTING È TRA I PIÙ ALTI AL MONDO…

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Stefano Arosio per “il Giornale”

 

diritti gay in corea diritti gay in corea

Il disturbo visivo di chi ha confuso il rosso e il verde in Svizzera-Camerun non è il solo daltonismo di questo Mondiale. Perché ci sono diritti arcobaleno osteggiati in questa rassegna iridata di nome e monocromatica sulle questioni di libertà. Ma anche un perbenismo afflitto da maculopatia, che è quello di chi al centro del campo visivo fissa il solo Qatar.

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Chiederne conferma alla Corea del Sud, espressione di una Nazione che è quanto più di occidentale si possa avere al di là del 40mo meridiano est, simbolo dell'alta tecnologia. Ma anche baluardo di quella contrapposizione storica con i fratelli della Corea del Nord, che dall'abbattimento del pioppo negli anni Settanta sono passati a puntare testate intercontinentali verso Giappone e Stati Uniti.

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La Corea del Sud, anche per questo, è sentita «vicina». Lei che nei Mondiali assegnategli nel 2002, quando spedì a casa l'Italia con la complicità di Byron Moreno. Una presbiopia cultural-occidentale, la stessa che tende a non vedere la discriminazione dell'omosessualità di Seul. Lì dove permane la politica di rieducazione dell'orientamento dei non etero, con indici di suicidi tra i più alti al mondo tra chi ha fatto outing.

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Le «terapie riparative» sudcoreane perdurano nei fatti e nella cultura popolare, come da tradizione militare e relativa concezione di «stupro reciproco» per l'omosessualità. Oggi la Corea del Sud va in campo con il Ghana dopo il pareggio all'esordio contro l'Uruguay. Ma nel baraccone mediatico, ogni altra partita per ora può restarsene in panchina.

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