1. I TEST DEL DNA, I VIDEO, L’UOMO IN BICICLETTA
Estratto dell’articolo di F. P. per il “Corriere della Sera”
«Il tampone? — alzano le spalle al bar —. L’ho già fatto ai tempi di Yara, il mio Dna ce l’hanno già». Terno d’Isola è a sette chilometri da Brembate Sopra e a cinque da Chignolo, i due poli della tragedia della ragazzina rapita e uccisa nel 2010. Le indagini hanno rappresentato un caso unico nella storia giudiziaria italiana per tanti motivi, uno dei quali è rappresentato dai 22 mila tamponi che erano stati fatti agli abitanti della zona. E fra loro anche diversi concittadini di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni assassinata con quattro coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio.
Anche in questa indagine i tamponi potrebbero assumere una grande importanza, ma per ora non è prevista un’identica profilazione a tappeto. Prima di tutto perché non esiste un campione biologico del probabile assassino con il quale comparare i dati raccolti. L’arma del delitto, nonostante la zona di via Castegnate fosse stata a lungo setacciata nelle ore successive all’omicidio al punto da chiedere ai cittadini di non gettare la spazzatura, non è mai stata trovata. Un primo esame non ha riscontrato sul corpo della vittima tracce dell’assassino riconducibili a un eventuale tentativo di difesa. […]
i tamponi sono stati effettuati, ma in modo mirato. Sono in tutto una quarantina. Alcuni eseguiti sulle persone che hanno partecipato ai soccorsi, dai primi passanti al personale sanitario, in modo da poterli poi escludere da reperti rilevati sulla vittima. Altri prelievi sono invece stati effettuati su pregiudicati che vivono nei paesi dell’Isola Bergamasca (in cui si trova appunto Terno) e che hanno precedenti di violenza, in modo da poter subito fare la comparazione nel caso in cui si dovesse trovare un sicuro campione biologico dell’assassino.
Solo in quel caso il pm Emanuele Marchisio potrebbe arrivare a ordinare una profilazione a tappeto. Ipotesi che viene valutata con cautela, perché si tratta di una pratica molto complessa e costosa. […]
un’indagine che per ora ha pochi punti fermi. Sergio Ruocco, compagno di Sharon, che secondo le telecamere non è uscito di casa la sera del delitto e non è tra i sospettati, nei giorni scorsi è stato sentito per cinque ore per chiarire le abitudini della ragazza […] Si era sperato nel cellulare che la vittima aveva usato nel corso della sua ultima passeggiata serale, ma la copia forense ha fornito quelli che un investigatore definisce «dati non decisivi, altrimenti non saremmo qui ancora a parlarne».
Ecco quindi che si lavora sulle immagini delle telecamere della zona, che in quell’ora a ridosso della mezzanotte non hanno ripreso l’omicidio ma hanno filmato Sharon passeggiare, qualche auto, alcuni pedoni. E un uomo in bicicletta, che non è stato identificato ma che proprio in questi giorni viene invitato a farsi avanti per raccontare qualsiasi cosa, anche minima, possa condurre all’assassino di Sharon Verzeni.
2. SHARON VERZENI UCCISA DA UNA DONNA? L’IPOTESI DELLA CHIACCHIERATA PRIMA DELLE COLTELLATE, IL BUCO DI 3 MINUTI DAI VIDEO
Estratto dell'articolo di Giovanni Ruggiero per www.open.online.it
C’è un buco di tre minuti nei video delle telecamere di sicurezza nella notte del 29 luglio scorso, quando Sharon Verzeni è stata accoltellata a morte con quattro fendenti per strada a Terno d’Isola. Un vuoto che potrebbe indicare qualche dettaglio in più sul profilo del killer, sconosciuto agli inquirenti, ma forse non alla vittima. Come riporta La Stampa, Verzeni è stata colpita in via Castegnate, una strada stretta con parcheggi per le auto.
Il delitto sarebbe avvenuto ai piedi di un muretto sotto una ringhiera. Proprio in quel luogo poco illuminato, ma non del tutto buio, il killer potrebbe aver atteso l’arrivo di Verzeni, sapendo delle sue passeggiate serali. I due potrebbero aver scambiato due chiacchiere, secondo l’ipotesi investigativa ancora non esclusa che la 33enne conoscesse la persona che l’ha poi accoltellata e uccisa.
I tempi lunghi della passeggiata
Quella passeggiata serale per Verzeni è durata poco meno di un’ora. Tempi al momento inspiegabilmente lunghi, come aveva sostenuto già la criminologa Roberta Bruzzone. Così come non sembrano compatibili i tre minuti di vuoto delle telecamere, con l’ultima telecamere che la inquadra prima dell’imbocco della strada. Verzeni avrebbe dovuto percorrere solo 200 metri e proprio in quel punto è stata assalita dal killer, poi fuggito senza lasciare apparentemente altre tracce. Dettaglio che potrebbe indicare una conoscenza profonda del posto. Mancheranno poi otto minuti all’una quando Verzeni ha lanciato l’allarme al 112.
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La pista femminile
I colpi contro Verzeni sono stati inferti con forza, ma che non escludono che a colpire sia stata una mano femminile. Non è esclusa infatti neanche l’ipotesi che il killer possa essere stata un’altra donna. […]
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