Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Scendono dal palco dei concerti per infilarsi la mimetica e gli anfibi delle forze armate i Bts, portabandiera globalizzati del fenomenale K-pop sudcoreano. I sette artisti della band musicale più popolare del mondo sono in partenza per il servizio militare, che è ancora obbligatorio nel Sud Corea «tecnicamente in guerra» con il Nord: il conflitto del 1950-1953 si è solo fermato a un cessate il fuoco siglato a Panmunjom.
Il 38° Parallelo sul quale sono attestati i nordcoreani dista poche decine di chilometri da Seul e Kim Jong-un in questi mesi sta ordinando test missilistici in continuazione. L'intelligence occidentale si aspetta un'esplosione nucleare sotterranea entro le prossime settimane. La naja quindi in Sud Corea è rigorosa. Dura tra i 18 e i 21 mesi per tutti i maschi abili.
L'annuncio del reclutamento dei sette Bts ha messo fine a un lungo dibattito politico sull'opportunità di esentarli, in considerazione del loro contributo al prestigio culturale della nazione. Il loro Dynamite negli Usa è stato in testa al «Billboard's Hot 100» e per il prestigio conquistato sono stati invitati a parlare sulla tribuna delle Nazioni Unite. Si è discusso anche del danno economico, perché il successo del brand Bts ha portato decine di miliardi all'economia sudcoreana, considerando anche l'export di cosmetici e abbigliamento pubblicizzati dal gruppo.
La vicenda è andata avanti per tre anni. Quando nel 2019 il ministro della Difesa aveva ricordato ai sette idoli del K-pop il raggiungimento dell'età per la chiamata alle armi c'era stata una levata di scudi da parte dei milioni di fan sudcoreani che si fanno chiamare «Army», usando la parola inglese che significa esercito. I social erano stati inondati di proteste perché gli atleti sudcoreani vincitori di medaglie in competizioni internazionali sono premiati con l'esenzione.
Alla fine, l'agenzia che gestisce la band ha annunciato la partenza scaglionata. Il primo a lasciare la chitarra per il mitra (come cantava Gianni Morandi) sarà Jin, 30 anni a dicembre; nei prossimi mesi lo seguiranno in caserma J-Hope, Rm, Jungkook, V e Jimin. Saranno addestrati al combattimento per cinque settimane e poi verranno assegnati a reparti operativi.
La casa discografica Big Hit Music ha subito confortato l'esercito dei seguaci, comunicando che i Bts torneranno sul palco insieme «intorno al 2025», dopo aver fatto il loro dovere di soldati. «Un segnale di giustizia e imparzialità verso tutti i giovani sudcoreani», dice il governo di Seul, osservando che il calo delle nascite nel Paese impone il servizio di tutti gli abili. L'acronimo Bts a qualcuno in Occidente ha fatto pensare ai Beatles, ma in realtà sta per «Bang Tan Sonyeondan»: «Gruppo di ragazzi a prova di proiettile». Il loro destino era nel nome.
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