1. CASO CERCIELLO, LACUNE E BUGIE VARRIALE FINISCE SOTTO INCHIESTA
Valentina Errante per ''il Messaggero''
Dalla mancata consegna, per avere lasciato la pistola d'ordinanza nell'armadietto in caserma, alle bugie raccontate a verbale due giorni dopo la morte del collega Mario Cerciello Rega, fino alla maldestra organizzazione dell'operazione. La procura militare ha aperto un fascicolo e sta accertando eventuali profili di responsabilità di Andrea Varriale, il carabiniere di turno la notte tra il 25 e il 26 luglio insieme al vicebrigadiere ucciso. Agli atti del procuratore Antonio Sabino ci sono gli stessi verbali e la medesima documentazione dell'inchiesta penale, dai quali emergono le contraddizioni e gli errori che hanno portato all'omicidio di Cerciello.
MARIO CERCIELLO REGA ANDREA VARRIALE
In primo luogo il fatto che i due carabinieri erano disarmati. Poi l'operazione: sia Varriale che Cerciello sapevano che Sergio Brugiatelli non era una qualunque vittima di scippo, ma un personaggio coinvolto uno spaccio-truffa. Come dimostra la telefonata del vicebrigadiere ucciso con la centrale. A pesare sulla valutazione del procuratore militare sarà anche la bugia di Varriale che, nel primo verbale, sostiene di avere avuto con sé l'arma, salvo poi cambiare versione davanti ai pm e ammettere di non averla.
Una circostanza non da poco, sulla quale sono pronti a muovere battaglia le difese di Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjort: «Un pubblico ufficiale, principale testimone dell'omicidio, ha mentito a verbale e risulta inattendibile», commenta Roberto Capra, l'avvocato che, insieme a Renato Borzone, rappresenta Lee Elder.
VIOLATA CONSEGNA
Dalla ricostruzione dei fatti emerge con chiarezza che quella notte le procedure non sono state rispettate. La prima e più grave violazione riguarda proprio il fatto che Varriale e Cerciello, sebbene in servizio, non avessero la pistola d'ordinanza, che i carabinieri, come tutti gli altri militari, sono «obbligati» a portare sempre, anche quando svolgono un'operazione in borghese, in base a un circolare del capo della polizia Franco Gabrielli. L'obbligo prevede anche la dotazione di manette e tesserino di riconoscimento. E anche su questo punto la procura militare vuole fare chiarezza, visto che, nel marsupio di Cerciello Rega, non c'erano né manette né tesserino.
MARIO CERCIELLO REGA E ANDREA VARRIALE
Ma al centro degli accertamenti è finita anche l'organizzazione dell'operazione di quella notte: in caso di estorsione, si prevede che all'appuntamento intervengano i militari in borghese, ma che altri, in divisa, rimangano a circondare la zona, «in numero congruo» a seconda della situazione. E invece quando Varriale e Cerciello Reaga si presentano all'appuntamento con Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjort, al posto di Sergio Brugiatelli, per recuperare lo zaino, non c'erano altri militari a supportarli. E anche su questo punto Sabino vuole fare chiarezza.
LA TELEFONATA
I carabinieri sapevano chi era Brugiatelli: un'ora prima di essere chiamati dai colleghi in borghese a piazza Mastai, Cerciello Rega e Varriale hanno già un quadro della situazione. È il maresciallo Mauro d'Ambrosi a mandare a Varriale alle 00,15 una foto di Sergio Brugiatelli e Natale Hjort. «Il pelato con i muscoli dovrebbe cedere», si legge nel messaggio.
In realtà Brugiatelli accompagnerà il ragazzo americano a comprare la cocaina da Italo Pompei, uno spaccio truffa visto che l'uomo gli venderà solo tachipirina. L'arrivo dei militari fuori servizio provocherà la fuga dei due turisti con lo zaino di Brugiatelli. E Cerciello al telefono con la centrale spiega di sapere perfettamente chi sia l'uomo che denuncia l'estorsione: «Noi questo qua, l'amico già l'abbiamo fermato aveva fatto una sola ad una persona, mo' questo qui sta un'altra volta vicino a lui, io non so se è veritiera oppure no questa cosa, perché questo qui abita a Marconi perché prima l'ho visto e stava parlando di questa cosa, capito. Perché ho identificato il soggetto».
2. ELDER CAMBIA GIOCO E RINUNCIA AL RIESAME
Rory Cappelli per ''la Repubblica - Roma''
Hanno ritirato la richiesta di scarcerazione i legali di Finnegan Lee Elder, il giovane americano arrestato a Roma per l' omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. «Le indagini sono ancora in corso: in particolare quelle sugli abiti del militare o dei ragazzi, e altre di cui non sappiamo » , afferma l' avvocato Renato Borzone. Il quadro generale manca di elementi che non consentono un completo esercizio della difesa. Fondata finora sulle dichiarazioni « di una persona di opinabile attendibilità » , ha infine sottolineato riferendosi ad Andrea Varriale, il collega di Cerciello che era con lui quella sera.
Attraverso il loro legale americano, Craig Peters, i famigliari di Elder, poi, dopo averlo visitato nel carcere di Rebibbia venerdì, hanno inviato una dichiarazione alla Cnn: «Finn sta tentando di restare fiducioso ma, dall' accaduto, ha sofferto di una grave forma di depressione.
In carcere ha visto il modo in cui la stampa, distorcendolo, ha dipinto e quello che è successo » , continua la dichiarazione. Peters ha continuato affermando che « la finestra di tempo entro la quale l' accusa è in grado di raccogliere elementi utili all' indagine - un mese e mezzo dopo l' accaduto - si è ormai chiusa. Il caso è costruito sulle dichiarazioni di un bugiardo conclamato, di un pusher e di un ubriaco, questo è ormai chiaro. D' altra parte la versione di quanto successo quella notte riferita dai ragazzi», conclude il legale, «è sempre più sostanziata da quanto oggettivamente accaduto ed è anche l' unica versione che abbia senso». L' amico 20enne americano di Elder, arrestato insieme a lui la mattina del 27 luglio, è Gabriel Natale Hjorth, accusato di concorso in omicidio.
La Procura va avanti per la sua strada e ribadisce che il quadro accusatorio è « granitico » : dalle carte depositate emerge, per l' accusa, il ruolo «carismatico e dominante» di Gabriel Natale Hjort, che avrebbe «pianificato nei minimi dettagli tutte le fasi della condotta delittuosa posta in essere unitamente a Finnegan Lee Elder nel corso di quella nottata».
Nelle carte si racconta dell' aggressione durata appena 32 secondi. Un' azione fulminea in cui Elder ha sferrato colpi violenti ai fianchi e all' addome del carabiniere. Anche se l' autopsia racconta che non ci sono state coltellate "da davanti".
Per l' accusa i due indagati si sono «scientemente nascosti dietro le autovetture parcheggiate per evitare di essere notati da chi stavano per incontrare » . Poi « hanno condotto Cerciello e Varriale in un punto individuato come idoneo in quanto buio e privo di sistemi di videosorveglianza » , concludono i carabinieri nell' informativa. Nell' ordinanza della gip, emessa il 27 luglio, vengono tuttavia riportate le (ben diverse) dichiarazioni di Varriale: « La strada era ben illuminata e pertanto riuscivamo a notare i due sospetti».
omicidio cerciello - il video della fuga dei ladri della borsa a trastevere mario cerciello i due americani fermati per la morte di mario cerciello rega