Marco Giusti per Dagospia
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Con la grande proiezione di un mélo del muto del 1925 restaurato dal Moma, “Stella Dallas” diretto e prodotto da Henry King, scritto da Frances Marion dal romanzo di Olive Higgins Prouty, con Ronald Colman (piaceva tanto a mia madre), Bette Bennett, Lois Moran e un giovane Douglas Fairbanks jr, un film che nessuno dei tantissimi spettatori in sala sembrava aver mai visto, accompagnato da una vera orchestra di tanti elementi come accadeva prima del Covid, Roberto Cicutto e Alberto Barbera hanno dato il miglior via possibile alla 79° edizione della Mostra del Cinema di Venezia nel suo 90° anno di vita.
Pur provati, è vero, dalle tante critiche per i disservizi delle biglietterie-on-line e dalle proteste di quegli straccioni di accreditati, Cicutto e Barbera si sono mostrati in gran forma, ben vestiti e sicuri del fatto loro. Si vantano di non aver mai chiuso il festival, a differenza di Cannes, e di aver aperto adesso a un'edizione quasi normalizzata, senza muro anti-pandemia, senza mascherine.
Incassano quest’anno per la prima volta la presenza di una delegazione degli Oscar e la celebrazione dei giornali di cinema americani, come “Variety”, che sta dando grande spazio al festival e alle sue tante star internazionali. Sento che fra un paio d'anni si potrebbe riaprire perfino il Des Bains.
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Pronti stasera all’apertura più glamour con seratona presentata da Rocio Munoz Morales, la madrina, alla presenza di Julianne Moore, presidente della giuria (Ma si sarà fatta pettinare i capelli da Robertino D‘Antonio? è uno dei grandi misteri della Mostra), che prevede la prima mondiale del film in concorso di Noah Baumbach tratto dal romanzo omonimo di Don De Lillo, “White Noise”, con Adam Driver e Greta Gerwig, prodotto (80 milioni di dollari, neanche poco), guarda un po’, proprio da Netflix, la nemica numero uno delle sale, che pagherà probabilmente anche la cena di stasera. L’aria che si respira? Mi sembra buona. Agli accreditati basta che gli fai vedere i film e stanno zitti. Bisognerà vedere se il sistema Vivaticket che si riaprirà domattina alle sette, funzionerà o meno. Ma questo ai dirigenti di Hollywood arrivati fino qui importa poco.
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Quanto a “Stella Dallas” era un bel mélo sociale, con un elegante avvocato di New York che sposa una ragazza troppo coatta che non è proprio adatta a lui e preferisce divertirsi con un rozzo cavallaro. Ma c’è una figlia di mezzo e per il bene di questa figlia, innamorata di un rampollo dell'alta società, Stella Dallas farà qualsiasi cosa. Anche scomparire. Non male la famiglia cafonissima di Stella, ma anche il tono antipatico e classista della classe borghese americana nei confronti della rozza parvenu. Meglio che scompaiano, assieme agli accreditati.
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