Federica Angeli per “la Repubblica”
La sentenza contro il potente clan Spada è arrivata dopo due ore di camera di consiglio nell' aula 4 del tribunale di Roma. «La Corte condanna gli imputati per estorsione con l'aggravante del metodo mafioso». Un mugugno sommesso di disapprovazione, si è levato dai parenti presenti alla lettura del verdetto. È bastata l'occhiata dei carabinieri, la cui presenza è stata imponente, per soffocare ogni altra reazione.
Così sette componenti del clan Spada sono stati condannati, in totale, a oltre 50 anni di carcere: da Massimiliano (13 anni e 8 mesi) a Ottavio Spada (5 anni), entrambi nipoti del boss Carmine, detto Romoletto. La procura aveva chiesto il doppio degli anni, ma quel che più si temeva era che crollasse l' impianto dell' accusa, ovvero la mafiosità. Che invece ha retto - a differenza di quanto accaduto per la sentenza Mafia Capitale - in un crescendo di fatti e circostanze che i pm Ilaria Calò ed Eugenio Albamonte avevano circostanziato in maniera capillare.
L' inchiesta, battezzata Sub Urbe, che sfociò con le catture di 9 membri della famiglia nomade che opera sul litorale romano, a Ostia, prese le mosse da una gambizzazione, avvenuta in pieno giorno fuori da un supermercato di Nuova Ostia, il quartier generale del clan nell' ottobre 2015. La vittima del ferimento era Massimo Cardoni, detto Baficchio, ferito con due colpi di pistola. Le successive indagini convinsero gli investigatori che dietro al movente di quella gambizzazione c'era stata la contrapposizione tra il clan "emergente" degli Spada (dopo le catture su Ostia della famiglia Fasciani) e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni.
Il ferimento che ha aperto uno spaccato su quanto accadeva nella gestione delle case popolari del litorale. La famiglia Spada infatti, fra il 2011 al 2015 hanno portato a termine 40 tra intimidazioni ed estorsioni per gestire l'assegnazione di alloggi popolari ad amici e sodali. Con l'uso della forza sfrattavano occupanti che avevano ottenuto la casa regolarmente e se ne appropriavano. Per chi resisteva, era l'inferno.
BLITZ A OSTIA CONTRO IL CLAN SPADA
Come appunto la gambizzazione da cui nasce l'indagine, epilogo di un rifiuto alla cessione dell' appartamento. Preziosa la collaborazione di una coppia, vittima dello sfratto da parte del clan nomade, che ora vive in regime di protezione lontano da Ostia. La condanna di ieri in cui viene riconosciuto il metodo mafioso è la terza sentenza che riconosce la mafiosità del clan Spada.
Nel giugno del 2016 toccò a Romoletto, Carmine Spada, condannato a dieci anni per estorsione con l' aggravante dell' articolo 7. Nel gennaio 2017 per Armando Spada, cugino del boss, arrivò una condanna a 6 anni per corruzione con aggravante del metodo mafioso per essersi appropriato di uno stabilimento di Ostia nel 2012 con la complicità dell' allora direttore dell' Ufficio tecnico del Municipio decimo Aldo Papalini.
Dai 5 ai 13 anni le pene erogate nei confronti degli imputati con l' immediato risarcimento delle vittime (15mila euro a testa) e delle parti civili, il Comune di Roma, la Regione e le associazioni antimafia Libera e Caponnetto. «Questa sentenza riconosce l' ottimo lavoro della procura di Roma e della polizia giudiziaria - ha dichiarato l' avvocato Giulio Vasaturo di Libera - Le severe condanne contro gli esponenti del clan Spada confermano che lo Stato sa porsi concretamente al fianco di chi denuncia le organizzazioni criminali radicate nel territorio di Ostia».
Il presidente dell' osservatorio contro la criminalità organizzata della Regione Gianpiero Cioffredi sottolinea come «la sentenza di condanna che riconosce il metodo mafioso per alcuni esponenti del clan Spada conferma che a Ostia la mafia c' è». Un verdetto affatto scontato che arriva a un mese dal voto nel X municipio, unico quartiere di Roma sciolto per mafia per due anni.