Valerio Cappelli per il "Corriere della Sera"
Ci sono persone che nella nostra testa non invecchiano mai. Carlo Verdone col suo faccione è una maschera, ricorda l'emoticon col sorriso dei display. Eppure martedì compie 70 anni. «La festa con gli amici sarà rinviata in un periodo più tranquillo. Lo passerò in famiglia».
Come vive questo lockdown «leggero»?
«Sento più preoccupazione, a lungo andare è pesante. In marzo la gente moriva di più, anche se i numeri ora non sono tanto belli, ma sappiamo come curare. L'Oms aveva parlato di seconda ondata, nessuno gli ha dato retta. Ma ci sono tanti virologi dell'ultima ora che ti dicono l'esatto contrario. Dovrebbero parlare poche persone, invece ogni programma tv ha bisogno del suo virologo».
claudia gerini e carlo verdone o famo strano 4
Ha pensato di girare un film sulla pandemia?
«No, sarà ricordato come un periodo triste, io ho fatto 9 tamponi, il 60 percento dei miei amici ha il Covid. Il cinema deve dare un po' di speranza, non solo film di orrore, terrore, morte, di cui non se ne può più. E i criminali attirano i giovani, si dà una cattiva educazione. Abbiamo bisogno di sollievo, senza per questo evitare i problemi».
Ma il suo film «Si vive una volta sola» che doveva uscire quasi un anno fa…
«Ho la sensazione che superato l'inverno Secondo me in primavera le cose per il virus potrebbero cambiare, siamo alla campana dell'ultimo giro. C'è voglia di condividere e di aggregare, ci metto la firma che teatri e cinema torneranno a essere pieni».
Quarant' anni di carriera.
«Sono di più, il mio primo spettacolo teatrale all'Alberichino è del 1977. Se mi guardo indietro? Vedo un film magnifico, lunghissimo, il tempo è volato talmente che mi sembra d'aver vissuto più vite».
In ogni decennio ha fotografato il paese.
«Per la fine dei turbolenti Anni 70 metto Un sacco bello ; per la strana euforia degli 80 (che volevano emulare i 60 senza averne gli ideali), scelgo Borotalco . Gli Anni 90 per il mio cinema sono stati incredibili, fu un periodo di grande cambiamento: il crollo della coppia l'avevo anticipato in Compagni di scuola . E poi in tanti miei film la donna diventa più forte dell'uomo. Se pensate ai giganti Gassman e ai Tognazzi, l'uomo rimorchiava e la donna era un oggetto. Con me irrompe l'analisi (figlia del benessere), che facevano tutti. Ma nei 90 ho raccontato anche altro».
Per esempio?
«La mitomania e la megalomania in Un gallo cedrone , i primi tatuaggi, i cellulari che squillano continuamente. Viaggi di Nozze è la noia: 'O famo strano è l'andare oltre, è l'aver già vissuto qualsiasi cosa. Jessica nel film dirà tredici frasi». Sorride, si ferma: «C'è l'incomunicabilità di Antonioni e quella di Verdone».
Il 2000?
«È un periodo complicato, non riuscivi a capire il tempo che stavi vivendo. La mancanza di identità è L'amore è eterno finché dura , per la fine del decennio direi Io, loro e Lara : non c'è più la Chiesa ma il centro commerciale».
Andiamo avanti.
carlo verdone in viaggio con papa'
«Nel 2008 la coppia di cafoni arricchiti in Grande grosso e Verdone è la lastra fotografica perfetta di quell'Italia, non sanno come comportarsi nell'hotel di lusso ma possono permetterselo, i cafoni che se ne vanno a passo spedito verso i vertici della società».
E oggi, il suo film rinviato sui medici amici
«È fondato sul bisogno dell'amicizia, un valore riscoperto durante la pandemia».
Cosa fa in questi mesi?
carlo verdone e renato scarpa al palo della morte 1
«Ho scritto un libro autobiografico (sarà l'ultimo) che nasce da un grosso scatolone che aveva sigillato il mio compianto segretario Ivo. Lettere, agendine, biglietti, foto. Tutto mischiato. Dalla storia di ogni oggetto viene fuori una storia. Poi ho finito per Amazon 10 puntate di Vita da Carlo, che è in parte romanzata».
Vorrebbe avere qualcosa di Benigni e Checco Zalone?
«Ognuno ha le sue caratteristiche. Io sono contento di quello che ho avuto dalla vita. No, non vorrei neanche i soldi che hanno loro».
Vede eredi in giro?
Mario Verdone con Federico Fellini
«Allo stato attuale, no. Sarà difficile per un giovane fare carriera. Io ho avuto la fortuna di conoscere, grazie a mio padre, Fellini, Pasolini, Blasetti, De Sica, poi Sergio Leone. Avevo un piede nel grande cinema e l'altro piede nella mia epoca. Mi ha fatto capire che il cinema è una cosa seria».
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