1 - LA GIUDICE SCELTA DA TRUMP METTE NEI GUAI IL FIGLIO DI BIDEN
Estratto dell’articolo di Angelo Paura per “il Messaggero”
Sembrava che l'accordo ci fosse. Hunter Biden si sarebbe dichiarato colpevole di due reati fiscali minori e in questo modo avrebbe evitato di affrontare le accuse per il possesso illegale di una pistola e di droga.
E invece, all'ultimo, il giudice distrettuale Maryellen Noreika ha messo in pausa la sua decisione in attesa che entrambe le parti riescano a fornire nuove informazioni. Si tratta di un cambio di direzione arrivato all'ultimo momento che complica un caso fortemente politicizzato che coinvolge il 53enne figlio del presidente degli Stati Uniti.
[…] Il dettaglio ancora più interessante è il fatto che Noreika era stata nominata da Donald Trump: la decisione è arrivata ieri dopo tre ore di udienza e ha costretto Hunter Biden a dichiararsi non colpevole e così a non chiudere il patteggiamento.
HUNTER BIDEN CON UNA PIPA DI CRACK
[…] Biden è accusato di non aver pagato le tasse per due anni consecutivi, il 2017 e il 2018. In tutto 200.000 dollari, avendo fatturato 2,6 milioni di dollari in quel biennio. Così ieri mattina il figlio del presidente Usa si era presentato con molta calma in un tribunale del Delaware per un incontro che avrebbe dovuto essere solo formale: Biden ha già pagato gli arretrati, compresa la mora per il ritardo.
E invece Noreika ha contestato una parte centrale dell'accordo, ricordando che non si trovava in aula solo per «mettere un timbro»: il giudice ha detto che il patteggiamento non avrebbe garantito l'immunità per le altre inchieste in cui è coinvolto e che fanno riferimento al denaro guadagnato all'estero […].
E ancora non avrebbe cancellato un possibile processo per detenzione illegale di armi, visto che per avere una pistola aveva mentito sostenendo di non fare uso di droghe, quando in realtà aveva una dipendenza da crack.
[…] Intanto i repubblicani sono tornati ad attaccare: […] lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, in una intervista a Fox ha ricordato che «quando Biden ha corso per la Casa Bianca, ha detto agli americani che la sua famiglia non ha mai ricevuto un dollaro dalla Cina, fatto che si è rivelato non vero. Questo potrebbe tradursi in un'inchiesta per l'impeachment». La risposta di Biden è stata affidata al portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre: «Hunter Biden è un privato cittadino e Joe e Jill Biden lo sostengono».
2 - BIDEN JR TREMA: SALTA L’ACCORDO COI GIUDICI E SPUNTANO NUOVE INDAGINI
Estratto dell’articolo di Stefano Graziosi per “la Verità”
E ora per Hunter Biden sono veramente guai. L’accordo di patteggiamento […] è stato prima bloccato, poi ridimensionato e infine nuovamente sospeso. Ma andiamo con ordine. A giugno, il figlio dell’attuale presidente americano si era riconosciuto colpevole di due reati relativi al mancato pagamento dell’imposta federale sul reddito nel 2017 e nel 2018.
Aveva inoltre concordato di entrare in un programma di mediazione extragiudiziale in riferimento al possesso illecito di un’arma da fuoco. L’accordo originario stretto con la Procura federale del Delaware puntava a far sì che Hunter potesse evitare il carcere, visto che per i primi due capi di imputazione rischia fino a 24 mesi di prigione, mentre per il secondo addirittura fino a dieci anni. L’obiettivo degli avvocati era probabilmente anche quello di mettere il loro assistito al riparo da future incriminazioni.
Qualcosa però è andato storto. Ieri, il figlio del presidente è comparso davanti al giudice distrettuale Maryellen Noreika. E proprio quest’ultima avrebbe significativamente contribuito a bloccare il patteggiamento originario. «L’accordo è andato in pezzi quando il giudice ha espresso preoccupazione per una disposizione dell’accordo che consentiva a Biden di non essere perseguito per un’accusa relativa alle armi in un caso separato», ha riferito Reuters, citando a sua volta Bloomberg News.
Ma non è tutto. Secondo Fox News, «il patteggiamento di Hunter Biden è andato in pezzi durante la sua prima comparizione in tribunale mercoledì mattina, poiché i pubblici ministeri federali hanno confermato che il figlio del presidente è ancora sotto indagine federale attiva».
Non è al momento ufficiale per quale ragione Hunter sia ancora sotto indagine e la stessa Procura del Delaware si è rifiutata di dirlo, anche se, secondo la Cnn, si tratterebbe di potenziali violazioni del Foreign Agents Registration Act: il che metterebbe nuovamente sotto i riflettori i controversi affari all’estero del figlio del presidente.
[...] «Il giudice Noreika ha dichiarato di non essere pronta ad accettare il patteggiamento e l’udienza si è conclusa con Hunter Biden che si è dichiarato non colpevole per il momento. Il giudice ha chiesto alle parti di depositare ulteriori memorie che spiegassero la struttura legale del patteggiamento», ha riportato sempre la Cnn. Il futuro giudiziario di Hunter resta quindi per lui pericolosamente incerto. L’unica cosa sicura è che ha perso ogni possibile scudo per eventuali incriminazioni future.
D’altronde, che le cose per il figlio del presidente si stessero mettendo male era diventato chiaro già martedì, quando la Noreika aveva accusato un membro del team legale di Hunter di aver contattato telefonicamente il tribunale, asserendo falsamente di lavorare per un avvocato repubblicano: il suo scopo sarebbe stato quello di chiedere che fossero rimossi dei documenti compromettenti per lo stesso Hunter.
La togata aveva minacciato in tal senso delle sanzioni, mentre gli avvocati del figlio del presidente avevano cercato di gettare acqua sul fuoco, parlando di un malinteso. Dall’altra parte, sono settimane che i repubblicani stanno andando all’attacco, sostenendo che l’accordo di patteggiamento che era stato raggiunto con la Procura del Delaware fosse troppo tenero.
Non solo. Secondo recenti testimonianze parlamentari rilasciate da due informatori dell’Agenzia delle entrate statunitense, l’indagine penale sui reati fiscali di Hunter Biden avrebbe subito interferenze e condizionamenti da parte del Dipartimento di Giustizia.
E non è finita qui. Il figlio del presidente è sotto indagine parlamentare anche da parte dei repubblicani. Sembrerebbe che, a giorni, verrà audito alla Camera il suo ex socio storico, Devon Archer.
Ebbene, secondo quanto anticipato dal New York Post, quest’ultimo sarebbe pronto a testimoniare che Hunter mise in contatto vari suoi soci in affari con il padre almeno due dozzine di volte. Se confermata, una tale rivelazione si abbatterebbe sul capo del presidente americano. Era infatti settembre 2019, quando dichiarò: «Non ho mai parlato con mio figlio dei suoi rapporti d’affari all’estero».
E attenzione: quando fu rivelata l’esistenza del documento dell’Fbi che accusa Joe e Hunter di aver ricevuto cinque milioni di dollari a testa dal fondatore di Burisma, Mykola Zlochevsky, per ottenere il licenziamento dell’allora procuratore generale ucraino, il presidente della commissione Sorveglianza della Camera, James Comer, disse che quell’incartamento era usato dal Bureau in un’indagine in corso.
Adesso, secondo quanto emerso dall’udienza di ieri, veniamo a sapere che la Procura sta ancora investigando sul figlio del presidente. Qualcosa ci dice che potrebbe trattarsi della medesima indagine. Sempre nell’udienza di ieri, il giudice Noreika ha chiesto conto ad Hunter delle controverse aziende straniere in cui ha lavorato: dall’ucraina Burisma alla cinese Cefc. Era d’altronde maggio, quando Comer in una nota scrisse che «i registri bancari mostrano che la famiglia Biden, i suoi soci in affari e le loro società hanno ricevuto oltre dieci milioni di dollari da cittadini stranieri e dalle loro società collegate». Hunter continua insomma ad essere perseguitato dai suoi opachi affari internazionali: affari che si addensano come nubi oscure anche sulle chances di rielezione del padre.
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