Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, è semplicemente inaudito. Inaudito che il Senato Accademico di una delle più titolate università italiane, quella di Torino, a seguito dell'irruzione di un gruppo di scalmanati e scalmanate arrivati al colmo di contestare una figura intellettualmente nobile della cultura torinese quale Chiara Saraceno, decida di interrompere qualsiasi rapporto con le università israeliane, università dove insegnano anche arabi della comunità beduina e dove il 20/30 per cento degli studenti sono beduini musulmani.
Non credo fosse mai accaduto nella nostra storia recente, che si interrompessero i rapporti culturali e scientifici con le istituzioni universitarie di un altro Paese. Stesse a me quei rapporti li manterrei eventualmente anche con un'università della Corea del Nord, e tanto per dire un caso estremo. Al tempo del nazismo vittorioso in Germania, quei rapporti con le università tedesche li avrei mantenuti. Nella speranza di ottenerne un pizzico di bene, almeno un pizzico.
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Non ho ascoltato le parole di quegli scalmanati. Vedo quello che scrivono sui manifesti che hanno sventolato nell'aula universitaria, più o meno delle scemenze. C'è un particolare in più. Che a vent'anni e per un paio d'anni io sono stato come loro, uno scalmanato che non sapeva di che cosa stava parlando. Ancora arrossisco al pensare alle parole che pronunziai il 25 aprile 1961, a vent'anni dalla fine della guerra mondiale e della nostra guerra civile. Fui applauditissimo dai miei coetanei. Le mie erano scemenze scemenze scemenze.
Solo che non ci ho messo tanto a ravvedermi, a forza di studio, a forza di letture, a forza di passi avanti nel conoscere come erano andate davvero le cose.
Mi farebbe piacere entrare in casa di uno di quegli scalmanati, scrutare nelle loro biblioteche ammesso che ci siano. Mi piacerebbe vedere da quali libri hanno attinto, e ammesso che abbiano attinto dai libri. Possibile che neppure di striscio abbiano sfiorato libri da cui lo capisci a volo che i civili di Gaza sono né più né meno che ostaggi di Hamas? Di quei criminali che nel massacrare il 7 ottobre donne e bambini israeliani sapevano benissimo che la reazione di Israele si sarebbe abbattuta sulla popolazione civile di Gaza, che ci contavano anzi.
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"Liberare Gaza da Hamas" stava scritto sul manifesto che quel giovane studente milanese agitava dal balcone di casa sua. Altro che interrompere i rapporti con le università della sola democrazia del Medio Oriente, di quella nazione dove la metà della popolazione va avanti e indietro nei cortei contro la politica dell'attuale governo israeliano.
Si tratta di una resurrezione dell'antisemitismo? No, credo di no, quei ragazzi di Torino non ne sanno nulla dell'antisemitismo e delle sue radici culturali. Sono soltanto dei dementi, il rischio più grave che ognuno di noi ha corso nei suoi vent'anni. E per fortuna che ne hanno tanti di anni davanti a loro da impiegare al meglio, da raschiar via le scemenze in cui credono adesso. I più, ne sono sicuro, ci riusciranno.
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