Carlo Nicolato per "Libero quotidiano"
Paivi Rasanen, parlamentare finlandese da quattro lustri, ministro degli Interni del suo Paese per quasi 5 anni dal 2011 al 2015, cristiana luterana da quando è nata, è probabilmente l'unica persona nel mondo occidentale ad aver affrontato un processo per aver citato un passo della Bibbia. In particolare la Rasanen è accusata di «incitamento all'odio» (o del reato di «agitazione etnica», secondo il codice penale finalndese) per aver accusato la chiesa luterana di aver sponsorizzato il gay pride, chiedendosi in un tweet del 17 giugno del 2019 come tale scelta potesse essere coerente con la Bibbia e in particolare con un passo della Lettera ai Romani di san Paolo ivi citato.
Con lei da tre anni è finito sotto accusa anche il vescovo luterano Juhana Pohjola, autore di un libretto pubblicato nel 2004 dal titolo "Maschio e femmina li creò" che la Rasanen ha citato durante una trasmissione televisiva andata in onda nel 2018, titolata a sua volta "Che cosa penserebbe Gesù degli omosessuali?". Alla sbarra, per cause di forza maggiore, manca solo Paolo di Tarso, cioè il Santo apostolo autore della frase incriminata che a distanza di 2mila anni ha scatenato l'ira della comunità gay e del procuratore generale Raija Toiviainen, la quale ha voluto a tutti i costi riaprire il caso nonostante il primo parere dell'indagine istruttoria fosse quello di non procedere.
«Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, così da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s' addiceva al loro traviamento», questo l'«esplosivo» passo (Romani 1,24-27) citato dalla Rasanen che secondo l'accusa violerebbe l'art.10 del codice penale finlandese, inciterebbe all'odio contro gay e trans e, insieme al pamphlet di Pohjola, in cui si spiega semplicemente che la Bibbia vieta "rapporti contronatura", metterebbe in pericolo le "minoranze sessuali".
La Rasanen e il vescovo rischiano fino a due anni di carcere, oltre a una forte multa, ma il significato del loro processo e della loro sfida al pensiero "woke", come si direbbe in America, va ben al di là dell'eventuale condanna (la sentenza è prevista per il prossimo 30 marzo).
Il punto infatti non è nel merito del pensiero dei due, di San Paolo e di quello che c'è scritto nella Bibbia, il punto è che ci sia un tribunale occidentale, europeo, che abbia ritenuto doveroso processare qualcuno per aver espresso un'opinione mettendo in discussione nel contempo libertà di parola e di culto. Tutto ciò fa capire come anche i principi democratici siano ormai ostaggio del dominante pensiero politicamente corretto e delle sue declinazioni.
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