Nei giorni scorsi abbiamo parlato della nomina di Maria Luisa Pellizzari a vicecapo della polizia: si tratta della prima donna in assoluto a ricoprire questo ruolo. Oggi il Fatto Quotidiano racconta un dettaglio curioso su di lei: la prefetta ha un sinuoso geco tatuato sul polso sinistro. E la circostanza non può che far tornare alla mente la storia di Arianna Virgolino, che invece è stata sospesa dal corpo per il quale prestava servizio, nel comando Polstrada di Guardamiglio (Lodi), per un tatuaggio, un cuore sul polso che si era tatuata a 18 anni, rimosso con il laser già durante le selezioni. La giovane poliziotta, esclusa per “demeriti estetici” da una sentenza del Consiglio di Stato, depositata il 7 novembre 2019. “Di sicuro quella grandissima donna e ottima poliziotta ci darà una mano”, dice oggi la poliziotta al Fatto:
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“La sua nomina è il segnale che qualcosa sta cambiando, perché dimostra come un tatuaggio, in sé, non faccia un poliziotto buono o un poliziotto cattivo”. La speranza dell’ex agente – la quale è stata sospesa un anno esatto prima della nomina di Pellizzari – è che la norma che vieta l’accesso ai ranghi della Polizia di persone con un tatuaggio visibile, sia cancellata.
Un blocco che ha tagliato le gambe a decine di aspiranti poliziotti e che è stato oggetto di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato, che ha deciso con una giurisprudenza ondivaga, a volte accogliendo, a volte bocciando, come raccontato dal Fatto.
Ma, al di là delle sentenze, per Virgolino è proprio la norma a dover essere messa in discussione: “È una norma arcaica, come dimostra la carriera eccezionale della nostra vice capa. Se come è scritto nella mia sentenza, il mio polso con una cicatrice recherebbe “grave nocumento al corpo”, mi chiedo quanti agenti tatuati vi siano oggi in servizio che insultano la divisa”.
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