Estratto dell'articolo di Elisa Forte per www.lastampa.it
Punto uno: «[...]Bisogna che gli adulti, i genitori controllino cosa i figli vedono e con cosa giocano, andiamo a controllare cosa fanno e come sono rappresentate le donne. Vediamo e capiamo cosa fanno le donne e che cosa sono invitati a fare i giocatori».
Punto due: «Per colpa dell’assenza di noi adulti e di percorsi strutturati nelle scuole, molti adolescenti ricevono educazione sessuale dalla pornografia che trovano in rete». Chiara Volpato, professoressa senior di Psicologia Sociale dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, intervenendo al panel «Violenza di genere» al Festival «Women & The City» organizzato da Torino Città, ha lanciato l’allarme sugli effetti dei videogiochi violenti e sessisti. Preoccupa il «Proteus effect», vale a dire il trasferimento di elementi del videogioco alla vita reale, la commistione tra reale e virtuale. Una tesi sulla quale non tutti sono d'accordo:[...]
Negli studi e nelle ricerche condotte da diversi anni dall’Università Bicocca che, insieme alla professoressa Volpato ha visto impegnato in prima linea il professor Alessandro Gabbiadini, si è indagato il meccanismo dell'apprendimento sociale. Su un campione di studentesse e studenti di alcuni licei di Bergamo, sono stati osservati gli effetti del gioco prolungato con i videogiochi Gran Theft Auto (dalla versione 3 in avanti) e di Red Redention, entrambi prodotti da Rockstar Game.
«Il giocatore osserva il comportamento dell’avatar e ne ricava inferenze circa le sue credenze o atteggiamenti, adeguando i propri comportamenti a quelli del personaggio virtuale - ragiona la professoressa Volpato -. La banalizzazione della violenza in certi videogiochi presenti nelle vite degli adolescenti, la degradazione della figura femminile e dell’incontro tra uomini e donne possono insegnarci qualcosa e farci ragionare sugli stupri di gruppo. Ho l’impressione che una serie di fatti estremi accaduti in estate e anche di recente a Torino abbiano a che fare con questa mancata educazione sessuale e con le dipendenze dai videogiochi».
[...] «È vero che è un gioco, non possiamo dire che i ragazzi che giocano diventino così - puntualizza -, ma lo stupro viene presentato come un'attività non sanzionata e avvicina pericolosamente i ragazzi a una visione stereotipata e sbagliata della donna e dei rapporti tra uomo e donna. Normalizza la violenza e il commercio sessuale».
«Una serie di ricerche – aggiunge - dimostrano come in seguito a sessioni intense e prolungate, i giocatori abbiano una maggiore accettazione dei miti dello stupro, di quelle credenze che dicono che le donne desiderano essere stuprate, che lo stupro non è poi così grave».
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