Valentina Errante per “Il Messaggero”
È forse «il più importante sequestro di armi mai effettuato nel Paese», così commenta a caldo il procuratore di Lecce, Leonardo Leone de Castris, che, di solito, non ama mai sbilanciarsi. E i numeri sembrano dargli ragione.
L'arsenale da guerra è stato trovato in un nascondiglio, all'interno di una masseria di Andria, nel nord Barese. È composto da 65 fucili mitragliatori d'assalto (Uzi, kalashnikov AK47, M12, AR15), 33 fucili (tra cui carabine di precisione), 99 pistole, mine anticarro, bombe a mano, circa 300 detonatori e 10 silenziatori per pistole. Un cunicolo sotto una botola. Ma gli agenti sapevano dove cercare.
Il sequestro è avvenuto durante una perquisizione degli uomini della squadra mobile di Bari, disposta dalla Dda. Le lunghe indagini, fatte da intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti e riprese fotografiche, erano state avviate dalle Procure di Trani e dalla Dda di Bari nell'ambito di un’inchiesta più ampia.
Perché a portare gli agenti ad Andria, è stata una segnalazione ai magistrati di Lecce dei colleghi baresi, nell'ambito di un procedimento parallelo a quello sul giudice Giuseppe De Benedictis, il gip arrestato la scorsa settimana dai pm di Lecce per corruzione in atti giudiziari insieme all'avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello. Il magistrato avrebbe incassato mazzette in cambio di scarcerazioni. Il filo rosso è quello della criminalità organizzata.
I VERBALI
Sin dal giorno della convalida dell'arresto, il giudice, per ore, ha svelato ai colleghi, che gli contestano di essersi lasciato corrompere scarcerando un personaggio legato alla criminalità, retroscena e particolari.
Fino a ieri, per ore ha parlato davanti ai pm. E potrebbe essere nato proprio dalle confessioni della toga, incrociate con le indicazioni dei magistrati baresi e alle intercettazioni dell'indagine parallela su De Benedictis, il blitz di ieri, disposto dalla Dda di Lecce, che ha deciso di intervenire per sequestrare l'ingente arsenale da guerra.
giuseppe de benedictis gip accusato di corruzione
Sulle armi saranno adesso avviate perizie per risalire alla provenienza, alla destinazione e all'effettiva titolarità. Durante la perquisizione è stato bloccato e portato in Questura, a Bari, l'imprenditore agricolo titolare della masseria.
IL NASCONDIGLIO
È un incensurato che, secondo una prima ipotesi, custodiva le armi per conto di altre persone, il titolare della masseria nella quale sono state trovate le armi. Adesso dovrà chiarire la sua posizione.
Le perquisizioni e la catalogazione dell'arsenale è andata avanti fino a sera. E di certo l'uomo verrà fermato per detenzione di armi e materiale esplodente. Occorrerà comprendere se era al corrente del deposito e quale fosse il suo ruolo.
Le armi sono state trovato sotto una botola murata e sigillata da un fabbro. Apparentemente era una normale cucina. E sul nascondiglio insisteva anche un frigorifero. Ma gli agenti sapevano dove e cosa cercare.
Quasi certamente le armi sono collegate alla criminalità organizzata. La botola, di ferro, alle spalle dell'abitazione principale della masseria, era chiusa ermeticamente con cemento.
Gli investigatori hanno dovuto sradicare una grata di ferro, togliere il cemento e poi sono entrati nel deposito delle arm, un cunicolo, che misurava 2 metri per 2. La masseria, utilizzata soprattutto d'estate per i lavori agricoli, era anche attrezzata per essere eventualmente abitata tutto l’anno.
Secondo una prima verifica, nell'arsenale, ci sarebbero anche armi di provenienza straniera. E, del resto, tradizionalmente la Puglia è un'area di passaggio di armi provenienti dalla rotta balcanica.