Michela Rovelli per il “Corriere della Sera”
Lo aveva predetto Bill Gates nel 1997, quando a Cambridge aveva aperto il primo centro di ricerca al di fuori degli Stati Uniti: «I computer un giorno potranno vedere, sentire, parlare e capire gli esseri umani». E nella cittadina britannica ingegneri e scienziati si erano concentrati sullo sviluppo di quello che oggi - vent' anni dopo - è diventato uno dei settori in cui Microsoft sta investendo di più: l'intelligenza artificiale.
Una tecnologia che secondo la società di Redmond deve servire a vincere le sfide più complesse della nostra società. Algoritmi, Cloud e analisi di Big Data: piccoli pezzi del puzzle che fa sì che le macchine possano «imparare». I settori di sperimentazione sono i più svariati. Dalla lotta al cambiamento climatico alle traduzioni simultanee. Fino alla medicina, uno dei campi di applicazione su cui Microsoft sta puntando più decisamente.
Tra analisi automatizzate delle cartelle cliniche, ricerche nella genetica e bot per il miglioramento delle comunicazioni con i pazienti, al Microsoft Research Lab di Cambridge si lavora per migliorare il processo di diagnosi e trattamento delle malattie. Qui la portata di dati a disposizione è immensa, mentre le tecniche per analizzarli sono ancora - troppo spesso - manuali. I ricercatori impegnati in questo settore arrivano qui da tutto il mondo. Compresa l'Italia.
Antonio Criminisi è nato a Palermo. Dove ha studiato ingegneria elettronica per poi approdare a Oxford e, infine, nei laboratori di Microsoft, in cui lavora da diciassette anni.
Specializzato nel machine learning e nella computer vision , dirige una squadra che sta sviluppando un programma che secondo l'azienda fondata da Gates permetterebbe di dimezzare tempi e costi nella cura del cancro.
«Ci stiamo concentrando sulla radioterapia per il momento, ma lo stesso sistema si adatta a chemioterapia e chirurgia», racconta con una vena di accento siciliano. Una volta realizzata l'immagine tridimensionale dell' area del corpo dove risiede il tumore, per fornire i dati necessari al braccio robotico perché provveda alla cura, bisogna evidenziare e separare ogni singolo organo che sarà esposto alle radiazioni.
TELEFONINI E TUMORE AL CERVELLO
«La seconda parte è già automatizzata mentre la prima è ancora fatta manualmente - continua Criminisi -. Noi suddividiamo l'immagine in Voxel (ossia volumetric picture element , l'equivalente del pixel ma in 3D ndr) e, grazie all'intelligenza artificiale, siamo in grado in circa 20 secondi di portare a termine un procedimento che oggi richiede ore».
I tessuti vengono contornati. «Viene così evidenziata la parte dove la dose di radiazioni dev'essere massimizzata e gli organi circostanti che devono essere esposti il meno possibile», spiega. Il sistema è in sperimentazione in ospedali europei e americani. E anche alcuni istituti italiani hanno preso contatti per implementarlo. Il controllo, comunque, rimane sempre nelle mani del medico, che può modificare i risultati se lo ritiene opportuno, «perché anche l'intelligenza artificiale, come quella umana, non è infallibile - conclude Criminisi -. E la migliore soluzione viene da una cooperazione tra le due».